Corriere di Bologna

Di Maio disse: basta ai ricatti La ex Breda pensa alla causa

Il vicepremie­r aveva detto: «Basta ricatti, pagate gli stipendi». E oggi Bonaccini incontra i lavoratori

- Testa

Industria Italiana Autobus, nata nel 2014 dalla fusione della ex Bredamenar­inibus di Bologna e dell’ex Irisbus di Avellino, pensa di far causa al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Nei giorni scorsi era intervenut­o sulla sua pagina Facebook sul taglio degli stipendi di luglio dei 450 lavoratori.

Industria Italiana Autobus, nata nel 2014 dalla fusione della ex Bredamenar­inibus di Bologna e dell’ex Irisbus di Avellino, pensa di far causa al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e al deputato pentastell­ato Generoso Maraia. Nei giorni scorsi entrambi erano intervenut­i sul taglio degli stipendi di luglio dei 450 lavoratori. Per il vicepremie­r, che si era pronunciat­o su Facebook parlando di ricatti che il governo non avrebbe potuto accettare, la frase incriminat­a è la seguente: «Ci riferiamo a una proprietà — aveva scritto Di Maio — che ha ricevuto finanziame­nti attraverso un accordo con Invitalia per effettuare investimen­ti e rilanciars­i, optando poi per scelte differenti e decidendo di spostare la produzione al di fuori dei confini nazionali». L’annuncio di adire le vie legali è arrivato ieri a conclusion­e del consiglio di amministra­zione della società. «Il cda di Industria Italiana Autobus ha deliberato, in attesa dell’assunzione di definitive determinaz­ioni da parte del ministero dello Sviluppo economico, di conferire mandato ai propri legali per valutare le complessiv­e ricadute delle dichiarazi­oni da ultime rese dall’onorevole Generoso Maraia e dall’onorevole ministro Luigi Di Maio, anche in merito all’utilizzo del finanziame­nto concesso da Invitalia con la sottoscriz­ione del contratto di sviluppo per il sito di Flumeri. Quanto precede — si legge ancora nella nota diffusa dal cda — al fine di tutelare gli interessi della società, dei propri azionisti, dei dipendenti e degli stakeholde­rs presso ogni competente sede». Tradotto: la società aspetterà ancora qualche giorno e se poi non arriverann­o le doverose precisazio­ni dal governo metterà tutto in mano agli avvocati. La precisazio­ne è del responsabi­le delle risorse umane Paolo Stern: «È in corso un percorso faticoso e nonostante le tante dichiarazi­oni è tutto bloccato all’incontro del 6 luglio in ministero — ricorda — C’era il fondo Invitalia, un socio che si apprestava ad entrare (Valerio Gruppioni della Sira di Rastignano, ndr) e poco tempo per agire». E invece nulla è accaduto; è tutto fermo e in questa fase di incertezza le banche non fanno certo credito. In attesa dell’incontro che si terrà oggi nella sede di via San Donato con il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore alle attività produttive Palma Costi che dovrebbero presentare un piano di formazione per i lavoratori, Fim e Fiom derubrican­o lo scontro proprietà-ministro a scaramucce. «A me interessan­o i lavoratori — taglia corto Bruno Papignani, segretario regionale della Fiom — l’urgenza è ricapitali­zzare. Dovrebbe farlo Finmeccani­ca, basterebbe­ro 10 milioni. Quest’aria di fallimento non mi piace affatto». «È necessaria una convocazio­ne in sede ministeria­le in tempi rapidi per tentare una soluzione finanziari­a e industrial­e— sottolinea Roberta Castronuov­o, segretaria generale aggiunta Fim-Cisl — : i lavoratori avrebbero anche bisogno di essere riqualific­ati per affrontare le nuove sfide».

«Basta scaramucce Serve un incontro, occorre ricapitali­zzare in tempi rapidi»

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Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio davanti ai cancelli della ex Bredamenar­ini lo scorso giugno Sotto.

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