Chiesa, sentinelle anti-abusi in tutte le diocesi
Laici formati per prevenire e scoprire le molestie I vescovi emiliani: «Nessuno sia più coperto»
Riprendendo la lettera di Papa Francesco, i vescovi dell’Emilia-Romagna hanno predisposto un percorso di formazione per persone (quasi tutti laici) che potranno essere referenti e promotori dei cammini diocesani di formazione per prevenire e combattere gli abusi sui minori.
Era il 20 agosto scorso, quando Papa Francesco inviava al «Popolo di Dio» una lunga lettera sulle conseguenze degli abusi sessuali commessi su minori da «un numero notevole di chierici e persone consacrate». Riparare il danno causato e chiedere perdono, scriveva Bergoglio nella missiva, «non sarà mai abbastanza», e contestualmente indicava la strada per «sradicare questa cultura di morte», dando vita a «una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi».
I vescovi dell’Emilia-Romagna ieri con un’ulteriore lettera hanno chiesto a parroci e fedeli della regione di divulgare la missiva del Pontefice e di unirsi poi «nell’impegno a combattere gli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili da parte di chierici o di laici nella Chiesa, nella società e nelle famiglie». Nessuno più — vi si legge — deve «essere coperto o giustificato, qualsiasi ruolo svolga». Il giro di vite arriva dopo la lettera di Papa Francesco, gli ultimi casi emersi di molestie su minori da parte di sacerdoti anche in Italia e l’attacco dell’ex nunzio apostolico Carlo Viganò, che ha accusato il Pontefice di aver coperto gli abusi dell’ex arcivescovo di Washington, Theodore Edgar McCarrick. «Questo comunicato — spiega il vescovo di Imola Tommaso Ghirelli, tra i promotori dell’intervento — va a sostegno della lettera del Papa».
L’arcivescovo di Ravenna Lorenzo Ghizzoni, membro della commissione istituita dalla Cei per la tutela dei minori, giusto qualche giorno fa in un’intervista all’Avvenire aveva annunciato l’arrivo di «nuove linee guida sul tema della prevenzione e su quello della formazione delle persone che nei nostri ambienti sono a contatto con bambini, adolescenti e persone vulnerabili». Proprio a questo scopo i vescovi della Regione hanno predisposto un percorso di formazione «che permetterà di avere in ogni diocesi alcune persone (quasi tutte laici e laiche) che potranno essere referenti e promotori dei cammini diocesani di formazione e prevenzione per la tutela dei minori».
Ogni diocesi avrà un suo incaricato che sarà inviato a Roma per partecipare a corsi ad hoc al fine di diventare punto di riferimento per l’équipe che nascerà all’interno della stessa
Il testo della missiva Ci impegniamo a combattere gli abusi su minori e persone vulnerabili da parte di chierici o di laici nella Chiesa Nessuno più deve essere coperto o giustificato, qualsiasi ruolo svolga
diocesi. «Non è l’inquisizione — spiega monsignor Ghirelli — ma un lavoro educativo: si tratta di inserire figure preparate sulla prevenzione della pedofilia, quindi capaci di notare manifestazioni particolari verso i più piccoli e poterli allontanare dal pericolo». Per chi invece prende coscienza di un disturbo specifico è predisposto un percorso di cure, con professionisti e se «si viene a sapere di qualche fatto negativo si apre un’inchiesta: fa parte del dovere di vigilanza del vescovo e dei suoi collaboratori». Si tratta di una prassi che esiste da tempo e, assicura il vescovo, «è stata sempre seguita, io qui da noi, di insabbiamenti e cose del genere, non ho notizia».
Il vescovo di Imola è appena tornato da Dublino dove Papa Francesco era atteso per l’incontro mondiale delle famiglie e dove il Pontefice ha ribadito il «fallimento delle autorità ecclesiastiche, vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri, nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti» impegnandosi a eliminare questo «flagello» nella Chiesa a qualsiasi costo. «A leggere i giornali irlandesi — racconta Ghirelli — sembrava non esistesse altro che l’esternazione del nunzio. Eppure eravamo lì per un tema importante, quello della famiglia. Ma purtroppo il bene non fa rumore».