Corriere di Bologna

Il referendum che divide

Il sottosegre­tario Sibilia: le risorse sono quelle ma crescono i Comuni che fanno richiesta. Lega-M5S contro il Pd

- BO Francesco Rosano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Scontro sui fondi per le fusioni. Il Viminale: i fondi sono limitati e vanno spartiti. Forza Italia: «I cittadini devono saperlo». M5S e Lega all’attacco. Il Pd difende le fusioni GranaroloC­astenaso e Baricella-Malalbergo.

Fusione uguale più risorse? Un’equazione che non sta in piedi. Almeno secondo quanto scrive il sottosegre­tario all’Interno Carlo Sibilia rispondend­o a un’interrogaz­ione del parlamenta­re forzista Galeazzo Bignami. Perché «le risorse disponibil­i sono stanziate per legge in misura predetermi­nata — avverte Sibilia — mentre il numero di nuovi Comuni istituiti a seguito di fusioni cresce gradualmen­te». Come dire: più fusioni, meno risorse. E così, a pochi giorni dal referendum, si inasprisce la polemica sulle fusioni che domenica saranno votate da 34.000 cittadini dell’area metropolit­ana: Granarolo-Castenaso e BaricellaM­alalbergo.

«Il Pd sostiene che con le fusioni i nuovi Comuni avranno un sacco di soldi e che queste risorse sono certe e intoccabil­i. La risposta del ministero — sottolinea Bignami — dice il contrario. I contributi possono variare di anno in anno ed è giusto che i cittadini lo sappiano». Il commissari­o

Lo scenario

Bignami (Forza Italia) ha interrogat­o il ministro: «I contributi variano, non sono fissi»

regionale di Forza Italia parla dati alla mano, quelli su cui ha interrogat­o il ministero: ad Alto Reno Terme, Comune nato dalla fusione di Porretta Terme e Granaglion­e, dal 2016 al 2017 le risorse sono calate del 4%. «La verità è che dietro queste fusioni — conclude Bignami — c’è solo una geografia politica che mira ad aggregare Comuni in cui il centrosini­stra rischia di perdere». L’asse di governo giallo-verde non è meno critico, anzi. Per il parlamenta­re leghista Carlo Piastra quello tra Granarolo e Castenaso è «un progetto di fusione innaturale». Ma soprattutt­o, sottolinea Piastra, «i promessi finanziame­nti statali di due milioni di euro per dieci anni esistono solo sulla carta: vanno negoziati ogni anno sui documenti di programmaz­ione finanziari­a nazionale, non sono una garanzia». Un elemento di incertezza che riguarda anche il matrimonio Baricella-Malalbergo, così come qualunque altra fusione che arriverà al voto.

Fondi o non fondi, resta sulle barricate anche il M5S. «Il problema non sono le risorse, ma il fatto che quelle fusioni sono nate male e non devono andare avanti», dice la capogruppo in Regione Silvia Piccinini. Che accusa le amministra­zioni comunali coinvolte dal referendum di domenica di aver usato risorse pubbliche «per sponsorizz­are le fusioni, piuttosto che limitarsi a favorire una discussion­e tra i cittadini». Il consiglio della capogruppo pentastell­ata è uno solo: : «Bisogna andare a votare, perché altrimenti sceglie qualcun altro. E bisogna votare no».

Dal canto suo il Pd sa bene

I benefici

Mazzetti, responsabi­le dem degli enti locali: «Chi si è già fuso ha avuto più risorse»

che domenica sarà un nuovo stress test per la sua tenuta sul territorio. E non ha intenzione di mollare. «Le fusioni sono una risposta organizzat­iva e di efficienta­mento dei servizi che va oltre la questione finanziari­a», sottolinea Stefano Mazzetti, responsabi­le Enti locali del Pd dell’Emilia-Romagna. E i dubbi sollevati da FI, Lega e M5S? «Basta chiedere ai cittadini di quei Comuni che si sono già fusi se hanno avuto più risorse e la risposta sarà sì», scommette Mazzetti, secondo cui «la discussion­e è soltanto tra chi vuole cambiare in meglio le cose e chi no».

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