Chi era contro, ora vuole l’orario elastico Ecco la flessibilità «buona» targata Gd
La conciliazione dei tempi di vita piace ai dipendenti. I confederali: «Diventi prassi». Usb ancora critica
Va così bene che adesso vorrebbero vedersi applicare l’orario flessibile anche molti di quei lavoratori che prima della firma dell’integrativo aziendale remavano contro. Succede alla Gd, gruppo Coesia, dove la scorso maggio si era partiti a scaglioni con la sperimentazione che durerà fino a marzo 2019 e a cui avevano aderito prima 570 dipendenti e, poi, grazie al passaparola fra colleghi, 851 sui circa 1.650 aventi diritto dei 1.800 totali. La nuova organizzazione è, forse, complicata, ma di certo crea molto entusiasmo e soddisfazione fra chi ha scelto di testarla, dicono all’unisono i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm. Si può ritardare l’orario di ingresso in officina o in ufficio e permettersi di accompagnare i figli a scuola o i genitori anziani alle visite mediche, per esempio. O anticipare per avere il pomeriggio libero. Opportunità che, fino a quando non vengono sperimentate, non si possono nemmeno immaginare. Di qui il successo del tamtam e il cambio di mentalità anche fra chi aveva giurato che mai e poi mai avrebbe aderito. Questi alcuni esempi di turni possibili, tarati sulle 8 ore di lavoro giornaliere all’interno della fascia 7-19 e con entrata massima alle 10.15: entrata alle 10.15, uscita alle 19; entrata alle 7, uscita alle 15.45; entrata alle 9.30, uscita alle 18.15. Restano invariati i tempi per le pause pranzo, l’utilizzo di permessi per visite mediche o altre esigenze individuali e l’obbligo al rispetto delle 40 ore settimanali. L’ingresso è conteggiato al minuto tramite timbratura e l’utilizzo della flessibilità va preventivamente comunicata ai propri caporeparto o responsabili. «L’orario elastico e il poter marcare il cartellino solo due volte in entrata e in uscita ha dato ai lavoratori una grande percezione di libertà — ci tiene a dire Maurizio Pini, delegato Fim-Cisl— Una sensazione che li ha portati a parlarne molto positivamente con i propri colleghi. Sono in tanti, almeno una cinquantina, quelli che ora vorrebbero rientrare nel percorso». I confederali hanno così dovuto avanzare alla proprietà, che però ha rifiutato, la richiesta di aprire nuove finestre per aderire, visto che la scadenza per farlo era stata fissata tassativamente allo scorso 30 giugno. «La nuova organizzazione ha evidenti benefici per il miglioramento della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita anche se, sicuramente, è di difficile gestione da parte dell’ufficio risorse umane della azienda — riconosce Fabrizio Torri, rsu Fiom-Cgil — Siamo però molto ottimisti sul fatto che la sperimentazione diventi prassi definitiva». Anche perché addirittura qualche iscritto Usb, la sigla che aveva scioperato e detto «no» all’integrativo, pare alla fine abbia aderito. «La flessibilità è il futuro — aggiunge Luigi Zanini della Uilm — e già in questi pochi mesi di test si è dimostrato che, al di là delle strumentalizzazioni, questo orario è molto più aderente alle nuove esigenze di vita dei lavoratori. Il nostro auspicio è che diventi, pur restando scelta facoltativa del singolo lavoratore, ufficiale quanto prima». Alla soddisfazione dei confederali continua però ad opporsi la posizione di Usb. «L’azienda è ancora spaccata in due — ricorda il delegato Usb Matteo Garavini — Alcuni nostri iscritti stanno provando gli orari elastici, anche per questo continuiamo ad essere convinti delle critiche che avevamo fatto. Ci vorrà tempo prima che si esauriscano le tensioni pubblicitarie ed emotive che questo accordo ha portato». Dall’azienda per ora non si sbilanciano. «È in corso la sperimentazione del nuovo orario di lavoro che offre ai collaboratori di Gd la possibilità di meglio bilanciare le proprie esigenze di vita con quelle di lavoro — si limitano a dire dal gruppo Coesia — Dal momento che il progetto pilota è partito a maggio e prevede una durata di 6-8 mesi, è prematuro darne una valutazione. Solo a marzo 2019 potremo fare le opportune considerazioni in merito». In attesa, una certezza c’è già: la flessibilità «buona» è il domani migliore che in tanti, non solo in Gd, vorrebbero vivere.