Bonaccini al sindaco: lavoro per l’Emilia
Il governatore verso il bis. Pressing di Merola anche sulla Fiera: la fusione? Con Milano
” Bonaccini Ho scritto a Toninelli e Di Maio sulle questioni infrastrutture e sulla crisi dell’ex Breda, nessuno ha risposto
Tirato per la giacca dal sindaco Virginio Merola affinché interrompa al più presto il balletto di rumors e ipotesi sul suo destino, sospeso tra il Nazareno e Viale Aldo Moro («È un ottimo presidente, non esiste che non si ricandidi»), il governatore Stefano Bonaccini non si scompone. Ieri però, durante l’ennesima giornata passata a macinare chilometri in giro per la regione, ha confessato ai suoi collaboratori più stretti di «apprezzare davvero i tanti riconoscimenti al suo operato e al governo regionale e le richieste di restare per un secondo mandato. A maggior ragione continuiamo a lavorare ventre a terra per l’Emilia-Romagna». Insomma, il fantasma di una defezione per correre verso la segreteria nazionale del Pd sembra allontanarsi, mentre la prospettiva di un Bonaccini bis in Viale Aldo Moro si fa sempre più concreta.
Il governatore in questi giorni è impegnato sui dossier infrastrutture e sulla crisi dell’ex Bredamenarini. Due fronti che lo vedono confrontarsi con il governo gialloverde, a cui ieri ha dedicato un duro sfogo. «Esattamente due mesi e mezzo fa ho scritto al ministro Toninelli, mercoledì scorso ho scritto al ministro Di Maio — scrive il presidente della Regione — al primo avevo chiesto un incontro per rappresentargli le ragioni dei principali investimenti sulle infrastrutture regionali. Al secondo ho invece chiesto di riconvocare immediatamente il tavolo su Industria italiana autobus (l’ex Breda, ndr) perché la situazione sta precipitando e rischiano di saltare 450 posti di lavoro». Il risultato? «Da nessuno dei due ministeri abbiamo ricevuto un solo riscontro. Io non capisco — scrive Bonaccini — se ci sia più sottovalutazione dell’urgenza, disprezzo per le istituzioni o irresponsabilità verso aziende che rischiano di chiudere e investimenti che rischiano di saltare. Se il cambiamento è questo il prezzo lo stanno mettendo tutto in carico a lavoratori, imprese e cittadini».
Ma il sindaco di Bologna, oltre a premere su Bonaccini perché rompa gli indugi, dal palco della Festa dell’Unità venerdì sera ha scoccato verso la Regione altre frecce sulla questione Fiera. «Non si fa una Fiera unica per volontà politica e basta. Collaboreremo con Rimini, ma non faremo una fusione se non conviene anche a Bologna», ha detto Merola, archiviando con decisione il progetto di integrazione regionale tra poli fieristici inseguito da Viale Aldo Moro. Casomai, ha lanciato la sfida verso la Lombardia il primo cittadino, «l’unico interesse nazionale di questo Paese sarebbe che Bologna e Milano si mettessero insieme. Sarebbe la prima Fiera in Italia e la seconda d’Europa».
Di certo Merola nelle prossime settimane sarà impegnato insieme all’assessore Matteo Lepore a costruire il comitato promotore per la corsa di Nicola Zingaretti verso la segreteria nazionale del Pd. Il primo obiettivo sarà portare quante più persone possibili a Roma all’iniziativa di Zingaretti del 13 e 14 ottobre. Ma l’appello a «chiedere il congresso subito» fatto dal sindaco non sembra aver sfondato tra i dirigenti della Federazione. Almeno a sentire le dichiarazioni del parlamentare Andrea De Maria. «Ora ragioniamo di come contribuire da Bologna e dall’Emilia-Romagna alla Conferenza programmatica nazionale, che deve essere una grande occasione di dialogo con il Paese. Poi a febbraio — dice De Maria — si faccia un Congresso nazionale che sia occasione di unità e di rilancio dell’iniziativa politica del Pd. Ed è bene che il Congresso regionale si svolga insieme a quello nazionale».