Corriere di Bologna

LA SCUOLA CATTIVA MAESTRA

- Di Eugenio Tassini

Èiniziato l’anno scolastico, ancora una volta mancano, in gran numero, presidi, direttori amministra­tivi, professori, insegnanti di sostegno, bidelli. Praticamen­te, al completo, ci sono soltanto gli studenti. Anzi, non sono al completo neanche loro: questo è l’anno nel quale i bambini immunodepr­essi restano a casa perché in classe ci sono i figli dei no vax e per loro frequentar­e rappresent­erebbe un rischio in alcuni casi vitale. Ora, che scuola è mai questa che, secondo le intuizioni e i sogni di Pietro Calamandre­i, era l’unica istituzion­e che poteva trasformar­e i sudditi in cittadini? Questa scuola insegna esattament­e il contrario. Per esempio non protegge i suoi scolari più fragili, che siano malati di leucemia o disabili. Non li protegge dai no vax, non li aiuta a vivere una vita normale perché non dà loro un insegnante di sostegno. Uno, a Bologna ne mancano 600. Non insegna la cultura del lavoro, perché molte cattedre non sono state assegnate, così la scuola comincia con i supplenti, e in molti casi con l’orario ridotto. Nessun imprendito­re aprirebbe una azienda in queste condizioni e nessuno comincereb­be una produzione così. Ma la scuola, che non produce oggetti ma dovrebbe educare ragazzi, invece fa ogni anno così, e sempre peggio. Insegna però benissimo il lato oscuro dell’essere italiani, la cialtroner­ia. Anche se il primo giorno è previsto il 15 settembre, nulla comincia davvero il 15 settembre.

Iragazzi arrivano in aula e si trovano davanti un professore che, se va bene, sarà con loro per qualche settimana. Facile immaginare come lo vivranno gli studenti, e — con tutta la buona volontà — come potrà vivere quel compito il professore, soprattutt­o se non è la prima volta. Il loro compagno disabile non potrà essere con loro, ed è una ottima rappresent­azione dell’integrazio­ne. Se poi qualcuno vuole andare a parlare con il preside, è assai probabile che debba andare nell’altra scuola, quella della quale il dirigente ha la gerenza. Inoltre, qualunque governo sia passato non si è fatto scappare l’occasione di fare una riforma della scuola, così gli esami cambiano quasi ogni anno. Con il test, senza il test, con la tesina, senza la tesina, con i quiz a risposte multiple, con tre materie, quattro, cinque, tutte, a scelta. Che cosa possono mai imparare i nostri ragazzi da questa scuola che non rispetta neanche la prima campanella: loro devono essere presenti, però la scuola non si preoccupa se non c’è il professore. Una volta il primo giorno era sacro, ed era sacra anche la scuola. Adesso è un carrozzone che va avanti stancament­e, cigolando e perdendo pezzi. E questo nonostante la maggioranz­a di chi ci lavora ci metta il cuore e la passione. Ma sono pagati una manciata di soldi, disprezzat­i nei social, aggrediti da presunti genitori e ragazzi, senza più l’autorità e il rispetto che si dovrebbe loro. Sono presidi, professor maestri, bidelli. Ognuno con la sua quota di amarezza e di rimpianti.

La scuola è, e lo è per molti anni, l’incontro dei nostri figli con lo Stato e con le istituzion­i della Repubblica. Quale idea possono essersi fatta dello Stato? Scriveva ancora Calamandre­i, proprio a questo proposito: «Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratu­ra e della Corte costituzio­nale». Non è andata proprio così.

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