Confindustria in piazza? Ferrari: «Ci sto»
Ferrari convoca i responsabili territoriali: «Insieme decideremo la linea. Il malessere è palpabile»
” Non siamo noi i nemici del Paese Questa visione pigmea del governo rischia di rallentare la ripresa di una regione che compete con Francia, Germania e Stati Uniti
Il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia aveva prospettato la possibilità che gli industriali scendessero in piazza contro le politiche di bilancio del governo prima di Ferragosto. E, ora, anche in Emilia-Romagna si sta valutando il da farsi. «La prossima settimana convocherò una riunione emiliano-romagnola — annuncia il presidente della Confindustria regionale Pietro Ferrari —, incontrerò i responsabili territoriali e insieme decideremo la linea comune». E, anche se è convinto che quella di Boccia sia stata più una provocazione «lanciata per avvilimento», nel caso viale dell’Astronomia organizzasse davvero una manifestazione, Ferrari ci sarà. Fare cortei non è proprio nello stile dei rappresentanti delle grandi industrie, ma il malessere è palpabile anche a Bologna e nel resto della regione. Tanto che domani mattina, quando Confindustria Emilia terrà la sua consueta assemblea pubblica in occasione di Farerete, la due giorni dedicata alle imprese nel padiglione 16 del quartiere fieristico della città delle Due Torri, non è escluso un messaggio al governo anche da parte del presidente Alberto Vacchi. «Siamo molto insoddisfatti e decisamente preoccupati per questo stato di campagna elettorale permanente — sottolinea Ferrari — sembra quasi che le imprese siano il grande nemico del Paese, invece che le creatrici di occupazione. Questa visione pigmea da piccolo borgo è la chiara dimostrazione che i rappresentanti dell’esecutivo parlano senza conoscere la realtà». Un affondo che il numero uno di Confindustria Emilia-Romagna contestualizza focalizzandosi sul nostro territorio, dove il blocco delle infrastrutture rischia di rallentare quella ripresa che ha riportato, seppur in dieci lunghissimi anni, la regione ai livelli di crescita pre-crisi: «Evidentemente non è chiaro il ruolo della nostra regione, siamo ancora la locomotiva del Paese, competiamo con la Germania, la Francia e gli Stati Uniti che con la loro politica di dazi potrebbero mettere a dura prova una delle nostre eccellenze: l’automotive». Come a dire vorremmo parlare di imprese, infrastrutture, export e ricerca e non di annunci e promesse che restano tali. Quando si parla di mobilitazioni di piazza il pensiero va immediatamente ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil guardano con interesse «alla svolta movimentista di Confindustria», tanto per dirla col segretario generale della Cisl Emilia-Romagna Giorgio Graziani, ma sono consapevoli dell’impossibilità di fare fronte comune. «Loro fanno gli interessi delle imprese — dice chiaro e tondo il numero uno della Uil regionale Giuliano Zignani — noi pensiamo ai lavoratori». Ognuno fa il suo mestiere, insomma, nella speranza di una convocazione delle parti. Pensioni, superamento della legge Fornero e valorizzazione del lavoro sono le priorità per i confederali. Con un faro davanti: il Patto per il Lavoro firmato in regione. «Neanche noi escludiamo manifestazioni per pungolare il governo — dice il segretario generale della Cgil di Bologna Maurizio Lunghi — Qui ci sono crisi emblematiche come quella della ex Bredamenarini su cui, se il ministro dello sviluppo Luigi Di Maio desse un segnale, il governo potrebbe compiere il primo grande passo verso una politica di sviluppo per l’intero Paese».