Il Dall’Ara all’europea Ecco come si può fare
Restyling La partnership tra club e Comune è unica in Italia, non nel continente Da Bilbao a Marsiglia, da Hannover a Bordeaux: ecco come si fa negli altri Paesi
Per l’Italia sarà praticamente una prima assoluta: venerdì il sindaco di Bologna Virginio Merola ha annunciato la partnership con il club rossoblù per finanziare il restyling dello stadio Dall’Ara, seguendo la via più battuta in Europa per opere di questo tipo.
Se ne parlava da tempo e il cambio di scenario deciso da Palazzo D’Accursio ha portato il Dall’Ara a mettersi in scia a diversi stadi europei che hanno visto costruzioni o restyling finanziati con un partenariato tra privato (il club calcistico e spesso altri investitori) e pubblico per ridurre un impatto sulle casse societarie che solo club inglesi possono assorbire. Proprio l’ad del Bologna Claudio Fenucci aveva fatto il punto sabato su quanto sia utilizzata questa via:
«Su 167 ristrutturazioni di stadi effettuate negli ultimi dieci anni in Europa, la partnership tra pubblico e privato è lo strumento più comune».
In Germania ad esempio si sono ristrutturati stadi per quasi 1,4 miliardi: il 40% è arrivato da fondi pubblici, il 30% dai club e il 30% da altri investitori. Cifre simili al Dall’Ara le ha mosse l’HDI Arena di Hannover, rifatta nel 2004 per quasi 70 milioni di euro, 24 dei quali arrivati dalla città e 20 dal credito federale.
La Bundesliga è un esempio, ma con l’Europeo del 2016 lo è diventato anche la Francia dove grazie a una legge del 2004 sono stati costruiti (o riammodernati) stadi in collaborazione tra privati e amministrazioni. E se gli stadi di Parigi, Tolosa, SaintEtienne e Lens sono stati rimessi a nuovo con fondi pubblici, ecco che gli impianti di Lille, Marsiglia, Nizza e Bordeaux hanno beneficiato di un percorso simile a quello che stanno per imboccare il Bologna e il Comune. A Lille per lo Stade Pierre Mauroy (324 milioni, di cui 282 di sola costruzione) il club e la città si dividono un mutuo di 31 anni, a cui sono stati aggiunti 45 milioni una-tantum provenienti dal consiglio regionale: spesso in Francia i fondi pubblici arrivano da più amministrazioni come a Marsiglia, dove per rinnovare il Velodrome sono arrivati 40 milioni dalla città, 30 dal dipartimento Bouches-du-Rhone, 30 dallo stato e 20 dalla comunità urbana Marseille Provence Métropole per un’opera da 267 milioni totali. A Bordeaux invece è sorto il rivoluzionario Matmut Atlantique: 183 milioni con Regione e Comune che hanno contribuito per il 45% e hanno stretto una partnership con la joint venture tra Vinci e Fayat, i gestori per 30 anni dell’impianto a cui il club paga un salato affitto annuo di 3,7 milioni.
Varcando i Pirenei, c’è il nuovo San Mames a Bilbao: è costato 211 milioni di cui 11 spesi dalla città di Bilbao e 200 divisi in parti uguali tra l’Athletic, il governo basco, la provincia e il debito con le banche. Più simile all’operazione iniziale Prati di Caprara ciò che ha fatto l’Atletico Madrid con il nuovo Wanda Metropolitano: il club ha messo 170 milioni sui 310 dell’intera opera e il resto è stato finanziato con la vendita dei terreni su cui sorgeva il vecchio stadio Vicente Calderon per costruire complessi residenziali.