Corriere di Bologna

«Quel giorno Roma tifò solo rossoblù Mio padre amava Bologna e la società»

La figlia di Fulvio, allenatore dello scudetto del ‘64, e il suo derby personale

- Alessandro Mossini

Mariolina Bernardini, figlia del tecnico dello scudetto del 1964 Fulvio. BolognaRom­a è un po’ un suo derby?

«Bologna è sempre un ricordo forte, francament­e sono sempre rimasta tifosa dagli anni in cui papà allenava lì tanto che parlando con amiche di Bologna la chiamo sempre la mia città, anche se sono nata a Roma».

E romanista.

«Beh sì, io sono romana come papà e tifosa della Roma. Il club gialloross­o con la mia famiglia è sempre stato molto carino e l’inseriment­o di mio padre nella Hall of Fame della Roma è indimentic­abile. Ma come papà Fulvio ho lasciato il cuore in tutte le città dove lui ha allenato, in particolar­e quelle come Bologna e Firenze dove ha vinto uno scudetto. Quando era in rossoblù io ero un’adolescent­e che andava al liceo ma i ricordi sono ancora molto vivi».

Bologna per lei è?

«L’esperienza calcistica più forte vissuta da mio padre, alternando cose meraviglio­se come lo scudetto e spiacevoli come la morte del presidente Dall’Ara. E quell’accusa infamante di doping che pesò tantissimo: una macchinazi­one che ruppe un equilibrio perfetto».

In che senso?

«Mio padre la visse malissimo, pensi che una volta da calciatore seppe durante l’intervallo che in quella partita c’era qualcosa che non andava e si rifiutò di giocare la ripresa. Era per lo sport pulito, si figuri come visse l’accusa di

Romana e romanista, ma ho il cuore diviso Bologna la chiamo ancora «la mia città»

aver dopato i suoi ragazzi: lui la verità la sapeva e quello scudetto del 1964 ripristinò la giustizia. A Roma, poi, quel Bologna giocò in casa lo spareggio contro l’Inter: c’erano tanti bolognesi ma anche molti romani lì per sostenere papà».

Che rapporto aveva con la nostra città?

«Era un espansivo e un giocoso, con Bologna fu amore a prima vista anche perché la squadra andò subito bene. Poco tempo fa ho sentito Jani- ch che mi chiama ancora sorellina, perché mio padre fu suo testimone di nozze, o i figli dei Pedretti dove abitava Fulvio a Casalecchi­o. Sono stata in città per i 50 anni dello scudetto e mi ha fatto effetto passare dalla rotonda Fulvio Bernardini vicino allo stadio: vedere le immagini del Dall’Ara è anche nostalgia, perché ricordo l’enorme foto di mio padre che i tifosi misero sotto la Torre di Maratona quando andò via».

Anni lontani di un calcio che non c’è più: ora ci sono i social, a quei tempi i bar.

«È proprio così, mio padre nei bar e nei ristoranti o per strada era sempre disponibil­e al dialogo. Oltretutto il calcio una volta mica andava in tv come ora. Basti pensare che a Firenze girando per Piazza della Repubblica trovavamo sempre i drappelli, gruppi di tifosi viola o simpatizza­nti: “O Bernardini, o che tu fai con la squadra?” chiedevano sempre. Erano anche pungenti come sanno esserlo i toscani

se le cose andavano male, mentre a Bologna fu una vera luna di miele. Purtroppo finì troppo presto». È preoccupat­a per la Roma attuale?

«Un po’ sì, sento anche qualcuno della Roma attuale e rispetto all’anno scorso la squadra in questo inizio mi pare irriconosc­ibile. Stamattina al bar mi hanno pure presa in giro: “Compliment­i da Trigoria eh?”...ma era uno juventino. Però Di Francesco mi piace tanto come persona oltre che come allenatore e gli auguro ogni bene». Anche domenica?

«Eh, dura. Il mio cuore è diviso: anche negli anni scorsi sono sempre stata vicina al Bologna, con Donadoni o anche in annate peggiori. Vedere i rossoblù lontani dalla A o navigare in acque poco limpide è stato un grande dolore: la città e il suo tifo favoloso meritano una grande squadra, Bologna con noi è stata straordina­ria. So che ora c’è una società con tanta potenza economica: spero riescano a spendere bene i loro soldi».

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Trionfo Fulvio Bernardini portato in trionfo dai giocatori rossoblù dopo la vittoria nello spareggio del 1964
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