LA CHIESA VERA DEL PAPA
Se si dovesse individuare quella parte di Chiesa italiana che sta più alacremente cercando di stare al passo con la «rivoluzione dolce» di Francesco, il triangolo Bologna-Modena-Ferrara sarebbe sicuramente tra le più indiziate. Infatti è proprio in questa porzione della (fu) «regione rossa» che si possono riscontrare i tentativi maggiormente in sintonia con Bergoglio. Anzitutto, il profilo pastorale e non «dogmatico» dei tre presuli Zuppi, Castellucci e Perego: il primo, uomo del dialogo e dei poveri, vista la sua provenienza (la comunità di Sant’Egidio); il secondo, sapiente teologo e vescovo vicino alle persone (Enzo Bianchi dixit); il terzo, l’uomo che meglio ha incarnato nella Cei degli ultimi anni la preoccupazione evangelica per stranieri e profughi. La recente pubblicazione — la prima del genere in Italia — di una lettera al popolo cristiano della regione sul tema della prevenzione degli abusi sessuali su minori nella Chiesa, messa a punto dai vescovi emilioromagnoli, è logica conseguenza di questa adesione non pedissequa ma sincera, perché personale e non ideologica, all’insegnamento e stile bergogliani. Ma c’è di più. Se si mettono in fila recenti e futuri fatti cattolici si può vedere che l’EmiliaRomagna sta diventando un laboratorio interessante di prassi ecclesiali proprio mentre la parola di papa Francesco inizia, evangelicamente, a essere una spada a doppio taglio.
Spada a doppio taglio che fa emergere scandali (vedi il casoViganò) e resistenze mai sopite (la vicenda di mons. Negri di qualche tempo fa insegna).
In ordine. Il recente Meeting di Rimini, espressione di Comunione e liberazione, ha cercato di smarcarsi sempre di più dall’abbraccio, logorante e asfittico, della politica. Quest’anno è stato ospitato il segretario generale della Lega araba, espressione del mondo saudita; il boom di presenze non l’ha fatto il parterre politico, guidato da esponenti importanti ma comunque di secondo piano (il Giorgetti leghista o il Delrio del Pd), ma una giovane scrittrice disabile argentina, o il dibattito su Giobbe. Come a dire: la politica è andata in secondo piano rispetto alle grandi domande. Ancora. A breve Bologna sarà «invasa» pacificamente dall’incontro Uomini e religioni della Comunità di Sant’Egidio, luogo di dialogo interreligioso con personalità provenienti da tutto il mondo (è annunciato il presidente francese Emmanuel Macron). Un altro tassello, questo, nel mosaico che vede Bologna e la sua Chiesa non più arroccata in difesa e con la sindrome del fortino assediato, ma aperta al confronto e ben salda nella consapevolezza che il credente in Gesù può esistere Solo con
l’altro, come recita il titolo di un recente testo del vescovo Castellucci. Inoltre, si segnala per vivacità culturale la giovanissima European Academy of Religion, fondata da Alberto Melloni che terrà a Berlino, in autunno, un summit culturale di primo piano sul rapporto tra nazionalismi e religione. E si prepara a vivere in primavera il raduno di centinaia di studiosi di diverse fedi sotto le Due Torri.
Una vivacità, popolare e culturale insieme, che è quanto mai singolare in quella che un tempo veniva definita «la regione rossa». E che dovrebbe forse insegnare quanto, a volte, etichette e semplificazioni non tengano conto del cambiamento in atto e delle tendenze che carsicamente lavorano in profondità, delineando nuovi scenari rispetto a stantii luoghi comuni, espressioni di osservazioni pigre e intellettualmente asfittiche.