SE SALVINI FA LITIGARE LA GIUNTA
L’assessore alla sicurezza si era detto a favore. Lepore lo stoppa: con questo governo neanche un caffè
Scontro in giunta tra l’assessore alla Sicurezza, Alberto Aitini, e il collega alla Cultura, Matteo Lepore. «Bologna è disponibile ad aprire un Cpr per i richiedenti asilo che delinquono», ha detto il primo. «Di Cpr non si discute, con questo governo neanche un caffè», gli ha risposto senza usare mezzi termini Lepore.
La giunta si divide sulla trasformazione dell’hub di via Mattei in Cpr, Centro per il rimpatrio, in pratica una sorta di ritorno al Cie. L’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini ha affermato che «Bologna dà la disponibilità ad aprire un Cpr per i richiedenti asilo che delinquono»; il collega alla Cultura Matteo Lepore gli ha prontamente risposto: «Con questo governo non si può prendere un caffè, figurarsi riaprire un Cie», perché in base alle bozze del decreto Salvini «è come mettere un bambino nella gabbia dei leoni».
Lepore ha stoppato il suo collega di giunta in un’intervista a Radio Città del Capo. «Ho letto la dichiarazione del mio collega Aitini — ha detto l’assessore alla Cultura —, devo dire che rispetto all’anno scorso ci sono alcune condizioni che sono cambiate». Quando il ministro dell’Interno era Marco Minniti, infatti, era stato il sindaco Virginio Merola a chiedere il Cpr. «Parlo in questo momento a titolo personale — ha detto Lepore — anche perché la giunta dal punto di vista amministrativo non ha alcun titolo nella gestione del Cie o nella sua eventuale riapertura. Dipende dal Viminale e io personalmente non ho molta voglia di farmi dettare la linea da Matteo Piantedosi e da Matteo Salvini, anche perché credo che il decreto che sta per uscire sull’immigrazione contenga, dalle bozze che sono state anticipate, molti elementi di anticostituzionalità. Quindi non si può pensare con questo governo di ragionare attorno al buon senso e al rispetto dei diritti». In altri termini, sostiene Lepore, non si può discutere con l’attuale governo «della riapertura di un luogo che ci siamo battuti per chiudere e dove i diritti umani venivano violati ogni giorno. Non credo questo sia il governo giusto con cui discutere di questo argomento, a queste condizioni, con quella bozza di decreto». Rispetto al decreto, continua Lepore, infatti «penso che tutto il Paese e il centrosinistra si debbano battere, affinché non venga approvato, ma anzi il mio parere è che bisogna cambiare la legge Bossi-Fini. Perché molti parlano dell’Europa e sicuramente con l’Europa bisogna discutere, ma il problema è che nel nostro Paese ormai da più di un decennio non si riaprono i flussi regolari e tutti quelli che arrivano entrano in forma clandestina».
Per Lepore un Cie-Cpr in cui vengano rispettati i diritti umani non è immaginabile. «Non ne conosco uno. Credo che il nostro Paese abbia tutti gli strumenti per potere arrestare le persone che delinquono e per poterle tenere in carcere o espellerle. Di certo servono degli accordi per il rimpatrio in alcuni Paesi, questo è il lavoro che va fatto. Le nostre città devono essere sicure, ma questo non significa che se abbiamo venti persone nell’angolo di un parco che non riusciamo a risolvere, per mancanza di presidio delle forze dell’ordine in quel preciso punto, noi dobbiamo tutte le volte aprire un carcere». Riferimento neanche troppo velato al tema della Montagnola e alle dichiarazione dell’assessore Aitini.
A dar manforte a Lepore arriva anche l’ex assessore al Welfare di Palazzo d’Accursio, oggi parlamentare del Pd, Luca Rizzo Nervo: «Ci siamo battuti per la chiusura del Cie — ha detto Rizzo Nervo — e quel posto non deve diventare in nessun modo un Cpr, a maggior ragione se concepito come nella nuova bozza di Salvini, dove le persone potrebbero rimanerci fino a un anno. Non è accettabile».