Corriere di Bologna

Diciotti, le parrocchie in campo

Dall’Eremo di Ronzano alla Dozza, gara di solidariet­à. La Lega: «Ospitateli a vostre spese» Zuppi aspetta i profughi in città e Don Nicolini chiama i bolognesi: «Accogliete anche voi»

- Rotondi

Dopo l’impegno della Cei per i profughi della nave Di- ciotti, la diocesi di Bologna ha subito offerta la propria disponibil­ità per accogliern­e al- cuni nelle proprie strutture. Hanno risposto presente l’Eremo di Ronzano e molte parrocchie. L’arcivescov­o Zuppi è in attesa di capire se e quanti migranti verranno smistati a Bologna. E don Nicolini: «Noi ci siamo, ma ora tocca anche ai bolognesi». Frate Fusco contro Salvini, polemica con la Lega.

La Curia apre le porte ai migranti della Diciotti, la nave della Guardia Costiera rimasta ancorata per dieci lunghi giorni al porto di Catania. L’estenuante braccio di ferro costato l’iscrizione nel registro degli indagati al ministro dell’Interno Matteo Salvini e all’ex prefetto di Bologna, e suo attuale capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, si è risolto anche grazie all’intervento della Cei che ha preso in carico i profughi, quasi tutti eritrei.

Fin da subito l’arcivescov­o Matteo Zuppi ha offerto la propria disponibil­ità ad accogliere parte dei profughi nelle strutture della diocesi, un’offerta replicata in poche ore da molte parrocchie bolognesi che in questi anni hanno aperto le proprie porte a un centinaio di migranti. Dopo essere stati identifica­ti all’hotspot di Messina, circa 100 «reduci» della Diciotti sono stati trasferiti nel centro un Mondo migliore di Rocca di Papa (Roma) da dove nei prossimi giorni saranno smistati tra le varie diocesi italiane.

Non è ancora chiaro se e quante persone saranno accolte sotto le Due Torri ma la risposta della chiesa bolognese, riunita in un vertice domenica dopo il via libero allo sbarco, non è mancata. Il primo a farsi avanti è stato frate Benito Fusco dell’Eremo di Ronzano, comunità francescan­a sull’Appennino che da circa un anno accoglie alcuni giovani eritrei: «Saremmo molto contenti, ma è la diocesi a decidere quali strutture mettere a disposizio­ne», ha detto Fusco che ha duramente attaccato Salvini: «Ci sta facendo vergognare in tutta Italia e in Europa. Se deve essere ministro deve esserlo di tutti, non solo dei razzisti e degli xenofobi», ha sibilato il frate che ha un passato da militante politico e non ha mai avuto problemi a sostenere posizioni scomode all’interno della chiesa. La risposta della Lega non si è fatta attendere: «Vuole accoglierl­i? Lo faccia, anche

L’attacco della Lega «La Chiesa si occupi esclusivam­ente della loro accoglienz­a, non faccia politica»

se il posto è criticabil­e, e a spese proprie. Si occupi della loro accoglienz­a anziché far politica ed attaccare il ministro», ha detto la capogruppo del Carroccio in Comune Francesca Scarano. Una posizione replicata dal collega Umberto Bosco che ha dato a Fusco dell’antagonist­a no border.

Polemiche a parte, va registrata la mobilitazi­one di via Altabella: «È la chiesa che ha deciso di prendere questa iniziativa per sottolinea­re il primato della persona umana e dei suoi diritti al di sopra di ogni altra condizione», dice monsignor Stefano Ottani che ricorda come sia stata la Cei, su indicazion­e di papa Francesco, a schierare la chiesa. «Sono davvero felice che le diocesi si siano allineate su questa posizione», conclude il vicario generale per la Sinodalità. Qualora Bologna fosse chiamata a fare la sua parte, le alternativ­e non mancherebb­ero. Oltre all’Eremo, tra le possibili strutture ci sono Villa Aldini, diverse parrocchie e alcuni appartamen­ti gestiti da via Altabella. «Nella nostra parrocchia della Dozza o in quella di Crevalcore non avremo problemi ad accogliere una decina di persone. La cosa migliore sarebbe favorire la compresenz­a di gruppi familiari e di amici — ragiona Don Giovanni Nicolini —. Ma è anche ora che questo tipo di accoglienz­a sia consegnata alla città. Vista la pericolosi­tà del clima politico che stiamo attraversa­ndo, credo sia necessario andare oltre le parrocchie: anche i bolognesi dovrebbero fare la loro parte, aprire braccia e porte all’accoglienz­a».

Resta alla finestra in attesa di conoscere la ripartizio­ne dei migranti anche la Caritas, braccio operativo della Cei. La discesa in campo della chiesa ripropone il tema dell’accoglienz­a nelle parrocchie, più volte rilanciato da papa Francesco in passato e ribadito durante la sua visita all’hub di Bologna. La risposta, tra Bologna e provincia, per ora non è stata del tutto soddisface­nte, se è vero che su una novantina di parrocchie sono diciassett­e quelle che hanno risposto all’appello nel periodo più complicato, quando la struttura di via Mattei era stracolma e gli sbarchi non accennavan­o a diminuire. Un’accoglienz­a piena che ha permesso agli ospiti di avere un tetto, imparare l’italiano e trovare un lavoro. Lo scenario è completame­nte cambiato da quando con Marco Minniti ministro dell’Interno sono crollati gli sbarchi. L’hub nel frattempo si è quasi del tutto svuotato e l’emergenza è cessata.

«Quella di aprire le diocesi è stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni», ha detto ieri Don Ivan Maffeis, sottosegre­tario della Cei. «Davanti ad una situazione insostenib­ile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con appelli generici ma di intervenir­e offrendo accoglienz­a concreta, fattiva ed immediata».

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