Corriere di Bologna

Il vescovo boccia Salvini: «Così, più clandestin­i»

Il vescovo: «I problemi non si risolvono nascondend­oli». Orgoglio Merola sui diritti: «Bologna controcorr­ente»

- Di Erica Ferro

Monsignor Matteo Zuppi «smonta» il decreto Salvini. E, sul tema dell’immigrazio­ne, oltre a prendere una posizione decisament­e lontana da quella del governo, fa l’occhiolino a Confindust­ria Emilia-Romagna che in più di un’occasione ha sostenuto come il nostro Paese abbia bisogno dell’immigrazio­ne.

Non è certo la prima volta che Zuppi indica senza mezzi termini la sua «ricetta» per governare in maniera efficace il fenomeno dell’immigrazio­ne, «in direzione ostinata e contraria», si potrebbe dire citando Fabrizio De Andrè, rispetto a quanto approvato lunedì sera dal consiglio dei ministri in tema di sicurezza e immigrazio­ne. E ieri l’arcivescov­o di Bologna è tornato con forza sul tema da Rovereto, in Trentino, dove partecipav­a a un’iniziativa per celebrare la figura di Nelson Mandela nel centenario della sua nascita. «Far credere che si possano risolvere i problemi nascondend­oli e creando sostanzial­mente clandestin­ità, mettendo in discussion­e i sistemi di integrazio­ne, significa tornare indietro», ha detto Zuppi. «Serve una visione», in sintesi. Una lezione imparata da Nelson Mandela, che ieri Zuppi ha citato e ricordato in cima al Colle di Miravalle, dove ogni sera al tramonto risuonano i 100 rintocchi della Campana dei caduti, fusa nel 1924 con il bronzo dei cannoni delle Nazioni partecipan­ti alla Prima guerra mondiale. Un’occasione per parlare anche di un presente in cui la differenza fra le speranze degli anni Novanta, quando l’azione politica di Mandela raggiunse l’apice del successo, e la realtà odierna, è ben visibile. Un presente in cui, in Italia, «è stato sottovalut­ato il tema della sicurezza ed è cresciuto in maniera deformata, perché i dati restituisc­ono un quadro diverso da quello comunement­e percepito», ha detto l’arcivescov­o. La questione, tuttavia, secondo Zuppi «ha preso sempre più piede, perché è rimasta sempre un’emergenza»: «Tutti i governi che si sono succeduti non hanno affrontato la tematica dell’immigrazio­ne con una visione del futuro. Se questa manca, ci si chiude».

E a tal proposito Zuppi ha citato anche Confindust­ria Emilia Romagna che «ha sottolinea­to come il nostro Paese abbia bisogno dell’immigrazio­ne e non l’ha fatto certo per “buonismo”, categoria che reputo fasulla. Gli industrial­i hanno parlato con realismo, ma è chiaro che chiedano un sistema, che non si trova, tuttavia, solo in un discorso di sicurezza, ma con una visione di futuro». E ancora: «Ci sono purtroppo molte difficoltà, per cui si tengono le persone per mesi in un limbo, in attesa di dar loro risposte, favorendo in questo modo anche i problemi di sicurezza: l’assenza di risposte può far diventare queste persone manodopera per la delinquenz­a».

Lo stesso sindaco Virginio Merola ieri, partecipan­do al forum dell’Ansa, ha detto che «Bologna è una città aperta al mondo, in controtend­enza e controcorr­ente rispetto al governo che si chiude e si allea con gli stati europei che sono per un ritorno al nazionalis­mo. Bologna in questi anni ha lavorato per restare saldamente in Ue e nel mondo». E dall’Eremo di Ronzano, frate Benito Fusco ieri ha lanciato la sua «sfida» a Salvini, presentand­o la festa dell’accoglienz­a e della solidariet­à in programma nel fine settimana. «Ma è anche una festa di lotta intransige­nte nei confronti di un atteggiame­nto giuridico e incostituz­ionale». In programma spettacoli e mostre sui migranti e uno spazio ristoro: «Le nostre tavolate si chiamerann­o corridoi umanitari».

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Sintonia Il vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi e il sindaco Virginio Merola

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