La natura nel Realismo con il ritorno di Courbet
La mostra Dopo cinquant’anni torna in Italia un’esposizione dedicata alle opere del più controverso pittore del Realismo francese. L’appuntamento è a Palazzo dei Diamanti, a Ferrara. Fino al 6 gennaio, si potrà ammirare anche il famoso «Fanciulle sulle ri
Una mostra dedicata a Gustave Courbet mancava in Italia da 50 anni. È il Palazzo dei Diamanti di Ferrara a rimediare, con l’esposizione «Courbet e la natura», che apre oggi e sarà visitabile fino al 6 gennaio (informazioni sul sito: www.palazzodiamantife.it).
I paesaggi scabri del Giura, massicci petrosi che si innalzano su verdi vallate, le onde ribollenti di mari agitati, bagnanti e animali in anse di fiume, bestie nella neve a caccia di prede, grotte e sorgenti sono alcuni dei soggetti raffigurati.
Ma si può vedere anche il famoso «Fanciulle sulle rive della Senna», il quadro che rese famoso l’artista nel 1857, raffigurante due ragazze del mondo bohémien parigino sensualmente stese sulla riva del fiume, come fotografate.
La natura ispira due terzi delle tele del pittore, come soggetto esclusivo ma anche come sfondo a scene di vita quotidiana, come il desolato paesaggio che definisce la sfilata del «Funerale a Ornans», una delle sue opere più controverse.
Molti suoi quadri, per la violenza dei soggetti, per i colori lividi e anche per le dimensioni rare furono rifiutati dalle esposizioni ufficiali, tanto che nel 1855, all’ennesima esclusione, il pittore costruì affianco a quello ufficiale un proprio «padiglione del realismo». Scriveva Courbet: «Il bello è nella natura e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse.
Appena lo si trova, esso appartiene all’arte, o piuttosto all’artista che sa vederlo». Sfilano nella mostra dipinti raffiguranti la Franca Contea natale («Per dipingere un paesaggio, bisogna conoscerlo. Io conosco il mio paese, lo dipingo»), un autoritratto come il violento «Un uomo ferito», che raffigura il pittore colpito da una spada (inizialmente c’era la figura della sua innamorata, sostituita in quel modo quando lo abbandonò).
Si vedono quadri dai dettagli impressionanti, come la monumentale «Quercia di Flagey», e composizioni dove la natura è popolata da elementi umani o animali.
Dappertutto spicca la forza del segno e del colore; si legge nel catalogo: «Attraverso una stesura cromatica gestuale e immediata, che si serve di una gamma inusuale di strumenti (dalla spatola allo straccio fino al polpastrello), la pittura di Courbet raggiunge effetti di contrasto e densità materica che sembrano trasporre sulla tela l’energia vitale della natura stessa».
Molti altri sono i temi toccati, dal confronto col più anziano maestro Corot ai viaggi, ai paesaggi alpini, in una ricognizione che permette di ricostruire un aspetto centrale della creatività di un maestro che influenzò l’arte successiva, dagli impressionisti a Cézanne.