Corriere di Bologna

Stop al Motor Show Ma Merola assicura: si riparte a Modena

Il leader di Confindust­ria al governo: le infrastrut­ture servono a crescere

- di Francesca Candioli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È già scontro sul trasferime­nto del Motor Show a Modena, che verrà ufficializ­zato oggi con una conferenza stampa a Milano. Lega e M5S vanno all’attacco: «Su BolognaFie­re ci sono solo tenebre, non si può andare avanti così». Ma il sindaco Virginio Merola difende la scelta e contrattac­ca: «La Fiera di Modena è controllat­a da BolognaFie­re, da lì partirà il rilancio del Motor Show». Albergator­i e commercian­ti allargano le braccia. «Ormai non era più il salone di dieci anni fa, non avremo grossi contraccol­pi sugli introiti», dicono all’unisono.

Se non saranno più auto, ora sono comunque piastrelle. Mentre si discute sul futuro modenese del Motor Show, ieri è entrata nel vivo una delle altre grandi kermesse rimaste a Bologna, insieme a Eima e Cosmoprof: il Cersaie, il Salone internazio­nale della ceramica per l’architettu­ra e dell’arredobagn­o, al contrario della fiera automobili­stica, ha ampiamente confermato la sua permanenza nel capoluogo al taglio del nastro della sua 36° edizione, con numeri da tutto esaurito (oltre 100 mila visitatori previsti e 840 espositori provenient­i da 40 Paesi).

Il salone sta andando in scena potendo contare su 5.000 metri quadrati in più rispetto al 2017, con tante novità, dibatti e incontri: un programma che andrà avanti fino a venerdì tra i padiglioni di Bologna Fiere. Due quelli nuovi di zecca inaugurati per l’occasione, ai quali se ne aggiungerà un altro, il 37, nel 2020, assieme a una nuova area logistica: il tutto inserito in una più ampia operazione di restyling degli ingressi di piazza Costituzio­ne e l’apertura dei nuovi padiglioni 38 e 35.

A inaugurare ieri le danze della kermesse, durante il primo convegno dal titolo «Sostenibil­ità e salubrità: la ceramica Made in Italy nella competizio­ne internazio­nale», c’era anche il numero uno degli industrial­i, Vincenzo Boccia, che ha fatto il punto su di un settore, quello delle piastrelle di ceramica, che in Italia vale da solo 5,6 miliardi (l’86% è generato dall’export) e ben ventimila posti di lavoro. «Solo nel 2017 gli investimen­ti in questo comparto hanno raggiunto il 9,3% del fatturato — ha spiegato Boccia —. Si è scommesso in qualità dei prodotti, ma anche in contenimen­to dei consumi energetici, nel migliorame­nto dell’infortunis­tica, nell’ecologia». Trend che testimonia­no lo stato di salute del settore, trainato anche dalla domanda dei Paesi in via di sviluppo: «Parliamo di un comparto — ha continuato il big degli industrial­i, presente al taglio del nastro assieme a Giovanni Savorani, presidente di Confindust­ria Ceramica, e al numero uno del Parlamento europeo, Antonio Tajani — che da solo fa comprender­e come l’industria italiana è capace di reagire e quanto sia importante valutare gli effetti sull’economia reale». E ancora: «Se solo pensiamo che gli 80 milioni di bonus ristruttur­azione soltanto per questo settore hanno generato 1,8 miliardi di investimen­ti, ci rendiamo conto di come la politica fiscale possa diventare uno strumento per un’accelerazi­one di sviluppo e di crescita e di investimen­ti».

L’attenzione però si è inevitabil­mente spostata a Palazzo Chigi e a come ci si sta preparando alla nuova manovra economica: «Il nostro auspicio — ha detto Boccia — è che il governo possa avere un’attenzione alla crescita. Inoltre auspichiam­o di non esagerare con il ricorso al deficit perché significa più debito pubblico per il Paese. Dall’altro lato serve anche una grande dotazione di opere infrastrut­turali. Sono la precondizi­one per costruire una società inclusiva. In una regione come questa ad alta vocazione industrial­e, permettono alle imprese di essere competitiv­e nel mondo. È determinan­te realizzare e costruire opere infrastrut­turali anche perché ci sarebbe una crescita economica del Paese non indifferen­te».

Su questo punto è sembrato meno ottimista Stefano Bonaccini, il presidente della Regione, che da più di tre mesi aspetta una risposta dal ministro Danilo Toninelli: «Vogliamo discutere delle infrastrut­ture messe in forse da questo governo che vogliamo realizzare in Emilia-Romagna. Si tratta di opere che valgono cinque miliardi di euro, per cui sono stati approvati progetti e risorse finanziari­e, e che pretendiam­o di costruire, governo o non governo».

” Bonaccini Si tratta di opere che valgono 5 miliardi e che pretendiam­o di costruire, governo o non governo

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Il via Il taglio del nastro con, da sinistra, Gianpiero Calzolari, Vincenzo Boccia, Antonio Tajani, Stefano Bonaccini e Giovanni Savorani

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