Il referendum che divide
Il sottosegretario Sibilia: le risorse sono quelle ma crescono i Comuni che fanno richiesta. Lega-M5S contro il Pd
Scontro sui fondi per le fusioni. Il Viminale: i fondi sono limitati e vanno spartiti. Forza Italia: «I cittadini devono saperlo». M5S e Lega all’attacco. Il Pd difende le fusioni GranaroloCastenaso e Baricella-Malalbergo.
Fusione uguale più risorse? Un’equazione che non sta in piedi. Almeno secondo quanto scrive il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia rispondendo a un’interrogazione del parlamentare forzista Galeazzo Bignami. Perché «le risorse disponibili sono stanziate per legge in misura predeterminata — avverte Sibilia — mentre il numero di nuovi Comuni istituiti a seguito di fusioni cresce gradualmente». Come dire: più fusioni, meno risorse. E così, a pochi giorni dal referendum, si inasprisce la polemica sulle fusioni che domenica saranno votate da 34.000 cittadini dell’area metropolitana: Granarolo-Castenaso e BaricellaMalalbergo.
«Il Pd sostiene che con le fusioni i nuovi Comuni avranno un sacco di soldi e che queste risorse sono certe e intoccabili. La risposta del ministero — sottolinea Bignami — dice il contrario. I contributi possono variare di anno in anno ed è giusto che i cittadini lo sappiano». Il commissario
Lo scenario
Bignami (Forza Italia) ha interrogato il ministro: «I contributi variano, non sono fissi»
regionale di Forza Italia parla dati alla mano, quelli su cui ha interrogato il ministero: ad Alto Reno Terme, Comune nato dalla fusione di Porretta Terme e Granaglione, dal 2016 al 2017 le risorse sono calate del 4%. «La verità è che dietro queste fusioni — conclude Bignami — c’è solo una geografia politica che mira ad aggregare Comuni in cui il centrosinistra rischia di perdere». L’asse di governo giallo-verde non è meno critico, anzi. Per il parlamentare leghista Carlo Piastra quello tra Granarolo e Castenaso è «un progetto di fusione innaturale». Ma soprattutto, sottolinea Piastra, «i promessi finanziamenti statali di due milioni di euro per dieci anni esistono solo sulla carta: vanno negoziati ogni anno sui documenti di programmazione finanziaria nazionale, non sono una garanzia». Un elemento di incertezza che riguarda anche il matrimonio Baricella-Malalbergo, così come qualunque altra fusione che arriverà al voto.
Fondi o non fondi, resta sulle barricate anche il M5S. «Il problema non sono le risorse, ma il fatto che quelle fusioni sono nate male e non devono andare avanti», dice la capogruppo in Regione Silvia Piccinini. Che accusa le amministrazioni comunali coinvolte dal referendum di domenica di aver usato risorse pubbliche «per sponsorizzare le fusioni, piuttosto che limitarsi a favorire una discussione tra i cittadini». Il consiglio della capogruppo pentastellata è uno solo: : «Bisogna andare a votare, perché altrimenti sceglie qualcun altro. E bisogna votare no».
Dal canto suo il Pd sa bene
I benefici
Mazzetti, responsabile dem degli enti locali: «Chi si è già fuso ha avuto più risorse»
che domenica sarà un nuovo stress test per la sua tenuta sul territorio. E non ha intenzione di mollare. «Le fusioni sono una risposta organizzativa e di efficientamento dei servizi che va oltre la questione finanziaria», sottolinea Stefano Mazzetti, responsabile Enti locali del Pd dell’Emilia-Romagna. E i dubbi sollevati da FI, Lega e M5S? «Basta chiedere ai cittadini di quei Comuni che si sono già fusi se hanno avuto più risorse e la risposta sarà sì», scommette Mazzetti, secondo cui «la discussione è soltanto tra chi vuole cambiare in meglio le cose e chi no».