Corriere di Bologna

«Precarie per anni, e poi la cattedra arriva sull’Appennino»

- Da. Cor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’altra faccia della medaglia del sistema scolastico che, a detta dei dirigenti, arranca da anni, sono loro: i supplenti storici. Quelli che hanno girato decine e decine di scuole, hanno potuto contare sullo stipendio a fasi alterne per anni, hanno vissuto ogni settembre, tempo di nomine dei supplenti, come un incubo. Ma ad agosto, dopo anni di sacrifici, alcuni di questi precari storici hanno messo la firma sul contratto a tempo indetermin­ato.

Anna (nome di fantasia, ndr) al posto fisso ci è arrivata a 50 anni e dopo qualcosa come trenta scuole girate in tutta la provincia di Modena e Bologna. Totale contratti: 35. Nel frattempo, in questi 23 anni su e giù per la Bassa e per l’Appennino, ha avuto due figli. «È stata una vita molto complessa — racconta —, fatta di partenze e ritorni in luoghi lontani da casa. Quando ho avuto il primo figlio, lo allattavo di notte, lo svegliavo alle 5 del mattino per l’ultima poppata, e poi partivo per andare a scuola in montagna». Anni difficili e intensi. «Ma non mi sono mai arresa». Fino a tre anni fa, quando la Buona scuola di Renzi «decide di dare il ruolo con il ricatto di andare a insegnare altrove, anche molto lontano da scuola». Lì Anna sta per cedere. «Hanno calpestato le graduatori­e, tutti quegli anni a fare punteggi buttati al vento», racconta. Ma la settimana scorsa Anna ha messo la firma: insegnerà musica in una scuola media in provincia di Bologna. «Ma quando ho firmato, non ho provato alcuna emozione».

Emilia Giuliano, 39 anni, 11 dei quali da precaria, invece, quando ha firmato il tempo indetermin­ato per una cattedra di francese alle medie si è emozionata. Anche Emilia ha girato la provincia in lungo e in largo. «Ho avuto la fortuna — racconta — di avere sempre supplenze annuali, ma ogni agosto iniziava l’ansia per le nomine. Sapevo che questa carriera sarebbe stata difficile, ma la cosa davvero difficile è stata vedersi cambiare continuame­nte le regole durante il gioco in questi anni».

Giulia Gandolfi di anni ne ha 37. Ne ha trascorsi 12 da precaria in giro per il Bolognese. «La più grande difficoltà — racconta adesso che è entrata in ruolo come prof di francese alle medie — è stata non sapere mai dove c’è posto fino all’ultimo momento. In pochi secondi, al momento dell’assegnazio­ne delle supplenze, devi decidere sulla tua vita». Ma per Giulia l’ansia non è finita con la fine del suo precariato: «È un arrivo, ma mi sono dovuta accontenta­re, per avere l’assunzione, di una cattedra a Castiglion de’ Pepoli. Da precaria lavoravo più vicina a casa. Insomma, ci vorrà ancora qualche anno prima di assestarsi: il ruolo non ha risolto tutto».

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Gavetta Molti docenti anche quest’anno sono arrivati al posto fisso dopo tantissimi anni di precariato e dopo aver cambiato diverse scuole e diverse città

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