La Regione al ministro: «Emilia ultima? Siamo già pronti»
L’Emilia-Romagna non vuole la medaglia di bronzo dell’autonomia ed è pronta a rivendicare la bontà del suo percorso partecipato al tavolo del ministro Erika Stefani: «Credo ci sia stato un fraintendimento — dice l’assessore Emma Petitti — noi siamo già pronti e domani (oggi per chi legge, ndr) torneremo giù a Roma». E ancora: «L’obiettivo è procedere assieme a Veneto e Lombardia, ma senza ricorrere a un decreto».
L’Emilia-Romagna oggi sarà a Roma per il secondo incontro sull’autonomia con il ministro per le Politiche regionali, la leghista (e veneta) Erika Stefani. «Presenteremo la nostra proposta definitiva. Vorremmo subito entrare nel merito delle singole materie, in tutto 15, per le quali abbiamo chiesto la gestione diretta. E iniziare a parlare del tema delle risorse, per cercare di capire quanto costano queste politiche», spiega l’assessore al Bilancio Emma Petitti. In assenza del governatore Stefano Bonaccini, in missione istituzionale in California, sarà lei a rappresentare la Regione.
Lei arriverà all’incontro dopo che la Stefani ha detto che l’Emilia-Romagna ha scelto una strada diversa rispetto a Veneto e Lombardia, attraverso un doppio passaggio in Assemblea legislativa che sta allungando i tempi.
«Penso che su questo ci sia stato un fraintendimento. È vero, il 18 settembre faremo un ulteriore passaggio in Assemblea perché noi, a differenza di Veneto e Lombardia, abbiamo deciso di condividere tutto con le forze politiche e le forze sociali nel Patto per il lavoro. Ma nel merito noi siamo più avanti, la nostra proposta è più strutturata sulle singole politiche, mentre gli altri chiedono autonomia in maniera più complessiva. Per noi questo percorso è un valore perché trova il consenso di tutto il tessuto politico e istituzionale».
Forse però questo percorso vi ha fatto sembrare agli occhi del ministro meno convinti rispetto a Veneto e Lombardia.
«Voglio pensare di no. È un percorso che non dà incertezza ma forza alla proposta. Per questo mi permetto di dire che non voglio pensare che si possa mettere in coda l’Emilia-Romagna solo per ragioni di appartenenza politica. Sarebbe una cosa gravissima. Al contrario, noi difendiamo il nostro percorso e vogliamo parità di trattamento».
Nel frattempo però il Veneto corre. Il 22 ottobre, a un anno dal referendum, pare che possa già raggiungere l’autonomia.
«Io non vedo e non voglio che ci sia una competizione tra Regioni. Stiamo parlando di qualcosa di epocale e storico, stiamo costruendo un nuovo regionalismo. Quello che ci interessa è portare a casa un risultato positivo per cittadini e imprese, e in tempi certi. Tra l’altro posso assicurare che c’è un’ottima collaborazione tra Bonaccini e la Stefani».
Eppure il ministro ha detto che «Bonaccini mi incalza e non manca di chiedermi l’autonomia ad ogni incontro» e che lei non ha «ancora il dettaglio» del vostro report.
«Sono sorpresa di quello che ho letto, voglio pensare che sia un incidente di percorso. Posso però dire con certezza che la nostra proposta è molto chiara e definita, lo era già dal primo incontro di luglio, quando fornimmo in maniera puntuale tutto il materiale relativo all’autonomia. Quindi non capisco il tema dei tempi, siamo noi, anzi, a insistere: vogliamo una accelerazione per arrivare a chiudere entro la fine dell’anno. Nessuno avanzi alibi: l’Emilia-Romagna è pronta»
E se il Veneto chiudesse prima?
«Perché dovrebbe accadere? Siamo nelle condizioni di chiudere assieme con un percorso che ci traghetterà ad un progetto di legge».
Quindi anche voi volete chiudere a ottobre?
«Noi siamo pronti e lo diremo in maniera molto chiara».
Il ministro pare sia intenzionato a scartare l’ipotesi di un decreto legislativo.
«Era la proposta avanzata dal Veneto, mentre noi sin dall’inizio abbiamo auspicato una legge ordinaria».
Un’unica legge per Veneto, Lombardia ed Emilia?
«Questo lo deciderà il governo».