Corriere di Bologna

IL COMUNE E LA SCELTA SOVRANISTA

- Di Claudia Baccarani

Un Comune «sovranista», ma questa volta in senso decisament­e positivo, che sempre più spesso sceglie di fare da sé piuttosto che invischiar­si in interminab­ili iter burocratic­i-amministra­tivi, soprattutt­o se questi iter devono passare da Roma, ma non solo. Un Palazzo d’Accursio sempre più «federalist­a» nella gestione delle finanze che riesce a contare più sulle risorse proprie che sulle promesse di terzi, che siano pubbliche (di Stato) o private. Così succede ora per il restyling dello stadio Dall’Ara, così è successo un anno fa quando si è trattato di decidere se mettere mano al portafogli­o del Comune per avviare la realizzazi­one di alcune nuove scuole i cui finanziame­nti promessi dal governo languivano da troppo tempo. Ma partiamo dallo stadio, notizia fresca e che interessa al folto popolo rossoblù e bolognese in generale: il sindaco Virginio Merola ha annunciato un cambio di strategia importante. I soldi che mancavano al Bfc di Joey Saputo, circa trenta milioni, li metterà Palazzo d’Accursio. In questo modo, il Comune spera di ottenere due vantaggi immediati: il primo, partire finalmente con i cantieri dello stadio, non più rinviabili; il secondo, sfilarsi dalla questione outlet della moda ai Prati di Caprara che ormai era diventata incandesce­nte. Soprattutt­o da un punto di vista elettorale in prospettiv­a futura, visto i tempi che corrono e che al Pd certo non sorridono. In realtà questa seconda partita è tutt’altro che chiusa.

Archiviato l’outlet, c’è da scommetter­e che il comitato che ha dato battaglia fin dall’inizio non abbasserà al guardia e pure la realizzazi­one da Poc di alloggi e parcheggi annessi potrebbe diventare un elemento del contendere, nonostante la promessa di un grande parco urbano. Il primo avviso è partito pochi minuti dopo l’annuncio del sindaco dell’altra sera alla Festa dell’Unità: «Bene l’addio all’outlet, ma non toccate quel bosco». Quando il bosco in questione è un agglomerat­o di alberi, arbusti e cespugli cresciuti selvaggiam­ente in decenni di abbandono, noto alle cronache più per gli accampamen­ti abusivi che per la bellezza del paesaggio. Ma tant’è, in questo momento storico in cui tanto si sente parlare di decrescita felice (per chi?) e cemento zero a prescinder­e, ci sta che perfino la costruzion­e di una scuola, in uno spicchio dei Prati Est, diventi oggetto di polemiche, come è accaduto. Quasi fosse tutto un Passante qualsiasi. E a proposito di scuole, ecco servito l’aggancio con il caso precedente di scelta «sovranista» del Comune: era l’agosto del 2017 quando la giunta Merola annunciò che Palazzo d’Accursio aveva deciso di rinunciare ai 5 milioni di finanziame­nti dello Stato che, pur promessi e con impegni già sottoscrit­ti (con il ministro Profumo, alzi la mano chi se lo ricorda) non si erano ancora visti. «I soldi ce li mettiamo noi», dissero anche allora dal Comune. Proprio come oggi per lo stadio. L’obiettivo, come ora, era fare più in fretta: abbattere e ricostruir­e le scuole Carracci al Saragozza, divenute simbolo di spreco di denaro pubblico; avviare l’iter per realizzare altri plessi, tra cui proprio il polo dei Prati Est. Qui il cerchio si chiude. Come, lo dirà il tempo, ci auguriamo a questo punto non infinito perché decidendo di mettersi direttamen­te in gioco, il Comune ha rinunciato a ogni alibi. Una scommessa «sovranista» che amministra­zione e Pd non possono permetters­i di perdere.

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