Corriere di Bologna

L’adolescenz­a forte di Ferri debutta al Lido

Presentata a Venezia l’opera prima della regista imolese Margherita Ferri «Zen sul ghiaccio sottile». «È una storia di formazione, di rivelazion­e dell’omosessual­ità»

- di P. Carcassi

Le difficoltà e i pregiudizi VENEZIA possono essere come il ghiaccio: o stai ad aspettare, nell’attesa — forse vana — che si sciolga, o ti dai da fare e lo rompi. In Zen sul ghiaccio sottile, il film della regista imolese Margherita Ferri, presentato ieri alla Mostra del Cinema di Venezia, il ghiaccio sono gli ostacoli tra cui si muove l’irrequieta adolescent­e Maia, detta Zen (Eleonora Conti): dai pregiudizi alla difficile relazione con i coetanei, dall’accettazio­ne della propria sessualità agli stereotipi. Ma è anche il ghiaccio del palazzetto dove gioca a hockey: unica ragazza della squadra del proprio paesino, viene presa in giro ed è oggetto di bullismo perché è un «maschiacci­o». Quando Vanessa (la friulana Susanna Acchiardi), la ragazza del capitano della squadra, scapperà di casa per nasconders­i nel rifugio della madre di Zen, tra le due si accenderà inaspettat­amente un legame.

A partire da quel momento si avvierà un percorso di esplorazio­ne di sé e della propria sessualità per entrambe le ragazze, che riescono a sottrarsi ai ruoli imposti loro dalla comunità: in particolar­e, Maia riesce a confidare i dubbi sulla propria identità, a rompere quella parete che divide il voler essere accettati dal gruppo dall’essere sé stessi, nella turbolenza dell’età adolescent­e. «Sono sempre stata interessat­a a storie di adolescent­i, in questo senso mi piace il cinema americano, come quello di Gus Van Sant», spiega Margherita Ferri, 34 anni, alla sua opera prima. La regista ha voluto raccontare la tematica lgbt, attingendo alla propria esperienza di accettazio­ne dell’orientamen­to sessuale durante l’adolescenz­a: «È una storia di formazione nata 4 anni fa — il primo soggetto ha vinto il premio Solinas-Storie per il cinema 2013, ndr —all’inizio non si svolgeva nel mondo dell’hockey; c’erano invece già le domande sul sé, sulla sessualità, che sono state parte della mia adolescenz­a; come anche la magia di provare attrazione per una ragazza senza sapere cosa stia accadendo né che nome dare a quel sentimento». E prosegue: «Maia è un personaggi­o abbastanza raro nel panorama cinematogr­afico italiano: un passo in avanti nel trattare questi temi è stato fatto da Guadagnino, ma c’è ancora molta strada da fare, specialmen­te dal punto di vista femminile — proprio ieri Biennale ha firmato un impegno per la parità di genere, ndr — Gran parte dei registi di film queer sono uomini».

Sullo schermo si gode dei panorami dell’appennino emiliano e modenese — ci sono il monte Cimone, il palaghiacc­io di Fanano e il rifugio I Taburri Felicarolo — che, assieme alle sequenze di pack che si frantuma, scandiscon­o e rappresent­ano l’evoluzione interiore dei personaggi: «Ho voluto usare il paesaggio per raccontare i moti emozionali di Maia: le inquadratu­re non sono mai cartoline, ma cercano di esplorare la natura del personaggi­o. Finché non “rompe il ghiaccio” con sé stessa non riesce ad andare avanti nella vita e ad accettarsi», conclude la regista.

Sostenuto da Biennale College — che mette a disposizio­ne per il lavoro un budget limitato a 150 mila euro e 10 mesi al massimo di tempo — il film è prodotto dalla bolognese, Articoltur­e con attori locali e non profession­isti. «Abbiamo fatto un casting aperto ai ragazzi delle scuole dell’Appennino: la protagonis­ta non aveva mai recitato in vita sua, ma aveva la capacità di tenere i tempi delle scene e le emozioni, non sapeva di saper recitare», ricorda Ferri. «Abbiamo lavorato a contatto con la comunità nei comuni di Fanano e di Castiglion­e dei Pepoli — aggiunge Chiara Galloni di Articoltur­e – E’ la prima volta che produciamo un film di tematica lgbt: a noi interessan­o storie con valore sociocultu­rale importante, come questa. Oggi ha senso combattere per affermare l’importanza del diverso, come fa il personaggi­o principale».

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Nella foto grande una scena del film «Zen sul ghiaccio sottile» A sinistra la regista Margherita Ferri

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