West Nile, due morti al Maggiore
Le vittime sono due ottantenni. Così sale a 10 il numero dei decessi in regione
Due donne bolognesi, entrambe ottantenni, sono morte lo scorso fine settimana all’ospedale Maggiore. Erano ricoverate in Rianimazione. Le due signore soffrivano già di gravi patologie, alle quali si è sovrapposta l’infezione da West Nile. Salgono così a dieci le vittime in Emilia-Romagna causate dal virus contrato dalla zanzara comune. Il dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl ha avviato una campagna straordinaria di disinfestazione vicino agli ospedali.
Due donne bolognesi, entrambe ottantenni, sono morte lo scorso fine settimana all’ospedale Maggiore. Erano ricoverate in Rianimazione. Le due signore soffrivano già di gravi patologie, alle quali si è sovrapposta l’infezione da West Nile. Salgono così a dieci le vittime in Emilia-Romagna causate dal virus contrato dalla zanzara comune.
La febbre da West Nile, trasmessa dalla zanzara Culex pipiens, che punge nelle ore comprese tra il tramonto e l’alba, non è di per sé una malattia mortale. Nella maggior parte dei casi infatti i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o settimana. Nei casi più gravi è necessario, invece, il ricovero in ospedale. Le situazioni più gravi si verificano quando, come nei due casi avvenuti a Bologna, la persona colpita da West Nile versa in uno stato di deperimento fisico causato da altre patologie.
Dall’inizio del 2018 sono 46 le persone che hanno contratto questo virus, segnalate al dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl. A queste si aggiungono 6 donatori di sangue nei quali è stata riscontrata la presenza del virus, ma senza presentare i sintomi della malattia. Attualmente, a Bologna e provincia, sono ricoverate 4 persone al Sant’Orsola e 6 negli ospedali dell’Ausl. La situazione è costantemente monitorata dai responsabili del dipartimento di Sanità pubblica che ha deciso di avviare una campagna straordinaria di disinfestazione. «Si tratta di interventi con adulticidi — spiega Luciana Prete del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl —. Sono previsti un trattamento a settimana fino al 30 settembre proprio nelle zone attorno agli ospedali».
Per gli epidemiologi le due morti bolognesi erano in qualche modo attese, visto l’importante numero di persone contagiate, in aumento rispetto all’anno scorso. «Le cause — prosegue Prete — sono legate probabilmente all’andamento stagionale. Come spiegano i veterinari, la primavera calda ha comportato una maggiore nidificazione dei corvidi, e quindi a un maggior numero di piccoli che hanno contributo a diffondere il virus». La febbre del Nilo infatti viene trasmessa all’uomo dalla puntura della zanzara che a sua volta viene infettata da altre zanzare o da uccelli selvatici. Non si trasmette invece da uomo a uomo. «Nella stragrande maggioranza dei casi non produce alcun sintomo — chiarisce ancora Prete —, si manifesta invece nelle persone debilitate, anziane, con più patologie gravi. Com’è accaduto purtroppo nelle due donne che sono morte a Bologna, una delle quali era già ricoverata da una ventina di giorni».
Il tasso di mortalità nel capoluogo è comunque basso se paragonato a quello di altre provincie come Ferrara dove in due mesi sono morte cinque persone, l’ultima delle quali venerdì scorso, a cui si aggiungono tre persone morte nel ravennate. Sono invece otto le morti avvenute nel Veneto. Non esistendo nessun vaccino la prevenzione consiste nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare o nel proteggersi con repellenti. Il Comune di Bologna aveva emesso a metà agosto una ordinanza per intensificare i trattamenti nelle aree dove si svolgono eventi serali affollati, invitando i cittadini a trattare le proprie aree private.