Bonaccini: «Per il bis ci sono»
«La situazione nazionale ci preoccupa, anche la locomotiva Emilia può fermarsi» E pensa al ricorso sul Passante. «Sono stato umiliato da Toninelli»
«La mia disponibilità per un secondo mandato in Regione c’è». Parola del governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini a un anno dalle prossime elezioni regionali. E per il futuro rinnova l’idea di un’alleanza con il movimento civico di Pizzarotti.Nell’intervista al Corriere di Bologna il presidente della Regione parla di infrastrutture («Mi sono sentito umiliato da Toninelli) e non esclude un ricorso contro il governo per sbloccare l’infrastruttura. Più in generale Bonaccini è preoccupato per la situazione economica nazionale che potrebbe rallentare l’economia emiliana.
I cantieri del Passante di Mezzo dovevano aprire a dicembre 2017. Si è già perso un anno anche per colpa dei dubbi del nuovo governo. Che intendete fare?
«Il governo — spiega il governatore Stefano Bonaccini — sta commettendo un grave errore e rischia di arrecare un danno pesantissimo a questo territorio e al Paese: Bologna è uno snodo autostradale di cruciale importanza per l’Italia. Il congestionamento della tangenziale e dell’autostrada nel tratto di Bologna è sotto gli occhi di tutti e questo è un serio problema per l’ambiente, per il diritto alla mobilità dei cittadini, per i costi delle imprese. C’è anche un problema di sicurezza: se l’incidente a Borgo Panigale del 6 agosto fosse capitato solo qualche chilometro più avanti, o in un orario diverso, avremmo avuto una strage. Negare il problema come fa il ministro Toninelli è incredibile e perdere ancora tempo, ora che tutto è pronto, è incomprensibile. Il ricorso è l’ultima cosa che vorrei, perché regioni e governo dovrebbero collaborare, non litigare in tribunale. Ho fatto un altro appello al premier Conte e a Salvini, valutino loro, poi valuteremo noi».
Ha avuto contatti con il ministro Toninelli?
«Ho scritto a Toninelli appena si è insediato, il 16 giugno, chiedendogli subito di incontrarci per discutere del Passante e degli altri investimenti. Parliamo di opere già progettate, finanziate, pronte per partire. Sono trascorsi quasi quattro mesi senza alcuna risposta, il che è persino umiliante. In compenso hanno bloccato la conferenza dei servizi, senza motivazione e senza indicare un termine, come da peggior copione della burocrazia ministeriale».
L’economia emiliana va bene, ma gli industriali cominciano ad avere qualche preoccupazione per il futuro. Lo spread è in risalita e i mercati sono in uno stato di
” L’economia L’Emilia corre ma come denunciano le imprese se torna l’immagine dell’Italietta inaffidabile anche la nostra corsa si può fermare
tensione. Pensa che la locomotiva Emilia possa avere difficoltà?
«L’Emilia-Romagna corre da quattro anni più veloce del resto del Paese e risulta, tra le regioni, prima per crescita, export pro-capite e tasso di occupazione. Con gli investimenti pubblici e il sostegno a quelli privati, con un enorme sforzo su ricerca, formazione e politiche sociali, abbiamo costruito da tempo le basi per una maggior attrattività. Ci sono però due problemi: la qualità dell’occupazione, che talvolta non è al passo con la quantità, in particolare per i più giovani e le donne. Il secondo è proprio quello che denunciano le imprese: un territorio manifatturiero che vive di export e attrae sempre nuovo turismo è più esposto nelle relazioni con l’estero. Se torna l’immagine dell’Italietta inaffidabile, di una politica litigiosa che blocca gli investimenti, di una fragilità finanziaria, anche la nostra corsa si può fermare».
Lega e 5 stelle sembrano non perdere consensi. Ma va emergendo una questione settentrionale perché le aree più produttive del Paese soffrono il decreto dignità e il reddito di cittadinanza.
