La voce di Ermal Meta sulle bugie del mondo
Il cantautore stasera alla Festa dell’Unità in Fiera
È pop, ma d’autore. Fa tendenza, ma non è banale. È da hit ma non ti tormenta le orecchie. Dopo Fabrizio Moro, tocca ora all’altra metà della coppia canora vincitrice all’ultimo Festival di Sanremo con Non mi avete fatto niente, Ermal Meta, esibirsi alla Festa provinciale dell’Unità.
L’appuntamento, stasera alle 21.30 allo spazio concerti, Padiglione 36 del Quartiere Fieristico (resta solo la possibilità della biglietteria che aprirà alle 18), è una tappa del «Non abbiamo armi tour», dal terzo album dell’artista italo-albanese, partito trionfalmente dal Forum di Assago ad aprile e in giro per la penisola l’intera estate con ultima tappa in Svizzera, a Lugano, il 4 ottobre. A constatare il successo dei suoi live, appare scontato notare che la lunga gavetta di Ermal Meta, dai tempi de La fame di Camilla – e ancora prima gli Ameba 4 – fino ai tre album da solista in tre anni (una prolificità da vecchi tempi), alternata alla scrittura di canzoni per vari artisti, da Patty Pravo a Marco Mengoni, da Emma a Francesco Renga, da Francesca Michielin a Chiara, sia terminata. In questo giro i suoi live hanno raggiunto affluenze da sold out (anche per Bologna è meglio affrettarsi domani) e se nelle ultime stagioni qualcuno è in grado di contrastare il dominio della nuova trap italiana tra i giovanissimi, Meta è tra questi. I motivi sono molteplici. Uno è l’attenzione ai temi sociali espressi evitando di farci sbadigliare. Cantare a Sanremo un ritornello che fa «Non mi avete fatto niente / Non avete avuto niente / Perché tutto va oltre / Le vostre inutili guerre» in qualche modo ha raggiunto tutti in un soffio. Come pure l’anno prima aveva fatto con Vietato morire, canzone autobiografica ma non per questo meno sociale, visto che parla di violenza alle donne e ai bambini, che ha poi dato titolo a un album già al primo posto in classifica dopo appena due settimane.
Poi c’è il resto, scritto come immagini di fotogrammi che ci passano veloci, e l’ultimo album ne dà ampia dimostrazione, dall’amore leggero di Dall’alba al tramonto al tormentone (quasi tormentone?) di Io mi innamoro ancora, dove l’amore è per le cose della vita, alla provocatoria Amore alcolico, fino a sincere dediche a colleghi. Vedi Caro Antonello, al quale vuole bene, dice, anche se zdi Roma Capoccia, di notti e di esami non è rimasto più niente e c’hai fregati tutti».