Il killer di Giuseppe resterà in carcere Le lacrime dei genitori
Carcere per il 16enne che ha ucciso Giuseppe. Il ragazzo ripete al gip: ho avuto paura e ho sparato
«Una tragedia che ha spezzato due famiglie, ma il vero dramma è di chi ha perso un figlio». I genitori del giovanissimo assassino di Giuseppe Balboni affidano al loro avvocato poche parole, piene di umanità. Hanno incontrato il figlio al Pratello. Lui al gip, che ha disposto la custodia in carcere, ha ribadito di avere sparato per paura.
I carabinieri stanno setacciando i boschi seguendo le indicazioni del 16enne
” Il giudice La pericolosità del ragazzo si desume dal fatto che allo stato non emerge alcuna valida motivazione per l’omicidio
Ha ucciso Giuseppe «senza una valida motivazione»: per questo la gip Anna Filocamo ha disposto la custodia cautelare nel carcere minorile del Pratello per il 16enne di Tiola di Castello di Serravalle, reo confesso dell’omicidio dell’amico coetaneo. Il ragazzo è comparso dinanzi al gip per l’interrogatorio di garanzia, un confronto duro, in cui l’adolescente ha confermato la versione resa ai carabinieri, è apparso scosso ma non ha chiesto scusa per quella vita strappata. «Ho avuto paura, ero spaventato, quella mattina Giuseppe è venuto a casa mia con un coltello. Mi minacciava», ha ribadito davanti alla giudice e alla pm Alessandra Serra che, insieme alla procuratrice Silvia Marzocchi, contesta l’omicidio aggravato da futili motivi e l’occultamento di cadavere, ma non la premeditazione. La gip ha accolto la richiesta di custodia in carcere sottolineando nel provvedimento che «la pericolosità del ragazzo si desume dal fatto che allo stato non emerge alcuna valida motivazione per l’omicidio». Un 16enne ucciso senza un motivo e un altro che ha distrutto anche la sua, di vita. «È una tragedia immane che ha spezzato due famiglie, ma sappiamo di non poterci piangere addosso perché il vero dramma lo sta vivendo chi ha perso un figlio», le uniche parole affidate dai genitori del reo confesso all’avvocato di fiducia Pietro Gabriele. Ieri i due, tra le lacrime, hanno potuto vedere e parlare a lungo con il figlio. «Gli staremo vicino, ma è giusto che paghi», la dolorosa presa di coscienza. Poi, dopo le 20, il ragazzo è stato portato in carcere, dove ha passato la sua prima vera notte dietro le sbarre.
Nella campagne tra Tiola e Ciano di Zocca proseguono le ricerche del telefonino della vittima e del coltellino che il 16enne dice di avergli visto in mano, nonostante lo stesso 16enne abbia dato indicazioni su dove cercare. Anche i bossoli esplosi non sono ancora stati trovati.
Nel telefonino della vittima gli inquirenti sperano di ritrovare dei messaggi che spieghino il perché di tanto rancore. L’arrestato ha raccontato di piccoli litigi: debiti di pochi euro per qualche spinello o per la benzina, il rifiuto di raccontare piccole bugie ai genitori per coprire l’amico. Incomprensioni che, a detta di quello che ha premuto il grilletto, si sarebbero trasformate in richieste pressanti e minacce da parte della vittima. Quel lunedì 17 settembre Giuseppe si è presentato di prima mattina dall’amico proprio per chiarirsi. Ma si sarebbe precipitato in cortile, l’amico sostiene impugnando il coltellino che non ancora trovato, minacciando i cani. A quel punto l’atro ha preso la pistola del padre, è sceso e gli ha sparato. Dopo aver nascosto il cadavere, lo scooter e le sue cose, il 16enne è rimasto zitto per otto giorni mentre la famiglia Balboni, disperata, cercava il figlio. Sentito due volte dai carabinieri, ha continuato a mentire, finché il padre martedì, preso da un terribile presentimento, ha spostato il blocco di marmo che chiudeva la botola nel suo giardino e ha visto il corpo di Giuseppe. L’uomo sarà denunciato per l’omessa custodia dell’arma.