«Emerge una questione con la parte più dinamica del Paese che soffre il blocco delle infrastrutture e degli investimenti. Non ho nulla contro la spesa sociale e il sostegno alla parte più debole della società, anzi: siamo la Regione che ha investito di più in questo senso e che per prima ha organizzato una misura di contrasto alla povertà, investendoci ben 35 milioni di euro. Solo che in Emilia il diritto al lavoro viene prima di tutto e se ci si accorge che il governo è più preoccupato a dare un sussidio che a sostenere investimenti e occupazione, alla lunga il rigetto monterà sicuramente, qui come in Lombardia o in Veneto. Mi ha colpito un dato, culturale prima ancora che politico: quando parliamo di dignità, io e Di Maio abbiamo in testa due cose diverse, senza dubbio entrambe rispettabili; lui pensa a un reddito purchessia, io penso al lavoro che rende autonoma ogni persona.
Come armonizzerete il vostro reddito di solidarietà con quello di cittadinanza?
«Per rispondere avrei bisogno di capire come sarà questo reddito di cittadinanza, perché atti non ce ne sono e sui giornali cambia tutti i giorni. Darei due consigli di buonsenso: c’è già una misura nazionale contro la povertà, se questo governo è più bravo ci metta più soldi ma non ripartiamo da zero un’altra volta; non aggiungiamo cosa a cosa. Bisogna avere in testa la rete dei servizi che già esiste, la necessità che siano i Comuni a gestire la spesa sociale. Se invece si pensa a un bell’assegno, diretto, firmato dal ministro per ragioni di propaganda, allora temo finirà nelle mani sbagliate, e i poveri veri rimarranno costretti a rivolgersi ai Comuni».
A che punto siamo sul percorso dell’autonomia?
«Il governo ha in mano tutto il materiale. Resto dunque fermo all’obiettivo iniziale: arrivare all’intesa entro l’anno. Noi siamo pronti. E sarà una conquista storica, in linea con la giusta richiesta di essere premiati nel momento in cui riconosciuti virtuosi».
La piazza di Roma ha ridato un po’ di Forza al Pd. Cosa bisogna fare adesso?
«Un congresso. E poi bisogna costruire un campo più largo perché l’isolamento e la solitudine, in politica, sono malattie mortali. Ci sono tanti che guardano a noi per ripartire, poi ci sono altri che non hanno intenzione di entrare nel Pd ma non si rassegnano a questa destra. Dobbiamo trovare un percorso comune già in vista delle amministrative della prossima primavera».
Per la seconda volta nella sua vita sembra davanti a un bivio: partito o bis in regione. Ha deciso?
” Il Pd Serve un congresso, poi serve costruire un campo più largo perché isolamento e solitudine in politica sono malattie mortali
«Il problema Bonaccini non esiste e le scelte non sono mai personali, per quanto mi riguarda. Io sono impegnato a servire la mia Regione e la mia disponibilità a proseguire non è mai venuta meno, se si ritiene positivo il lavoro fatto in questi anni e che io possa aiutare a unire il Pd e un campo largo per le prossime regionali. Non mi sono mai candidato alla guida del Pd. Ho detto invece che nessuno può invocare soluzioni e poi, come prima cosa, chiamarsi fuori, tantomeno chi come me sta chiedendo una scossa. Tra un mese partirà il congresso e mi auguro si abbinino idee e persone capaci di interpretare una stagione nuova. Alle regionali manca invece più di un anno: posso assicurare che in questo tempo faremo ancora molte cose per rendere più forte l’Emilia-Romagna».
Pizzarotti, il sindaco di Parma, sarà uno sfidante o un alleato alle regionali?
«Col sindaco di Parma c’è un ottimo rapporto di collaborazione, a dimostrazione di quanto dicevo prima: a prescindere dal colore politico le istituzioni debbono lavorare bene insieme. Quando parlo di alleanze e civismo mi riferisco e mi rivolgo anche ad amministratori come Federico che non sono nel centrosinistra, ma che possono trovare in noi un interlocutore più naturale che non nella Lega».
Ha appena incontrato Salvini, che cosa le ha detto?
«Penso che un centro per il rimpatrio in ogni regione sia utile e il ministro ha ribadito che questo è il loro orientamento. Abbiamo chiesto che i cpr abbiano massimo un centinaio di posti».