Corriere di Bologna

«Non ci hanno ascoltati e ora ci sono più estremisti Hanno isolato i nostri figli»

Cristiano Lugli, «portavoce» dei no vax in Emilia

- Da. Cor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dall’«altra parte», nel dibattito sui vaccini e sull’impossibil­ità per alcuni bimbi immunodepr­essi di frequentar­e asili e scuole, ci sono i genitori che hanno scelto di non far vaccinare i figli, per timore che i vaccini possano in qualche modo danneggiar­li. Tra di loro c’è Cristiano Lugli, 25 anni, di Reggio Emilia e «referente» dei genitori no vax sulla via Emilia. Lugli ha un figlio di 15 mesi.

Gli ha fatto qualche vaccino o nessuno?

«Non gli ho fatto nessun vaccino, perché abbiamo avuto un caso di reazione avversa in famiglia che dai medici è stata ricondotta al vaccino. Esiste una legge che riconosce i danni da vaccino e risarcisce le famiglie, questo qualcosa vorrà dire no? Non si può continuare a scambiare per matti i genitori che sostengono che qualche reazione aversa ci può essere».

Lo sminuire i dubbi, a suo avviso, ha alimentato la diffidenza verso i vaccini?

«Il dubbio certamente è stato alimentato anche negando con i genitori indecisi l’argomento della legge che indennizza i danni da vaccini. E il colpo finale l’ha dato la legge Lorenzin che ha fatto crollare il confronto: hanno aumentato la copertura vaccinale, ma la parte di genitori dubbiosa a quel punto è diventata estremista».

Non pensate che con i vostri dubbi state mettendo a rischio i bambini immunodepr­essi?

«Quello degli immunodepr­essi è un tema molto complesso che scatena la guerra tra fazioni soprattutt­o sui social network. Ci sono genitori di immunodepr­essi che ammettono che il problema per i propri figli non è il bambino non vaccinato, ma tutto quello che passa nell’aria. Non si può scaricare tutto su un bambino sano, perché questo è un bambino non vaccinato. Eppure c’è chi ha isolato i bambini non vaccinati a scuola, siamo tornati alle leggi razziali. I no vax non li sentirete mai dire che i loro figli si sono ammalati perché un bambino immunodepr­esso, molto più esposto alle malattie, ha potuto contagiare gli altri».

Vi si accusa di non avere coscienza collettiva.

«Non credo nel bene collettivo su questo tema, perché non credo che non vaccinando si possa danneggiar­e la collettivi­tà. Mio figlio viene prima di un ipotetico bene collettivo, ma questo non significa non avere senso civico»

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