Giapponesi in visita alla Magneti Marelli Si avvicina la vendita
Giapponesi e americani in sopralluogo nello stabilimento bolognese della Magneti Marelli. Quanto avvenuto nei giorni scorsi nella sede di via del Timavo avvalora le indiscrezioni che da settimane si rincorrono sul futuro del piccolo gioiello della componentistica dell’automotive: cessione invece che il percorso di spin-off, con associata quotazione in Borsa, lasciato in eredità da Sergio Marchionne. Del resto, lo stesso manager non aveva escluso che di fronte ad una offerta irrinunciabile Fiat Chrysler avrebbe anche potuto modificare le strategie. Detto e fatto. Alla fine di agosto il Wall Street Journal aveva riportato la notizia di un avvicinamento fra Fca e il fondo newyorkese Kkr, che vorrebbe acquisire il gruppo attraverso la sua controllata nipponica Calsonic Kansei Corporation, fino al 2017 di proprietà di Nissan. Non ci sono certezze, perché né Fca né Magneti Marelli confermano o smentiscono, ma l’offerta di Kkr si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi. Una cifra che starebbe mandando per le lunghe la trattativa perché Fca dalla vendita della sua costola della componentistica vorrebbe ricavare almeno 6 miliardi. Comunque andrà, non si tratterebbe di un affare solo per Fca (la valutazione degli analisti su Magneti Marelli è di circa 3 miliardi), ma anche per i lavoratori italiani del gruppo: l’obiettivo di Kkr sarebbe la creazione di un polo mondiale della componentistica made in Italy. Proprietà del fondo di private equity, insomma, ma knowhow e professionalità italiane. Interrogato sulla visita dei referenti di Kkr in azienda, il sindacato si limita a dire che nessuno avrebbe confermato l’avvenimento. «Fca mantiene molto riserbo sulla questione e così fa il management bolognese — sottolinea il sindacalista che per la Fim-Cisl segue il comparto — Appena ci saranno novità certe saremo sicuramente convocati. Siamo comunque ottimisti sul futuro dei quasi mille dipendenti occupati fra Bologna e Crevalcore».