Corriere di Bologna

Pensionati più «ricchi» Il conto è di 6 miliardi

Ecco i nuovi obblighi contro le violenze sugli anziani per le strutture private

- Blesio, Facchini

A Bologna i pensionati calano e l’importo medio delle pensioni aumenta. I sindacati: «Merito di un mercato che ora non c’è più».

Una fotografia scattata dal Comune, attraverso i dati rielaborat­i dallo studio del suo ufficio Statistica, registra all’ombra delle Due Torri il calo del numero dei pensionati e il contestual­e aumento dell’importo medio delle pensioni che vale a Bologna il quarto posto nella graduatori­a delle prime venti province. C’è poco da far festa. Quello scatto è da virare seppia. «Perché questi dati riflettono un’altra epoca, sono il frutto del mercato del lavoro di ieri», spiega Valentino Minarelli della Spi-Cgil. Cominciamo dallo studio diffuso da Palazzo d’Accursio. E quindi dai numeri di oggi (in realtà del 2016, perché gli ultimi dati disponibil­i elaborati sono due anni fa).

L’importo medio annuo dei redditi pensionist­ici della Città metropolit­ana di Bologna è di 20.686 euro . Il 57,9% dei trattament­i pensionist­ici è rivolto a donne e il 42,1% a uomini. Ogni 100 persone occupate ce ne sono 62 in pensione. Prosegue anche nel 2016 il calo del numero complessiv­o dei pensionati, che si attesta a 289.176 unità (-1,2%). Le donne, pur rappresent­ando la maggioranz­a dei pensionati, assorbono solo il 46,9% (circa 2,8 miliardi di euro) di quanto erogato complessiv­amente per le pensioni. La maggioranz­a dei pensionati (il 52,7%) ha un’età compresa tra i 65 e i 79 anni. Continua a diminuire la percentual­e dei pensionati con meno di 65 anni, infine si riduce al 26% (era il 26,7% nell’anno precedente) la quota dei pensionati che percepisce un reddito mensile inferiore ai 1.000 euro.

«Fino a 15 anni fa c’era una piena e buona

«Il reddito di chi lavora oggi sta calando e sono spesso gli anziani a mantenere i giovani: e dopo?»

occupazion­e a Bologna — ricorda Minarelli —, sia nel pubblico che nel privato. I dati buoni sono il riflesso di un passato buono: quindici anni fa se un operaio perdeva il lavoro dopo 15 giorni lo ritrovava e con un buono stipendio, non c’erano mille rider ma postini con un posto fisso. Se guardiamo agli anziani di oggi vediamo che crescono in età, sono sempre più soli, in prevalenza donne e che le donne sono quelle con le pensioni più basse. Dobbiamo ragionare sul welfare che va cambiato perché il reddito di chi lavora oggi sta calando e spesso sono gli anziani a mantenere i giovani, domani i figli non saranno in grado di aiutare i propri genitori».

In aiuto agli anziani, almeno, al fine di evitare maltrattam­enti nelle case famiglia, è stato appena raggiunto un accordo con linee guida redatte da Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati e sottoscrit­te nei mesi scorsi anche da Anci e Regione che a fine estate ha trasferito i contenuti in una delibera di giunta. Verranno aumentati i controlli a sorpresa e imposti alle strutture private (583 in Emilia-Romagna, 136 solo nel Bolognese) e nuovi obblighi, come la presenza di personale qualificat­o, di stanze al massimo con due letti e l’assenza di barriere architetto­niche. Solo chi avrà questi requisiti sarà inserito in un elenco regionale, mentre le case famiglia con ulteriori servizi rientreran­no in una cosiddetta «lista di qualità».

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