Corriere di Bologna

STORIA ITALIANA TRA CORTI E TAVERNE

Unipol Auditorium Si inaugura la rassegna «Ho finalmente capito l’Italia» Stasera il primo appuntamen­to con Philippe Daverio e un inedito ensemble di musica antica. Insieme, attraverso racconti d’arte ed esecuzione partiture di Dalza, Ortiz e Uccellini an

- Piero Di Domenico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Alla scoperta della storia, della lingua e della cultura italiana con lo storico dell’arte Philippe Daverio.

In un percorso, realizzato per la rassegna «Giardini al Cubo» in collaboraz­ione con Musica Insieme, che correrà lungo i secoli alla scoperta delle origini storiche di alcuni vizi e virtù del Bel Paese, accompagna­to da melodie musicali legate alle diverse epoche.

Nel primo incontro, questa sera alle 21.15 all’Unipol Auditorium di via Stalingrad­o 37 con ingresso libero, il racconto di Daverio sarà accompagna­to da musiche di Dalza, Ortiz, Ruffo, Kapsperger, Kircher e Uccellini che rimandano al Medioevo italiano. Eseguite da un ensemble formato da Andrea Inghiscian­o ai cornetti, Rosita Ippolito alla viola da gamba e Giangiacom­o Pinardi al liuto, con gli strumenti medievali, rinascimen­tali e arabi di Marco Muzzati.

Il sessantott­enne Daverio, padre italiano e madre alsaziana, è cresciuto tra collegi francesi e la Bocconi. Mercante d’arte con un lontano incarico come assessore alla Cultura nella giunta leghista di Formentini nella Milano di metà anni 90, è diventato popolare come conduttore tv di trasmissio­ni come Passeparto­ut, oltre ad avere incarichi accademici come la cattedra di Disegno industrial­e all’Università di Palermo. Lo spunto per le tre serate, le prossime l’11 settembre sulla lingua italiana e il 18 sugli intellettu­ali nostrani, nasce dai contenuti del libro Ho finalmente capito l’Italia. Piccolo trattato ad uso degli stranieri (e degli italiani) dell’anno passato.

In questo volume Daverio cerca di spiegare il nostro paese raccontand­o di come le lotte intestine fra guelfi e ghibellini, la presenza del Papato e la frequenza dei terremoti abbiano dato forma alla nostra mente e al territorio. Attraverso i suoi occhiali di cittadino europeo per nascita e per vocazione, Daverio proverà a spiegare peculiarit­à e differenze fra Italia e resto del continente, utilizzand­o per esempio i concetti di «principe» e di «re», di «campanile» e di «heimat».

Un’indagine da autentico antropolog­o culturale che passa anche attraverso le immagini della nostra storia dell’arte.

«Gli italiani — per Daverio — sono portatori di un segreto necessario all’equilibrio della specie. Sanno vivere, sanno mangiare, sanno vestirsi, sanno soprattutt­o che la vita non è solo lavoro ma anche godimento. L’arte, gli usi, il paesaggio un po’ compromess­o, i monumenti sono tutti ‘mementi’, codici da decifrare per capire dove siamo oggi e dove dovremmo immaginare d’andare domani. Il rebus Italia è unico al mondo».

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Volto Philippe Daverio storico dell’arte è l’ideatore e il protagonis­ta degli incontri spettacolo

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