Il caso Bugani imbarazza il M5S
E Merola ironizza sul governo del cambiamento
Non si fermano le polemiche sul triplo incarico del pentastellato Massimo Bugani, capogruppo del M5S a Bologna, socio dell’Associazione Rousseau e vicecapo della segreteria del vicepremier Luigi Di Maio, un incarico quest’ultimo per cui Bugani percepirà uno stipendio annuo da 80 mila euro (che si vanno a sommare ai gettoni di presenza del Consiglio comunale, non oltre i 29 mila euro all’anno). «Prima se eri indagato dovevi dimetterti, se avevi un incarico non potevi averne un altro — ironizza il sindaco Virginio Merola su Twitter — ma era élite ladrona, adesso c’è l’avvocato del popolo. Ecco il governo del cambiamento. Dignità!». Di certo la pubblicazione dello stipendio romano di Bugani ha fatto storcere il naso anche in casa M5S. Anche se, memori delle espulsioni degli anni scorsi e consapevoli del filo diretto tra il capogruppo bolognese e Di Maio, in pochi vogliono esporsi in prima persona. «Un tempo si scagliava contro i doppi incarichi, evidentemente qualcosa deve essere cambiato...», fa notare un parlamentare emiliano-romagnolo del M5S. Ma anche a Roma pare che in molti nel Movimento abbiano storto il naso scoprendo la busta paga di Bugani. Le critiche pubbliche, soprattutto dagli ex M5S, non si sono fermate neanche ieri. «Bravissimo il mio ex amico Massimo, che arrivato in Comune a reddito zero, ora ha due stipendi pubblici. Uno in Consiglio a Bologna e uno a Roma. Da quello che diceva sicuramente quello di Bologna lo restituirà, vero Massimo?», scrive l’ex consigliere del Navile, Michele Onofri. Ma c’è anche chi difende il capogruppo, vicecapo della segreteria e socio di Rousseau. «Bugani ha un nuovo lavoro, non ricopre due cariche elettive. Stipendio alto? Non mi risulta, mi pare in linea con quelli di chi ricopre quel ruolo», scrive Cristiano Roncuzzi, indicato nel 2016 da Bugani come assessore alla Sanità di quella giunta a 5 Stelle che poi non si concretizzò.