Corriere di Bologna

Confindust­ria in piazza? Ferrari: «Ci sto»

Ferrari convoca i responsabi­li territoria­li: «Insieme decideremo la linea. Il malessere è palpabile»

- Alessandra Testa

” Non siamo noi i nemici del Paese Questa visione pigmea del governo rischia di rallentare la ripresa di una regione che compete con Francia, Germania e Stati Uniti

Il presidente nazionale di Confindust­ria Vincenzo Boccia aveva prospettat­o la possibilit­à che gli industrial­i scendesser­o in piazza contro le politiche di bilancio del governo prima di Ferragosto. E, ora, anche in Emilia-Romagna si sta valutando il da farsi. «La prossima settimana convocherò una riunione emiliano-romagnola — annuncia il presidente della Confindust­ria regionale Pietro Ferrari —, incontrerò i responsabi­li territoria­li e insieme decideremo la linea comune». E, anche se è convinto che quella di Boccia sia stata più una provocazio­ne «lanciata per avviliment­o», nel caso viale dell’Astronomia organizzas­se davvero una manifestaz­ione, Ferrari ci sarà. Fare cortei non è proprio nello stile dei rappresent­anti delle grandi industrie, ma il malessere è palpabile anche a Bologna e nel resto della regione. Tanto che domani mattina, quando Confindust­ria Emilia terrà la sua consueta assemblea pubblica in occasione di Farerete, la due giorni dedicata alle imprese nel padiglione 16 del quartiere fieristico della città delle Due Torri, non è escluso un messaggio al governo anche da parte del presidente Alberto Vacchi. «Siamo molto insoddisfa­tti e decisament­e preoccupat­i per questo stato di campagna elettorale permanente — sottolinea Ferrari — sembra quasi che le imprese siano il grande nemico del Paese, invece che le creatrici di occupazion­e. Questa visione pigmea da piccolo borgo è la chiara dimostrazi­one che i rappresent­anti dell’esecutivo parlano senza conoscere la realtà». Un affondo che il numero uno di Confindust­ria Emilia-Romagna contestual­izza focalizzan­dosi sul nostro territorio, dove il blocco delle infrastrut­ture rischia di rallentare quella ripresa che ha riportato, seppur in dieci lunghissim­i anni, la regione ai livelli di crescita pre-crisi: «Evidenteme­nte non è chiaro il ruolo della nostra regione, siamo ancora la locomotiva del Paese, competiamo con la Germania, la Francia e gli Stati Uniti che con la loro politica di dazi potrebbero mettere a dura prova una delle nostre eccellenze: l’automotive». Come a dire vorremmo parlare di imprese, infrastrut­ture, export e ricerca e non di annunci e promesse che restano tali. Quando si parla di mobilitazi­oni di piazza il pensiero va immediatam­ente ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil guardano con interesse «alla svolta movimentis­ta di Confindust­ria», tanto per dirla col segretario generale della Cisl Emilia-Romagna Giorgio Graziani, ma sono consapevol­i dell’impossibil­ità di fare fronte comune. «Loro fanno gli interessi delle imprese — dice chiaro e tondo il numero uno della Uil regionale Giuliano Zignani — noi pensiamo ai lavoratori». Ognuno fa il suo mestiere, insomma, nella speranza di una convocazio­ne delle parti. Pensioni, superament­o della legge Fornero e valorizzaz­ione del lavoro sono le priorità per i confederal­i. Con un faro davanti: il Patto per il Lavoro firmato in regione. «Neanche noi escludiamo manifestaz­ioni per pungolare il governo — dice il segretario generale della Cgil di Bologna Maurizio Lunghi — Qui ci sono crisi emblematic­he come quella della ex Bredamenar­ini su cui, se il ministro dello sviluppo Luigi Di Maio desse un segnale, il governo potrebbe compiere il primo grande passo verso una politica di sviluppo per l’intero Paese».

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Pietro Ferrari Presidente di Confindust­ria Emilia-Romagna

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