Quelle trentenni che scoprono il ‘68
«Alza il triangolo al cielo» : mostra curata dall’associazione Orlando che racconta le donne
Adesso che dal 1968 ci separano cinquant’anni, e libri, mostre, spettacoli, incontri si sono avvicendati, si è fatta spazio una domanda: dov’erano le donne? Eppure, sono state in molti casi determinanti.
Ma se chi c’era sa, le generazioni più giovani cosa sanno? Su questo enorme tassello mancante, ha lavorato l’associazione Orlando, che gestisce il Centro delle Donne di Bologna, e insieme a una fitta rete cittadina che ha riunito 25 partnership (in convenzione con il Comune di Bologna e Coop alleanza 3.0 main sponsor), ha creato la mostra che non c’era: «Alza il triangolo al cielo – Corpi, desideri, spazi alle donne in movimento 1968 – 2018».
Il triangolo al cielo si riferisce al gesto più noto delle rivendicazioni femministe. Le due date rappresentano una continuità, o discontinuità, tra ieri e oggi. La mostra, che scorre sui filoni cronologico e tematico, inaugura giovedì 27 nel medievale Chiostro dell’ex Convento di Santa Cristina (via del Piombo, 5, 18.30, gratuito) e attinge dal ricchissimo Archivio di Storia delle Donne e della Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna, a cui si sono aggiunti altri archivi (nazionali e internazionali).
Insieme vestiranno l’austero chiostro di colori insoliti. Ma sarebbe riduttivo chiamarla solo mostra. Anche se con le sue 50 tra foto e documenti diversi che ci evidenziano persino le parole d’ordine del ‘68, uno storytelling per ogni lato del chiostro, i video e il prezioso sonoro di 350 ore di interviste ad alcune delle protagoniste di quegli anni, sono notevoli.
Nei due mesi di apertura (chiude il 28 novembre), sono molte le iniziative, alcune inserite in Bologna Estate. Come il concerto di donne rapper presentato da Mc Nill in Piazza Verdi (4 ottobre alle 21), l’incontro con Zadie Smith che presenterà la sua nuova raccolta di saggi (8 ottobre, San Giovanni in Monte, alle 11). E come la conferenza-spettacolo all’ex Convento di Santa Cristina con le attrici Marinella Manicardi e Nicole Di Leo, la voce di Antonietta Laterza e le testimonianze di Stefania Minghini Azzarello ed Elda Guerra (11 ottobre, ore 21).
Ma l’aspetto che rende originale l’iniziativa è, appunto, l’essere pensata per chi nel ‘68 non c’era ancora. Lo ricorda la presidente dell’associazione Orlando Giulia Sudano quando
” Minghini L’evento spazia in tutta Italia, con un occhio anche al movimento del ‘77
” Zaccaria Dirsi femminista crea dei problemi: i nostri diritti non sono mai al sicuro
spiega che «era un’esigenza raccontare questa storia a chi non l’ha vissuta partendo dalle esperienze personali. Non solo come operazione di memoria, ma per agire nel presenze le istanze che viviamo». L’esempio del decreto Pillon che «mina la libertà per le donne di scegliere di separarsi e divorziare» è immediato. È illuminante che a curare la mostra sia Stefania Minghini Azzarello, ovvero, generazione trentenni. «L’esposizione – spiega – parte dal ‘68, ma andando in giro per l’Italia, guardando anche il movimento del ‘77, le donne sembravano inesistenti. Allora ci premeva raccontare le trasformazioni politiche e culturali che hanno caratterizzato i decenni successivi per far emergere una storia invisibile».
L’aiuto di Elda Guerra e di Valentina Greco, storiche del movimento delle donne, è stato determinante.
Anche per capire a che punto siamo oggi. Un punto in cui «le lotte del ‘68 – commenta Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura alla Regione Emilia Romagna – sono in divenire e rischiamo un arretramento» e, per dirla con l’assessora alle Pari Opportunità del Comune, Susanna Zaccaria, «dirsi femminista comporta ancora un ulteriore problema e anche quando ci sentivamo più tranquille, i diritti non erano mai al sicuro» (info orlando.women.it e profilo fb Centro delle donne Bologna).