«Patto con la città contro la droga»
Il nuovo questore: «Serve uno sforzo di educazione e prevenzione». Poi lancia l’allarme reati informatici Bernabei: «Società assuefatta, reprimere non basta». «Presidio dinamico in Montagnola»
Lo spaccio da contrastare ma anche la piaga della droga e una domanda in forte aumento. Il questore Bernabei chiama a raccolta la città, la società e le istituzioni per fermare un consumo tornato a livelli altissimi: «Va affrontato il tema della domanda», dice il numero uno della Questura che ha pronta una riposta per il problema del parco della Montagnola: «Un presidio dinamico, a corto raggio». Poi i temi della criminalità, dei reati informatici e finanziari.
La sicurezza reale e quella percepita, la microcriminalità che al di là delle statistiche continua ad agitare i bolognesi. E, soprattutto, lo spaccio. Una piaga, quella della droga, sparita dai radar, mentre il consumo di eroina e cocaina è tornato a livelli preoccupanti. E, ancora, l’immigrazione, il difficile equilibrio tra movida e diritto al riposo e le infiltrazioni mafiose che hanno da tempo scelto Bologna e l’Emilia come territorio d’elezione per reimpiegare i capitali illeciti. Affronta questi e altri temi il questore Gianfranco Bernabei, ieri in visita al Corriere di Bologna, a poco più di un mese dal suo insediamento in piazza Galilei.
Questore, quali sono i fronti, le priorità, su cui sta puntando in questo inizio di mandato?
«I bolognesi ci segnalano spesso episodi di microcriminalità che al di là dei numeri incidono sulla percezione della sicurezza. Ma quello che balza subito all’occhio è il forte consumo di sostanze stupefacenti: una domanda importante e un’offerta altrettanto consistente. C’è il nostro impegno sul fronte del contrasto allo spaccio, ma voglio esprimere un auspicio: mezzi di informazione e società negli ultimi tempi si sono assuefatte. È un tema dimenticato. Vanno di moda altre emergenze, invece la droga è una piaga che è in fase di rinnovata crescita. Si parla sempre di contrasto ma il rovescio della medaglia è sociale e servono interventi concreti: sostegno ai consumatori, educazione nelle scuole e prevenzione. Il consumo di droga è trasversale, prescinde da età e classi sociali. C’è un grande ritorno dell’eroina, l’uso della cocaina è abituale».
Lo spaccio è da tempo sotto i riflettori in zone calde come piazza Verdi e parco della Montagnola, dove la convivenza forzata con frequentatori e commercianti può essere la miccia per innescare episodi più gravi.
«Vengono da noi famiglie preoccupate, comitati di quartiere che documentano episodi di spaccio. Mi sono reso conto che è il nervo scoperto della città. Abbiamo predisposto un maxi controllo nel parco e ne organizzeremo altri. Posso dire che continueremo, martelleremo, insieme al Comune, fino a quando non restituiremo tranquillità ai bolognesi. Oggi (ieri, ndr) ho ricevuto i rappresentanti dei commercianti della Montagnola, chiedono un presidio fisso».
Un tema dibattuto da tempo, anche dalla politica, mai così unanime nel chiedere la presenza stabile delle forze dell’ordine. Opterete per un presidio fisso?
«Stiamo valutando. Personalmente sono poco favorevole perché spesso rischiano di diventare una sorta di arredi urbani che poi ci espongono a critiche perché poi il cittadino dice: “ma come, spacciano
” Il presidio fisso rischia di diventare un arredo urbano, meglio uno dinamico nel parco
” C’è un aumento notevole dei reati informatici, a rischio i nostri giovani
dietro di voi e non ve ne accorgete?”. Sono più favorevole a un presidio dinamico, a corto raggio, di movimento. Con le altre forze dell’ordine e le istituzioni stiamo studiando risposte ad hoc. Un eventuale presidio va accompagnato con l’attività investigativa e noi abbiamo una eccellente sezione narcotici alla Mobile».
Bologna crocevia di traffici: gli arresti dei piccoli pusher sono continui, ma sui livelli superiori?
«Posso solo dire che abbiamo in campo indagini che presto daranno i loro risultati. Ci confrontiamo con dinamiche internazionali, cerchiamo di operare a un livello intermedio contrastando anche la microcriminalità che si porta dietro lo spaccio. Al cittadino l’arresto del narcotrafficante interessa fino a un certo punto, gli sta più a cuore non avere lo spacciatore sotto casa. I bolognesi sono estremamente attivi, ci arrivano segnalazioni continue».
Molte di queste riguardano Piazza Verdi, altro problema ultradecennale: come co-
” C’è un grande ritorno dell’eroina e un consumo abituale di cocaina, va bene il contrasto ma va abbattuta la domanda
niugare movida e riposo?
«Un tema che ho affrontato a Pisa e a Padova. Bologna è una città con 85mila studenti, più della metà fuorisede. La movida è redditizia e non possiamo pensare che i ragazzi se ne stiano davanti alla televisione. Ma va trovato un punto di equilibrio tra svago e legittimo riposo, tutto questo al netto di fenomeni di microcriminalità che da quella piazza vanno eliminati. La strada delle iniziative culturali e sociali che è stata intrapresa è giusta. Mi dicono che questa è stata una delle estati più tranquille da anni».
C’è poi il tema dell’immigrazione, il destino di chi delinque e non si riesce ad espellere. Sembra che il ministro Salvini voglia ripensare l’hub. Cosa ne pensa?
«Ci sono progetti che vanno definiti. C’è stata una chiara flessione di presenze nell’hub, è meno problematico. Le procedure di espulsione richiedono tempi lunghi e costi considerevoli, 10mila euro per un solo rimpatrio. C’è l’esigenza tecnica di avere centri di permanenza dove far sostare chi delinque. Se siamo tutti d’accordo che l’accoglienza debba essere governata, non c’è altra strada. A volte però nei territori ci sono contraddizioni».
Bologna e l’Emilia sono al centro da tempo di infiltrazioni mafiose. Non si spara ma è anche qui che vengono «lavati» i soldi sporchi delle organizzazioni.
«Ne siamo consapevoli. Qui c’è un territorio ricco e dinamico, quindi appetibile per le organizzazioni criminali. Il riciclaggio è un fenomeno che intendiamo contrastare con forza, la soglia di attenzione è molto alta».
Veniamo alla microcriminalità. Scippi e furti sono fenomeni che si ripetono.
«I numeri di quest’anno sono in linea con quello passato, il sentimento dei cittadini però è un altro. Con questo ci dobbiamo confrontare. C’è anche un tema di marginalità sociale in aumento che si tira dietro certi fenomeni. Oltre al contrasto servono attività sociali di sostegno. C’è invece un aspetto del quale si parla poco ma è in grande espansione». Per esempio?
«I reati informatici sono in fortissimo aumento e mettono spesso nel mirino gli adolescenti. Dobbiamo intervenire, come e più di prima perché il pericolo è alto. Un’altra categoria a rischio, per motivi diversi, sono gli anziani. Nelle ultime settimane c’è stata una impennata di casi. Sono reati odiosi che creano un vulnus psicologico alle vittime che tendono a colpevolizzarsi. Su questo stiamo intervenendo».