LA BENEDIZIONE DEL GIRO
Noi della collina non possiamo che esserne felici: ma anche noi di Bologna in generale. Non è ufficiale, ma è sicuro: il prossimo Giro d’Italia — quello che, fra parentesi, celebrerà il centenario della nascita di Fausto Coppi — partirà dunque sotto le Due Torri . A 25 anni esatti dall’ultima volta quando fra i rookies che si affacciarono a quella maliarda platea rosa, esplose un ragazzo di questa regione che si chiamava Marco Pantani. Vinse due tappe — compresa quella leggendaria del Mortirolo — e arrivò secondo assoluto. La sosta del campionato ci consente dunque di prendere una boccata d’aria dalle piccole angosce calcistiche. D’altra parte questa è una terra straordinariamente votata alla polisportività. In particolare, nel ciclismo, vanta due campioni del mondo: il romagnolo Ercole Baldini (che fu anche campione olimpico) e il parmense Vittorio Adorni, di cui proprio in questi giorni è stato celebrato il cinquantennale della celebre cavalcata solitaria che si concluse all’autodromo di Imola con dieci minuti di vantaggio sui primi inseguitori. Il Giro, al di là del male che il ciclismo moderno sì è inflitto, ha conservato intatto il suo fascino sociale: a volte persino le sue quasi anacronistiche manifestazioni di gioia. Certamente la sua forza aggregativa. Il Giro ha contribuito a riunire questo Paese nel dopoguerra quando tutto era disperazione e rovine, facendo sciamare un centinaio di ciclisti — affamati come tutti gli italiani — che sin dal 1946 riportarono colori, allegria e speranza.
Bologna è parte integrante di questa storia. A Bologna si concluse la primissima tappa (il 13 maggio del 1909, con la carovana proveniente da piazzale Loreto a Milano dov’era partita alle 3 di notte per far sì che i concorrenti potessero tutti arrivare con la luce del giorno). E ancora, il Giro del 1946 vide l’arrivo da Prato, attraverso le macerie della Raticosa, la vittoria di Fausto Coppi che, della «corsa rosa» era stato l’ultimo trionfatore nel 1940, poco più che ventenne. E fu proprio nella cronoscalata di San Luca del 1956 (simile a quella della frazione inaugurale del 2019) che Fiorenzo Magni dovette giungere in cima con una fettuccia fra i denti che reggeva il manubrio “al posto” del braccio destro con la clavicola fratturata. Leggende, miti… Appuntamento all’11 maggio. Terz’ultima giornata del campionato. Con la speranza che la Vergine Misericordiosa, dopo aver protetto e benedetto com’è giusto i ciclisti che l’andranno a omaggiare, dia un’occhiata anche un po’ più giù. Verso lo stadio.