Parchi e strade La mappa dello spaccio
Dopo l’appello lanciato da Bernabei, Università e Palazzo in campo Il prorettore: «Nella nostra zona aumento imponente del consumo»
Il questore Gianfranco Bernabei nell’intervista al Corriere di Bologna ha lanciato un appello alla città e alle istituzioni: lo spaccio va represso ma la domanda è altissima e ha bisogno di iniziative politiche e sociali perché la droga è una piaga sociale.
La prima risposta arriva proprio da chi ogni giorno vede da vicino gli effetti del consumo, l’Università: «Abbiamo incontrato il questore e ne abbiamo discusso — spiega il prorettore vicario Mirko Degli Esposti —. Con gli assessori Alberto Aitini (Sicurezza)e Giuliano Barigazzi (Sanità) abbiamo in cantiere una campagna di comunicazione e informazione per la nostra comunità fatta di studenti, docenti e personale tecnico e amministrativo. Devo confermare — aggiunge — che in zona universitaria si nota da un po’ di anni un ritorno fortissimo dell’eroina e delle droghe pesanti iniettate o fumate. È un fenomeno drammatico che cambia le persone e i loro comportamenti». «Al di fuori dei nostri edifici — prosegue Degli Esposti —, nei giardini attorno alle nostre sedi, vediamo le tracce di questo consumo molto forte. Abbiamo un accordo con Hera proprio per smaltire questo tipo di rifiuti».
Ma se le strade si possono pulire, per «ripulire» le vite dei consumatori ci vuole di più. «Bisogna coniugare la repressione dello spaccio con un lavoro di medio e lungo periodo di prevenzione — osserva l’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini —. Dobbiamo avere coscienza che il problema è enorme e va affrontato sia dal punto di vista sociale che repressivo». Per chi lavora nel campo da una vita però, come il tossicologo Salvatore Giancane, dirigente dell’Ausl in servizio al Sert, «servono meno proclami e più volontà politica, soldi e progetti. A Bologna sono stati chiusi i servizi di prossimità a bassa soglia, come i drop-in. Al Sert siamo la metà del personale che era in servizio dieci anni fa e dobbiamo curare tutte le dipendenze. La verità è che il contrasto alla droga e la riduzione del danno in Italia sono settori abbandonati a se stessi: sono dieci anni che non si fa la Conferenza nazionale
” Il Sert È un tema dimenticato e spesso si fanno solo proclami, servono soldi, progetti e volontà politica
sulle droghe che per legge andrebbe fatta ogni tre anni». I proclami, allora, rischiano di restare «mera propaganda». E nel frattempo in città e provincia dall’inizio dell’anno le morti per overdose sono state 12, quanto quelle dell’intera Campania. «L’unica cosa che si fa in Italia è mandare i cani nelle scuole. È questa la prevenzione?» si chiede l’esperto. «Preferirei che i nostri ragazzi avessero banchi, sedie e edifici che non cadono a pezzi».