Duello pm-difesa su Carlos E Bolognesi pressa Fico
Gli avvocati di Cavallini: «Sia teste». Il presidente Leoni: «A patto che porti nuovi elementi»
Alla ripresa del processo Cavallini, i difensori dell’im- putato tornano a chiedere che Carlos lo Sciacallo, al secolo Ilich Sanchez, ex terrorista rosso detenuto a Parigi, sia sentito come teste. La Corte apre a questa possibilità solo a patto che Carlos, già inutil- mente sentito nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta pista palestinese, porti davvero elementi nuovi.
Intanto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari, incalza il governo: «Ci avevano promesso un incontro a settembre, ma ancora nulla».
Il processo a Gilberto Cavallini per la strage del 2 Agosto riprende dopo la pausa estiva con una nuova irruzione in scena del terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos lo Sciacallo. Il legale di Gilberto Cavallini, Gabriele Bordoni, ha depositato la lettera in francese che Carlos a luglio ha inviato al suo avvocato Sandro Clementi, per chiedere al presidente della Corte d’Assise Michele Leoni di essere sentito su ciò che dice di sapere riguardo alla strage di Bologna.
La Corte aveva già escluso il terrorista venezuelano dalla lista testi, ma ieri, con un piccolo colpo di scena, il giudice ha lasciato intravedere una apertura e ha messo in chiaro che la difesa di Cavallini ha un mese di tempo per produrre documenti e dettagliare le circostanze sulle quali Carlos, «che non è mai stato coinvolto in processi inerenti alla strage quindi allo stato è un signor nessuno» ha messo in chiaro Leoni, potrebbe testimoniare e perché.
«La Corte non si discosterà da quanto già deciso — il richiamo del giudice — a meno che non emergano circostanze serie. Non ci venga a dire insomma che a mettere la bomba è stata Gladio». La fermezza del presidente di Corte, che ha già escluso l’ex 007 Francesco Pazienza, nel non concedere vetrine a possibili depistatori resta, ma ora c’è la disponibilità a prendere in considerazione una testimonianza di Carlos, da sempre sostenitore dell’innocenza dei neofascisti, se la difesa di Cavallini riuscirà a dimostrare che Carlos sa davvero qualcosa che non siano assurde fantasie. L’unico elemento di novità è che il terrorista, condannato a tre ergastoli in Francia, si è sempre detto indisponibile a parlare se non gli fosse stato
Per la Corte non va usato come alibi: «In questo processo non è opponibile»
concesso di incontrare un magistrato italiano fuori dal territorio francese, ma nell’ultima lettera chiede di essere sentito anche nel carcere parigino in cui è rinchiuso dal 1984. La Corte ha comunque messo in chiaro che l’unica possibilità di acquisire la testimonianza sarebbe tramite videoconferenza. «La tesi di Carlos, che la strage fosse in qualche modo collegabile alla Cia e al Mossad va inquadrata alla luce dei nuovi elementi acquisiti nell’inchiesta su Ustica, che tirerebbero in ballo un coinvolgimento americano — ha spiegato l’avvocato Bordoni in aula —. Ma anche alla luce delle dichiarazioni del nuovo Governo che ha garantito la volontà di desecretare tutti i documenti relativi a quegli anni. È arrivato il momento di aprire tutti i cassetti e verificare qualsiasi possibile pista, almeno per non lasciare nulla di intentato».
In 38 anni, però, le piste alternative non hanno mai portato a nulla. Per questo il pm Enrico Cieri, che indagò anche sulla pista palestinese e andò a Poissy a sentire Carlos, si è già detto contrario: «Non ha nulla da dire, se non esternare fantasie per alimentare il suo protagonismo». Anche sulla questione del segreto di Stato il giudice Leoni ha invitato le parti a riflettere sul fatto che «non esiste un segreto di Stato opponibile in questo processo, riflettiamoci tutti». Un invito dunque a non usare il segreto come alibi ma anche ad andare a cercare qualsiasi documento possa essere ancora utile alla verità. Ieri mattina erano stati citati nove testi, di cui sei ex esponenti della destra veneta e romana, ma solo tre si sono presentati. Per la vedova di Francesco Mangiameli, leader siciliano di Terza Posizione ammazzato dai Nar nell’80, Rosaria Amico, la Corte ha disposto una sanzione di 500 euro e una nuova citazione. Anche per gli altri sono state disposte nuove citazioni eccetto per Carlo Maria Maggi, leader di Ordine nuovo condannato per la strage di Brescia, beneficiario di una sospensione della pena per gravi e certificati motivi di salute. Mercoledì prossimo è prevista la testimonianza di Sergio Picciafuoco, criminale comune in rapporto con i Nuclei armati rivoluzionari, che era in stazione il 2 agosto 1980 e rimase lievemente ferito. Fu condannato e poi assolto per la strage.