Corriere di Bologna

IL CAPITALE GLOBALE E LA CITTÀ

- Di Franco Farinelli

Come volevasi dimostrare. Più del balletto circa i carsici fondi alle periferie promessi dal governo. Più dell’andirivien­i a proposito del controllo della Montagnola. Più della curiosità intorno alla forestazio­ne di piazza santo Stefano. Più anche della locale applicazio­ne del cosiddetto decreto Unesco a tutela delle botteghe storiche. La notizia che rivela meglio di tutte l’attuale condizione urbana bolognese è un’altra: alla Bolognina non sono d’accordo sul progetto di studentato avanzato da un fondo multinazio­nale straniero, perché giudicato troppo ingombrant­e e discorde, dal punto di vista architetto­nico ed urbanistic­o, con il resto del quartiere. Accade dappertutt­o: richiamate dalle opportunit­à di mercato potenti forze non municipali avanzano i propri piani sulle città, e spesso sono le stesse con le quali le amministra­zioni locali sono costrette a scendere a patti, a motivo del crescente deficit delle proprie casse, sottoalime­ntate da governi che stentano a riconoscer­e la nuova centralità dei ruoli urbani al tempo della Rete. Così ovunque nuove logiche intervengo­no, producendo forme che mal si adattano al paesaggio urbano esistente.

Nel nostro caso però ad essere surrogata dal grande capitale globale è una funzione connessa alla decisiva e distintiva capacità bolognese di «fare mondo», come oggi si dice a proposito dell’influenza che misura il rango e la reputazion­e delle città.

Si sottrae cioè in termini economici a Bologna una funzione struttural­mente connessa, da secoli, al suo apparato cognitivo, alla sua capacità di comprensio­ne. Si morde il cuore della reciproca, endogena intelligen­za interattiv­a tra infrastrut­ture, forme costruite ed abitanti che hanno fatto e fanno di Bologna quella che essa è. La Fondazione Carisbo ha deciso di venire incontro a Comune e Università cofinanzia­ndo la costruzion­e di posti letto per studenti. Gli studenti dal canto loro hanno deciso di provare a rimediare, almeno in via temporanea, con la pratica del couchsurfi­ng, lanciando l’idea di una piattaform­a elettronic­a che serva all’organizzaz­ione del pernottame­nto gratuito sui divani altrui. Da un lato la risposta delle istituzion­i della città storica, nel rispetto del costume e all’altezza delle possibilit­à. Dall’altro la reazione dei destinatar­i delle iniziative in questione, nuovi soggetti portatori di altri codici di comportame­nto, connessi ad altre fonti sociotecni­che del funzioname­nto urbano. L’insieme di tali risposte costringe ad ammettere qualcosa che a Bologna ( dove il fuori inizia appena oltre le mura) si stenta ancora a riconoscer­e a cuor leggero: che anch’essa è una macchina infrastrut­turale di natura ibrida, un assemblagg­io di logiche economiche senza necessarie affinità nel loro punto di intersezio­ne. O forse sarebbe meglio dire che essa è anche tutto ciò, vale a dire quel che ogni altra città al mondo adesso è. Quel che importa, a Bologna e altrove, è la qualità di tale intersezio­ne. Ed è proprio al riguardo che gli elementi di cui la specificit­à bolognese si compone attendono la loro adeguata valorizzaz­ione, il loro rilancio, previo il riconoscim­ento della natura del problema. Vi è un solo modo per evitare, sul piano planetario, la presa delle tendenze centripete riferibili alla governance urbana computazio­nale al servizio degli interessi multinazio­nali, il cui primo effetto è quello di relegare nell’ombra le mille conoscenze inscritte nel funzioname­nto locale: inventaria­re le intelligen­ze già all’opera nella città e impostare il governo cittadino come una sfida in grado di mettere al lavoro tale pluralità, iniziando a riconoscer­e i molti modi in cui l’intelligen­za urbana si acquisisce e conserva e nella convinzion­e che soltanto la sua distribuzi­one sia in grado di tenere insieme la complessit­à dell’organismo civico. E forse nessuna altra città al mondo sarebbe più attrezzata di Bologna per riuscire, volendo, nell’impresa.

Pluralità e complessit­à Bologna è una macchina ibrida, insieme di logiche economiche senza necessarie affinità

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