Stop al Motor Show Ma Merola assicura: si riparte a Modena
Il leader di Confindustria al governo: le infrastrutture servono a crescere
È già scontro sul trasferimento del Motor Show a Modena, che verrà ufficializzato oggi con una conferenza stampa a Milano. Lega e M5S vanno all’attacco: «Su BolognaFiere ci sono solo tenebre, non si può andare avanti così». Ma il sindaco Virginio Merola difende la scelta e contrattacca: «La Fiera di Modena è controllata da BolognaFiere, da lì partirà il rilancio del Motor Show». Albergatori e commercianti allargano le braccia. «Ormai non era più il salone di dieci anni fa, non avremo grossi contraccolpi sugli introiti», dicono all’unisono.
Se non saranno più auto, ora sono comunque piastrelle. Mentre si discute sul futuro modenese del Motor Show, ieri è entrata nel vivo una delle altre grandi kermesse rimaste a Bologna, insieme a Eima e Cosmoprof: il Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, al contrario della fiera automobilistica, ha ampiamente confermato la sua permanenza nel capoluogo al taglio del nastro della sua 36° edizione, con numeri da tutto esaurito (oltre 100 mila visitatori previsti e 840 espositori provenienti da 40 Paesi).
Il salone sta andando in scena potendo contare su 5.000 metri quadrati in più rispetto al 2017, con tante novità, dibatti e incontri: un programma che andrà avanti fino a venerdì tra i padiglioni di Bologna Fiere. Due quelli nuovi di zecca inaugurati per l’occasione, ai quali se ne aggiungerà un altro, il 37, nel 2020, assieme a una nuova area logistica: il tutto inserito in una più ampia operazione di restyling degli ingressi di piazza Costituzione e l’apertura dei nuovi padiglioni 38 e 35.
A inaugurare ieri le danze della kermesse, durante il primo convegno dal titolo «Sostenibilità e salubrità: la ceramica Made in Italy nella competizione internazionale», c’era anche il numero uno degli industriali, Vincenzo Boccia, che ha fatto il punto su di un settore, quello delle piastrelle di ceramica, che in Italia vale da solo 5,6 miliardi (l’86% è generato dall’export) e ben ventimila posti di lavoro. «Solo nel 2017 gli investimenti in questo comparto hanno raggiunto il 9,3% del fatturato — ha spiegato Boccia —. Si è scommesso in qualità dei prodotti, ma anche in contenimento dei consumi energetici, nel miglioramento dell’infortunistica, nell’ecologia». Trend che testimoniano lo stato di salute del settore, trainato anche dalla domanda dei Paesi in via di sviluppo: «Parliamo di un comparto — ha continuato il big degli industriali, presente al taglio del nastro assieme a Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, e al numero uno del Parlamento europeo, Antonio Tajani — che da solo fa comprendere come l’industria italiana è capace di reagire e quanto sia importante valutare gli effetti sull’economia reale». E ancora: «Se solo pensiamo che gli 80 milioni di bonus ristrutturazione soltanto per questo settore hanno generato 1,8 miliardi di investimenti, ci rendiamo conto di come la politica fiscale possa diventare uno strumento per un’accelerazione di sviluppo e di crescita e di investimenti».
L’attenzione però si è inevitabilmente spostata a Palazzo Chigi e a come ci si sta preparando alla nuova manovra economica: «Il nostro auspicio — ha detto Boccia — è che il governo possa avere un’attenzione alla crescita. Inoltre auspichiamo di non esagerare con il ricorso al deficit perché significa più debito pubblico per il Paese. Dall’altro lato serve anche una grande dotazione di opere infrastrutturali. Sono la precondizione per costruire una società inclusiva. In una regione come questa ad alta vocazione industriale, permettono alle imprese di essere competitive nel mondo. È determinante realizzare e costruire opere infrastrutturali anche perché ci sarebbe una crescita economica del Paese non indifferente».
Su questo punto è sembrato meno ottimista Stefano Bonaccini, il presidente della Regione, che da più di tre mesi aspetta una risposta dal ministro Danilo Toninelli: «Vogliamo discutere delle infrastrutture messe in forse da questo governo che vogliamo realizzare in Emilia-Romagna. Si tratta di opere che valgono cinque miliardi di euro, per cui sono stati approvati progetti e risorse finanziarie, e che pretendiamo di costruire, governo o non governo».
” Bonaccini Si tratta di opere che valgono 5 miliardi e che pretendiamo di costruire, governo o non governo