Corriere di Bologna

«Senza soldi, ma Bologna era un sogno Bulgarelli disse: entri con il capitano»

Corradi: «Sono il più giovane scudettato del club. E dormivo con Haller»

- di Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una vita in rossoblù, col grifone nel cuore, ma lo scudetto del Bologna sul petto. Sidio Corradi, un ex sui generis, con quell’unico gettone nell’anno del tricolore e altre due in quello successivo. «Lo scudettato più giovane con la maglia del Bologna, neppure 20 anni». Brillante ala destra, ha scelto poi Genova come città eletta. Oggi dirige le giovanili genoane.

Alla vigilia della sfida con il Bologna parliamo però del Ponte Morandi.

«Da quando vivo qua, un’alluvione dopo l’altra. Ora l’ennesima bastonata. Lo usavamo tutti quel ponte. Lo sentivo sobbalzare quando passavano i tir, ma ci penso solo ora. Non ci capacitiam­o del crollo. La città è spezzata in due. Il ponte, i 43 morti, le 300 famiglie sfollate, la ricostruzi­one è un pensiero quotidiano difficile da smaltire. Proprio ieri, dopo un mese, Genova è tornata lì sotto».

Le squadre si sono fermate subito.

«Non la Figc, una vergogna. So degli striscioni esposti al Dall’Ara, molto graditi. Siamo tutti toccati dalla tragedia. Il preparator­e dei portieri della nostra scuola calcio, Davide Capello, è precipitat­o di sotto: auto sopra i detriti, lui salvo, un miracolo. Andrea, invece, tifoso rossoblù del Little Club stava andando a lavorare ed è morto. Ma Genova si risollever­à come sempre».

Come devono fare le sue due squadre rossoblù.

«Lotteranno per salvarsi. Il Bologna è partito malino e non mi pare si sia rinforzato, il Genoa ha trovato Piatek. Non hanno i campioni del passato» Come arrivò a Bologna?

«A 16 anni giocavo nell’Orbetello, ero bravino. Provino per la Fiorentina, faccio due gol, ma a fine anno il presidente mi dice “vai a Bologna”. Costai 1 milione, mica poco nel 1960. Arrivai in pantalonci­ni corti e sandali, Bologna per me era enorme, mi misero in albergo, passai la notte su e giù in ascensore: e chi l’aveva mai visto prima? Vitto e alloggio e zero lire».

Impossibil­e.

«Un tempo era così. Mia madre mi mandava 500 lire ogni due mesi. Dopo lo scudetto andai dal presidente Goldoni. Mi fece sedere,“lei chi è?”, iniziamo bene pensai, “sono Sidio Corradi”, “cosa vorrebbe?”, “un contratto”, “che lavoro faceva prima?”, “andavo sulle lampare, per mare”, “e vuole tornare a fare quello?”, lì capii che non c’era speranza. “Va bene pres, grazie”. Il primo stipendio a Cesena, nel ’66 ceduto dal Bologna: 122.500 lire al mese, sette volte un operaio».

Un giocatore a costo zero e una presenza in campo.

«A Firenze. Mancava Pascutti, nella De Martino a destra c’ero io e a sinistra Brunino Pace, sarebbe toccato a lui. Piacevo molto a Bernardini. Un giorno, mano sulla spalla come sempre, mi disse “domenica te vojo fa’ giocà perché tu sei bravo”. E così esordii. Nel sottopassa­ggio, emozionato ero in fondo alla fila, Bulgarelli mi disse, “entra in campo dietro al capitano”: una bella iniezione di fiducia. La sera prima in albergo a tavola Pavinato si alzò in piedi e disse “da adesso in poi Sidio darà del tu a tutti”: a quei campioni avevo sempre dato del lei».

E la partita?

«Fini 0-0, Robotti mi ruppe un dito, io feci un gol annullato per un fuorigioco di Nielsen. Facile giocare con loro. Haller? Un fenomeno, era il mio compagno di camera. Birra e donne: quante volte ho dormito col materasso nella vasca da bagno… Però la domenica ci faceva vincere, mai visto uno come lui».

Altre due partite l’anno dopo.

«Andata e ritorno contro la Sampdoria, pensa un po’: 0-1 in casa, gol di Barison, 0-0 a Marassi. Non era facile giocare, davanti avevo Perani e Pascutti. E poi non c’erano cambi: o negli undici o in tribuna. Sono molto legato a Bologna: lì da voi sono diventato un calciatore, anche se poi sono decollato a Cesena».

” Per la mia vita ho scelto Genova dove alleno i giovani Ma i miei ricordi sono sotto le Due torri, quando chiesi lo stipendio e Goldoni mi disse no e quando Giacomino mi fece coraggio all’esordio

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Rossoblù Sidio Corradi

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