Social e tecnologia Racconti di mutamenti
Marco Paolini all’Auditorium Unipol con «Tecno-filò»
Doveva andare in scena il 19 luglio all’Auditorium Unipol. Poi, due giorni prima, un incidente gravissimo, da lui causato, ha fatto annullare lo spettacolo. Marco Paolini per qualche tempo ha annullato la tournée di Tecno-Filò. Technology and me. Poi, lentamente, ha deciso di tornare in scena. E stasera recupera la data bolognese, sempre nell’auditorium di via Stalingrado 37, alle 21.15, con ingresso libero fino a esaurimenti posti (produzione Jolefilm, organizzazione Cronopio).
In questo lavoro l’attore veneto, uno dei padri del teatro di narrazione, affabulatore capace di rapire l’ascoltatore e di farlo pensare, continua una ricerca che lo interessa da qualche anno. Già nella scorsa stagione avevamo visto all’Arena del Sole Le avventure di Numeroprimo, la storia di un bambino forse frutto di ingegneria genetica in un futuribile mondo di plastica e ghiaccio, popolato di animali droni. Un bambino biotech, con tutte le caratteristiche infantili. Il racconto di stasera ugualmente unisce passato e presente, per guardare al futuro. I «filò» si svolgevano le sere d’inverno nel caldo delle stalle, quando i contadini si incontravano per narrare storie, vere o fantastiche, per insegnare il mondo ai piccoli, per rinominare l’esperienza con l’immaginazione e addestrare a muoversi nella realtà. Il filò di questa sera sarà tecnologico: un viaggio nei nuovi mezzi di comunicazione, sempre più «intelligenti», sempre più pervasivi e per qualcuno anche preoccupanti, ansiogeni. Un cammino che parte dagli oggetti che ormai comunemente ci circondano per arrivare a parlare di macchine intelligenti e dei loro possibili «errori di sistema». Scrive Paolini nel programma di sala: «Non sono un esperto di Internet, non sono un utente dei social. Non conosco la meccanica quantistica, né le neuroscienze e la fisica, né la robotica e le intelligenze artificiali. Ma tutto questo mi riguarda e mi interessa. So che la mia vita sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili. Provo a riflettere a voce alta su questo mettendo insieme piccole storie unite da un filo di ragionamenti. Una volta, nelle veglie invernali si chiamavano “filò” le narrazioni degli anziani che raccontavano qualcosa di unico e prezioso. Senza presunzione di riuscirci ritengo necessario provare a narrare il nostro tempo crisalide».