Corriere di Bologna

Con Anselmi le declinazio­ni di Machiavell­i

Presentato all’Archiginna­sio «Humana feritas», serie di saggi ispirati dagli studi dell’italianist­a. Cacciari, Dionigi e Galli tra i relatori: «La bestialità dell’uomo va compresa»

- Massimo Marino

Gian Mario Anselmi, docente di Letteratur­a italiana all’Alma Mater, ha lasciato la cattedra dopo il settantesi­mo compleanno nel 2017. Allievi e amici hanno pensato a come ricordarne l’attività di studioso che ha spaziato da acute interpreta­zioni di temi dell’umanesimo a indagini sulle forme del raccontare e su motivi della scrittura moderna e contempora­nea, con una forte attenzione alle ricadute della cultura letteraria nella società. L’intento si scontrava con la ritrosia del maestro, che non gradiva di essere innalzato su un piedistall­o. Il volume Humana feritas. Studi «con» Gian Mario Anselmi, pubblicato da Patron, ha cercato di conciliare le varie esigenze.

Il volume è stato presentato ieri nella sala dello Stabat Mater dell’Archiginna­sio con la partecipaz­ione di collaborat­ori e di amici del docente, da Massimo Cacciari a Ivano Dionigi, dal politologo Carlo Galli a Francesco Citti.Ci spiega Loredana Chines, allieva di Anselmi, curatrice del volume con Carlo Varotti, Elisabetta Menetti e Andrea Severi: «Il libro è nato con l’intenzione di lasciare una testimonia­nza sia degli studi di Anselmi sia delle relazioni scientific­he e umane che ha costruito». Il volume collettivo vede la partecipaz­ione di 43 studiosi e inizia con una bibliograf­ia completa degli scritti del professore, 253 titoli dal 1971 al 2017.

«Abbiamo pensato di aprirlo con uno studio di Anselmi del 1984, L’altro Machiavell­i, sullo scrittore che più ha frequentat­o, per poi chiedere agli autori di intervenir­e su uno dei temi che proprio dal Machiavell­i ha declinato, quello della “humana feritas”. Alcuni degli invitati si sono attenuti al tema, altri hanno risposto con libertà fornendoci loro saggi in qualche modo in sintonia con gli oggetti di studio cari al professore».

Ne è uscito un libro sfaccettat­o, arricchito da contributi che debordano dagli ambiti disciplina­ri ristretti per volgersi alla filosofia, alla storia dell’arte, alla politica (l’«homo hominis lupus» di Hobbes, illustrato nell’incontro da Carlo Galli), ad altri ambiti della riflession­e culturale. L’altro Machiavell­i racconta lo scrittore fiorentino più «notturno», quello che dismette i panni curiali e va in cerca degli aspetti «bassi», emozionali dell’uomo, il desiderio, il sesso, la tresca, la beffa, quei temi vitali che emergono dal teatro o da satire come L’asino.

L’«humana feritas», ap-

” Anselmi Sono stupito dai frutti che ha prodotto quel mio lontano saggio su Machiavell­i Lui vedeva la guerra, la violenza, l’orrore: diceva che bisogna saper entrare nel male Conoscerlo

punto, che ha bisogno di essere guardata, studiata, portata verso orizzonti di etica, di politica, un’altra delle passioni di Anselmi, che è stato consiglier­e comunale e direttore dell’Istituto Gramsci. Humana feritas che Alfredo Cottignoli citando Anselmi enuclea come «oggettiva ferinità che è nell’uomo, della “bestia che non vi dorme affatto, anzi ne determina spesso scelte e vocazioni”». E sulla quale Luigi Tassoni, docente in Ungheria, nell’incontro pubblico aggiunge: «Oggi la ferinità è anche la violenza come stupidità che scatena conflitti».«Questo libro è uno specchio di Gian Mario» sintetizza Nuccio Ordine, docente all’Università della Calabria, durante l’incontro. «Temi e questioni che coprono l’intera storia della letteratur­a intreccian­o saperi, generi, antico e moderno. Nei trattati del “suo” Machiavell­i ritrova la commedia e in opere satiriche come l’incompiuto Asino momenti filosofici e politici».

Massimo Cacciari sottolinea un «genius italicum» che attraversa i tempi: un pensiero-poesia che è dinamica filosofia del linguaggio, «sguardo antropolog­ico, doloroso, alla realtà impregnata di ferinità, di violenza». E di ecologia linguistic­a, di una parola oggi ridotta a «vocabolo, slogan, merce», svuotata e pietrifica­ta, scrive nel libro l’ex rettore Ivano Dionigi, che durante la presentazi­one del volume ricorda i pericoli che corrono oggi la libera ricerca e l’università. Chiude l’incontro Gian Mario Anselmi: «Sono commosso da questa bella occasione e stupito dai frutti che ha prodotto quel mio lontano saggio. Machiavell­i vedeva la guerra, la violenza, l’orrore: diceva che bisogna saper entrare nel male. Conoscerlo».

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