GIUSEPPE E QUEI BUCHI NERI
Gli amici di Giuseppe Balboni, il sedicenne barbaramente ucciso dal suo amico e coetaneo, si sono convocati in una assemblea pubblica a Castello di Serravalle, invitando la cittadinanza dei due paesi coinvolti. L’iniziativa è prevista per venerdì 12 ottobre e subito sono arrivate le adesioni degli amministratori locali, dei docenti delle scuole, dei compagni, degli amici di Giuseppe e più in generale dell’intera comunità. E’ sperabile che il confronto e la riflessione avvengano sui tanti problemi che la tragedia solleva, lasciando alla magistratura e alle autorità di polizia gli accertamenti dei fatti, le responsabilità del coetaneo assassino di Tiola. Un coetaneo con cui Giuseppe probabilmente aveva condiviso trasgressioni, bullismo, violazioni, illegalità e forse momenti anche di vera amicizia. Giustamente i genitori della giovane vittima e dello spietato killer hanno chiesto silenzio e rispetto del loro insanabile dolore. Purtroppo questa sacrosanta richiesta delle due famiglie viene poco rispettata da quei professionisti (dai criminologi ai psicologi dell’adolescenza) che si sono lasciati andare in diagnosi poco fondate scientificamente e in individuazioni di cause del tutto inattendibili. Tanta sicumera e genericità dei tecnici della psiche va contrastata perché non si dovrebbe permettere la diffusione di dichiarazioni colpevolizzanti con argomentazioni non veritiere.
Volendo sintetizzare i diversi giudizi dei vari esperti si può dire che le false affermazioni sono: una diagnosi di disturbo di personalità narcisistica del killer, il movente individuato nella sfida di potere tra bulli, la prognosi emessa di irrecuperabilità. Ma le affermazioni più inconsistenti riguardano il ritenere colpevole la famiglia, genitori incapaci o assenti, e la scuola, docenti impreparati o inadatti ad insegnare.
Colpevolizzare la famiglia e la scuola significa ridurre un problema complesso a una banalità insignificante. La violenza e la distruzione sono fenomeni che vanno analizzati, prima di essere etichettati, sapendo che sono formati da una molteplicità di piani, biologico-psicologicosociale-ambientale. Ognuno di essi ha una molteplicità di variabili e la loro interazione può portare un soggetto ad agire l’odio senza alcuna capacità di controllo.
Si arriva a questa azione distruttiva quando il deficit o il buco nero dei quattro piani si ritrovano sulla stessa linea formando un tunnel dove è facile l’azione e assente la riflessione. Lasciamo stare le famiglie e la scuola, che sicuramente rientrano in uno dei piani, ma non costituiscono mai di per sé la causa unica di una condotta delinquenziale di un figlio o di un allievo.