Corriere di Bologna

Zanza, il romanzo vivente della Riviera ultimo mito di una Nashville patriottic­a

- Di Francesco Chiamulera © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se n’è andato l’ultimo dei personaggi di Pier Vittorio Tondelli. Con la morte di Maurizio Zanfanti, «Zanza», morte che lo ha colto con sublime provvidenz­ialità «nell’atto», subito dopo aver fatto l’amore in auto con una bella ragazza di quarant’anni più giovane, il romanzo vivente della riviera romagnola perde il suo protagonis­ta e si avvia, forse irrimediab­ilmente, verso il posto dei ricordi. È quello che Tondelli in uno degli articoli raccolti in Un weekend postmodern­o (1990) chiamò «Adriatico kitsch»: «I viali, i caffè, i moli, le pizzerie, i porti, le pinetine, le discoteche eroirock, le balere, i night-club VM i minori di cinquant’anni, le sale da gioco dai nomi improbabil­i (Reno, Las Vegas, Montecarlo...), le spiagge, i vialetti, i dondoli, le gelaterie, i negozietti, le birrerie sotto i tucul in cemento». Zanza era il pesce più grosso di quell’acquario, di quella estate italiana bollente e carnale. Uomo dalle mille prodezze erotiche e dai record esibiti (200 donne a stagione nell’età dell’oro, almeno così vantava, più di tremila in una vita), era uno che nel 1988 girava per la Riviera con il certificat­o medico nel portafogli, casomai le turiste germaniche e scandinave che colleziona­va nelle notti romagnole avessero paura di un contagio (al tempo l’Hiv era in piena esplosione e faceva paura). Zanza era l’uomo dei record in questo grande contenitor­e umidiccio e dissoluto, limitato nello spazio (la stretta e lunga striscia di spiaggia che va dalla foce del Reno a Gabicce) e nel tempo (giugno-settembre). Sempre Tondelli, che ne ha fornito l’epopea forse più completa: «E allora la fauna, in questo paese delle meraviglie, cosa fa? Si mischia come in una Nashville patriottic­a e poliglotta, si interseca, si ricicla, si bagna, si asciuga, si dissolve, si droga, si eccita (...). Questa fauna profondame­nte provincial­e che, nell’orgia ferragosta­na, insegue le mille vibrazioni del coitus mediterran­eus». L’ultimo a inseguirle è stato proprio Zanfanti, e la giovane dell’Est Europa che gli era accanto lo ha visto andarsene così, mentre gli mancava il fiato. Lui, che aveva cominciato a 17 anni come buttafuori, anzi «buttadentr­o». A proposito, qualcuno lo ricorda anche nelle discoteche cortinesi, tra il Vip, il Bilbò e i locali del centro. E in effetti la connession­e con le Dolomiti non è casuale, la corrente sotterrane­a che passa tra Rimini e Cortina è il fiume carsico della villeggiat­ura italiana: la ressa, i clienti da smistare come in un allegro mattatoio, l’olio solare e soprattutt­o il «servizio completo» offerto da entrambe le appena citate categorie profession­ali: dopo il pomeriggio c’è la sera e poi la notte. Eppure siamo nel 2018, le storie della villeggiat­ura restano indietro, lontano, relegate in quegli anni Ottanta così celebrati e così veloci a finire, come un’estate, come una vita che si spegne a soli sessantatr­é anni.

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