Corriere di Bologna

Ciak dopo ciak, il tour nella Bologna dei suoi film

Sul City red bus per scoprire piazze, strade, locali celebrati dal regista. Guida speciale: Cesare Bastelli

- Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nessuno come lui, nessuno quanto lui. Per questo il Red Bus City, ieri ha modulato il suo itinerario inseguendo le tracce dei «ciak» del maestro cresciuto fuori porta Saragozza, davanti al mitico Bar Margherita finito come tanti altri «amori» nelle sue pellicole.Pupi Avati e Bologna, un legame speciale. È lui il regista che più di ogni altro ha utilizzato la sua città come sfondo ideale dei propri film. Amatissima forse proprio perché l’ha lasciata presto e perché il tempo vissuto ( i suoi primi 30 anni con la guerra, la ricostruzi­one e il boom economico e culturale) è stato intenso e comunque bello.

Ieri quindi l’omaggio on the road, con partenza da piazza Maggiore, attraversa­ndo le sue location, tutti luoghi splendidi. Pupi e Antonio, sodalizio non solo di sangue iniziato 50 anni fa con Balsamus, sono ancora sul Frecciaros­sa: il racconto al microfono è affidato quindi a Cesare Bastelli, suo storico aiuto regista. «Sono arrivato nel ’73 con Mazurka, ero amico di Dalla e fu lui a presentarm­i. Ricordo alcune scene girate a Palazzo d’Accursio simulando che fosse il Vaticano. Nella troupe c’era anche un giovane Rambaldi». Ogni angolo un film, mille aneddoti. «Ecco qui in piazza Galvani, da Zanarini, ci fu una scena di Ma quando arrivano le ragazze?, mentre in Cavour c’è il ritrovo dei ragazzi di Gita Scolastica, anche se la partenza è là in San Domenico, che rivediamo in Un matrimonio e in Jazz band». Ecco piazza Minghetti, «con gli Impiegati», e poi Santo Stefano, «la piazza è bellissima e comoda perché pedonale e quindi si ricostruis­cono bene le storie di altre epoche», come Noi tre o Il cuore altrove o Dichiarazi­oni d’amore.

«Bologna si è mantenuta bene, ci sono portici ampi come al Baraccano, che con Il papà di Giovanna è entrato nelle pellicole di Pupi», racconta Bastelli che per gli Avati fa anche il location manager. Svolta a sinistra verso piazza Carducci, quinta dell’ultimo film tv, Il fulgore di Dony, «dove abbiamo girato sotto un diluvio pazzesco». Il Red Bus gira in Malpighi di Cinema! e poi in stazione a prendere Pupi e Antonio della premiata ditta Avati. Felici per il doppio compleanno: 50 anni da Balsamus, 80 per Pupi (il 3 novembre). «Pensa che Antonio voleva fare l’attore», «cosa che feci in Balsamus», per poi invece impegnarsi nella produzione e come autore, fondamenta­le. Il viaggio prose- gue verso la festa, prima al Teatro Consorzial­e di Budrio «ambientamm­o l’ultima scena di Dancing Paradise con musiche mie» e poi in un casolare di campagna della bassa, «teatro di tanti miei film, i primi come gli ultimi». Balsamus in verità girato a Sasso, dove gli Avati sfollarono e dove la sera i vecchi raccontava­no storie di paura poi finite ne La casa dalle finestre che ridono, girato a Porto Garibaldi (la casa è un relitto), film cult, «i film di Pupi sono come il vino, migliorano invecchian­do», dice Bastelli. Ci si inoltra nella pianura, Bologna è alle spalle sempre carica di emozioni, «come vedere un proprio film proiettato in piazza, incredibil­e coesione di comunità».

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Luogo cult IL bar Margherita in via Saragozza è uno dei luoghi-simbolo della filmografi­a di Pupi Avati

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