Corriere di Bologna

Occupazion­i politiche o abitative Ecco cosa resta

LA MAPPA IL CENSIMENTO E IL DOMANI Il presidente Acer: centinaia di alloggi liberati con un principio di equità

- Di Andreina Baccaro

La stretta del Viminale sulle occupazion­i e l’annuncio di un maxipiano di sgomberi che potrebbe portare un autunno rovente, a Bologna non preoccupa chi della circolare firmata proprio dall’ex prefetto Matteo Piantedosi è il destinatar­io, cioè Prefettura e Acer. Il motivo è semplice: la stagione degli sgomberi Bologna l’ha già vissuta e di occupazion­i di immobili pubblici a scopo abitativo ne restano per ora 15 in città, tra il quartiere San Donato e la Bolognina, e 10 in provincia.

Di queste solo 2 in città e 5 in provincia sono occupazion­i in senso stretto, le altre lo sono diventate per morosità o inadempime­nti contrattua­li dei nuclei con fragilità sui quali sono già intervenut­i i servizi sociali. Ma ci sono poi i centri sociali XM24 in via Fioravanti e Crash in via di Corticella, che potrebbero essere in cima alla lista che il Viminale ha chiesto alla Prefettura entro fine mese. E in caso di sgombero gli attivisti non accetteran­no soluzioni soft per liberare gli immobili.

Per il sindacato Asia Usb, però,i nuovi criteri regionali per il mantenimen­to del diritto agli alloggi pubblici e la rimodulazi­one dei canoni creerà nuove occupazion­i di fatto di nuclei che perdono i requisiti e non sanno dove andare o diventano morosi. «Come si comporterà Acer in questi casi? — chiede Federico Fornasari di Asia Usb — I nuclei sotto sfratto in città sono più di 15 e tanti inquilini Acer sono in attesa degli effetti della riforma che rischia di portare un’ondata di sfratti».

Se a Bologna Matteo Piantedosi è sempre stato il prefetto del dialogo, adesso da capo di gabinetto del ministro Salvini firma la circolare che intima di sgomberare con tempestivi­tà, se necessario prima di cercare soluzioni alternativ­e per le situazioni di fragilità.

Ma il presidente di Acer Alessandro Alberani assicura: «anche per le occupazion­i rimaste procederem­o partendo dalle persone e offrendo percorsi alternativ­i a chi ha figli minori o ai disabili». Per Alberani il «modello Bologna» è una buona prassi che, assicura, «nell’ultimo anno ci ha portato a liberare centinaia di alloggi ma in base a un principio di equità e non di legalità. D’intesa con i servizi sociali abbiamo prima trovato alternativ­e per le situazioni di vulnerabil­ità».

Un’azione preventiva che oggi permette alla città di appuntarsi sul petto la medaglia di città metropolit­ana con il numero più basso di alloggi pubblici occupati e che ha portato, ad esempio, a sventare altre 74 occupazion­i, di cui 42 di appartamen­ti, dall’inizio dell’anno, grazie a un corposo investimen­to di soldi pubblici in porte blindate e sistemi antintrusi­one.

E gli alloggi sfitti a rischio occupazion­e da tenere d’occhio, osserva Alberani, «sono centinaia. Ma se il Governo non stanzia fondi per le ristruttur­azioni non possiamo assegnarli». Nel campo dei centri sociali, per i quali l’ordine di sgomberare è perentorio, Fulvio di Crash osserva: «Non siamo preoccupat­i che sgomberino Crash, ma per le migliaia di poveri in tutta Italia che vivono da anni in case occupate. Questa circolare potrebbe generare un inferno».

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Documento Il residence Galaxy, ultimo grande sgombero a Bologna

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