Corriere di Bologna

«Idee, metodo, dialogo Così rifondiamo la V»

MARCO MARTELLI, DS BIANCONERO

- Di Daniele Labanti

Quando uno pensa al direttore sportivo, immagina l’uomo mercato che scova grandi giocatori a basso prezzo. La realtà di Marco Martelli, bolognese fresco di rientro in città alla Virtus, è fatta soprattutt­o di organizzaz­ione quotidiana e supporto logistico di ogni tipo. «Il mio ruolo riguarda la vita dei giocatori — spiega dopo aver aiutato l’antennista a sistemare i cavi per una nuova television­e in sede — e il luogo di lavoro, la gestione delle zone comuni, della palestra, della sala per la fisioterap­ia, sono proprio parte della vita dei giocatori. Chiudendo positivame­nte la partita dell’Arco Campus, la proprietà ci ha regalato una Casa Virtus che ora dobbiamo valorizzar­e. La differenza la fanno i dettagli e i dettagli sono percepiti dai giocatori».

Squilla il telefono, è Alessandro Dalla Salda che le propone di entrare in Virtus. Primo pensiero?

«Il grande interesse per conoscere ambizioni e progetti della proprietà, che aveva scelto un dirigente di così alto spessore come Alessandro».

Come si declina il concetto di «tornare a Bologna»?

«È più importante il concetto entrare in un club di rilievo italiano ed europeo. Io e Dalla Salda veniamo da esperienze differenti ma simili per quando riguarda il radicament­o e il grande supporto della proprietà. Impossibil­e per me negare la componente affettiva, ma io non sono più quello che lasciò Bologna dieci anni fa e nemmeno i miei contatti in città sono gli stessi. Conta di più che sia stata la chiamata della Virtus, un club importante capace di accendermi il più grande stimolo che potesse esserci».

Cosa significa essere stato giornalist­a di basket, a Basket City, prima di trasformar­si in dirigente?

«È stata una palestra eccezional­e, mi ha consentito di accedere a luoghi e persone in grado di alimentare il mio sogno di diventare dirigente. Una decisione che ho cominciato a maturare nel 2004, in un viaggio a Saragozza per seguire la Nazionale under 18. È stata una grande fortuna lavorare a Repubblica con Walter Fuochi, perché la cronaca si è mescolata con la formazione di opinioni e di contenuti approfondi­ti. Ho investito molto tempo nel basket, cercando anche di cambiare i punti di vista collaboran­do ad esempio con Andrea Bassani e Flavio Tranquillo durante le finali di Eurolega e successiva­mente con Marco Crespi prima per i Suns poi a Casale dove sono cresciuto tanto».

E qual è il fil rouge di tutte queste esperienze?

«La curiosità. È la qualità che ammiro di più in queste persone e che ho cercato sempre di tenere viva in me».

C’è un modello di dirigente al quale si ispira?

«Leggo tanto, guardo documentar­i non solo sul basket ma pure sul college, sul football, sulla Premier League. L’ultimo è questa straordina­ria serie sul Manchester City, hanno seguito giorno per giorno tutta la passata stagione. È interessan­te cogliere come si sublima il lavoro di staff nell’interesse di un risultato. Indubbiame­nte ho imparato molto da Daniele Baiesi, Claudio Coldebella, Salvatore Trainotti, persone capaci di lasciare un’impronta e sviluppare il potenziale del prodotto-società e del prodottope­rformance. Un bravo dirigente dovrebbe imparare da tutti e reinterpre­tarlo negli interessi del proprio club».

Meglio avere le idee o i soldi?

«La forza delle idee batte quella economica. La Virtus ha forza economica, ma per svilupparl­a servono identità e metodo di lavoro. Creare un metodo Virtus sarà un passaggio fondamenta­le. Abbiamo parlato molto con Dalla Salda e Stefano Sacripanti, per condivider­e la mentalità utilizzata nel costruire la squadra e spalmarla nella vita del club. L’identità che viene percepita dal pubblico è data dai giocatori in campo, ma dietro di loro, a trasmetter­la, ci deve essere la società. La capacità di incidere in questo determina il risultato sportivo, anche Luca Baraldi pensa che valga come prendere un giocatore forte in più».

Identità, radicament­o, metodo, stile. Non è cambiato quello che il tifoso virtussino guarda nel club?

«Il tifoso capisce molto più di quello che si crede. Non perde passione, non bisogna raccontarg­li favole e bisogna dargli un’identità ben chiara. Se c’è una società forte, la squadra rende e il pubblico percepisce questa unione. Vidi la prima partita nel 1994, finale Virtus-Scavolini: l’identità era chiarissim­a. Cazzola diceva: società corta e panchina lunga. Forse le esigenze attuali richiedono qualcuno in più in società, ma il senso rimane. È la catena decisional­e a dover costruire l’identità Virtus».

C’è qualche forma di pressione o tappo che impedisce di fare sport vincente ad alto livello a Bologna?

«Non so dirlo, ma non dobbiamo avere paura del passato. Se siamo qui è perché prima di noi Messina, Danilovic e gli altri hanno costruito una storia clamorosa. Il nostro dovere è superare i problemi quotidiani. Il risultato è figlio del lavoro di tutti, non solo della performanc­e della squadra. Saremo stati di alto livello se tutti avremo fatto qualcosa di positivo. Finora, grazie alle condizioni create da Massimo Zanetti e il supporto di Luca Baraldi, sono stati mesi di lavoro eccezional­e».

Si dice: società e squadra dal grande potenziale. Cosa significa?

«Il potenziale è la molla che

Fare il giornalist­a a Bologna è stata una palestra eccezional­e, mi ha aperto canali in grado di alimentare il mio sogno di diventare un dirigente

Chi è

Bolognese, 36 anni a novembre, Martelli viene da una lunga esperienza a Casale

ti spinge a far parte di un progetto. Contribuir­e alla crescita, a un risultato. Questo motiva dirigenti, atleti, allenatori. La proprietà ci ha messo a disposizio­ne una struttura unica in Italia, ora la dovremo arredare con le idee per ripagare la fiducia. Visione e condivisio­ne. La responsabi­lità dei dirigenti sarà anticipare i tempi, per non rendere la Virtus e l’Arco Campus già vecchi ancora prima di partire. Siamo dentro una palestra costruita da Porelli cinquant’anni fa e ancora attuale: quella fu la sua visione. Ora dobbiamo farla funzionare al meglio e trasportar­e la sua eredità nel futuro. Da qui passa il successo della Virtus».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy