Corriere di Bologna

Ex Breda, braccio di ferro al Mise

Il ministero all’azienda: non accettiamo ricatti, garantire il pagamento di stipendi e bollette

- Rosano, Testa

Vertice teso al ministero dello Sviluppo economico sul destino dell’ex Breda, oggi Industria Italiana Autobus. Roma conta di risolvere la situazione grazie all’ingresso di Invitalia e di un socio privato (Sira Industrie di Valerio Gruppioni). L’azienda avrebbe però chiesto di sbloccare 23 milioni di commesse arretrate delle società pubbliche per pagare gli stipendi e andare avanti. «Il ministero non accetta ricatti», replica il Mise. Intanto Bonaccini attacca Di Maio. E mette sul piatto 1,6 milioni di euro di commesse regionali: ma voglio garanzie.

L’ex Breda potrebbe farcela. Con fatica, ma le condizioni per pagare gli stipendi e saldare l’insoluto di Industria Italiana Autobus ci sarebbero. Una conditio sine qua non per passare alla seconda fase di rilancio della società: sedersi a un tavolo per procedere entro fine settembre con il riassetto societario. La possibile buona notizia è arrivata ieri in tarda serata dopo l’incontro al ministero dello Sviluppo economico, dove l’ad della società Stefano Del Rosso era stato convocato dopo il primo sciopero dell’era Luigi Di Maio organizzat­o giovedì dai sindacati delle tutte blu a Roma.

Questo uno degli scenari plausibili: ingresso di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimen­ti e lo sviluppo d’impresa di proprietà del ministero, di un altro socio privato (per ora disponibil­e c’è solo il patron di Sira Industrie, Valerio Gruppioni) e la ridefinizi­one delle quote di Leonardo, ex Finmeccani­ca. Il tutto sarebbe legato alla presentazi­one di un piano industrial­e e magari a una clausola di salvaguard­ia del personale che, in più occasioni, è stato definito in eccedenza. Al confronto era presente anche un rappresent­ante di Invitalia, che si sarebbe fatta garante della riapertura delle linee di credito alla società in forte crisi di liquidità. Del Rosso, che aveva già convocato per lunedì mattina l’assemblea straordina­ria, sarebbe stato messo alle strette e dovrebbe pagare gli stipendi a giorni. L’ad avrebbe chiesto come condizione per il pagamento degli stipendi e la prosecuzio­ne dell’attività lo sblocco di 23 milioni di commesse arretrate da parte delle società pubbliche. Su questo punto, però, è muro contro muro. «Il ministero non accetta ricatti da chi ha già usufruito di strumenti finanziari messi a disposizio­ne col fine di portare soluzioni e invece ha usato queste aperture per fare tutt’altro. Industria Italiana Autobus — scrive il Mise — ha le risorse disponibil­i per provvedere immediatam­ente al pagamento degli stipendi dei lavoratori. Siamo vicini a loro in questo momento delicato, in una fase del genere è molto grave il fatto che l’azienda utilizzi forme di ricatto pensando di poter ottenere qualcosa».

Quella di ieri è stata dunque un’altra giornata fiume per la storica azienda di autobus, che nel 2019 vorrebbe spegnere 100 candeline ed è invece in crisi da poco più di quattro anni, da quando è in mano a Industria Italiana Autobus, nata dalla fusione dell’ex Bredamenar­inibus e della Irisbus di Avellino. L’azienda ha commesse e profession­alità, ma è provata dai ritardi dei pagamenti, dai tagli al trasporto pubblico e dalla gestione traballant­e. La Regione Emilia-Romagna in queste ultime settimane ha scritto al ministro Di Maio. Le risposte, però, non sono mai arrivate. E ieri il governator­e Stefano Bonaccini ha affidato a un comunicato un lungo sfogo prima che iniziasse l’incontro a Roma. Se sulla crisi dell’Ilva il governo si è mosso bene, riconosce Bonaccini, non si può dire lo stesso dell’ex Breda. «La gestione della crisi di Industria Italiana Autobus è inadeguata. Sono passati dieci giorni da quando ho scritto a Di Maio e ancora tutto tace». Bonaccini ha però deciso di scrivere ancora all’indirizzo del ministro. «La società è priva di liquidità e senza un intervento straordina­rio non solo non si pagheranno gli stipendi, ma resteranno bloccate tutte le forniture e salteranno le commesse». Viale Aldo Moro mette sul piatto 1,6 milioni di commesse strategich­e dopo una ricognizio­ne tra i committent­i pubblici della regione. A patto che «finiscano nelle tasche dei lavoratori e non delle banche, così come siamo interessat­i a vederci consegnare i bus acquistati e non vedere l’azienda precipitar­e in un fallimento che metterebbe in difficoltà l’intero trasporto pubblico locale regionale».

Botta e risposta

L’azienda avrebbe chiesto di sbloccare 23 milioni di commesse per andare avanti

” Bonaccini Il sistema regionale è in grado di sbloccare commesse strategich­e che possono portare nell’azienda oltre 1,6 milioni di euro: ma devono finire nelle tasche dei lavoratori, non delle banche

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La crisi I 150 lavoratori dell’ex Breda, oggi Industria Italiana Autobus, assieme ai colleghi dello stabilimen­to di Avellino temono per il proprio futuro
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