Partita emiliana per il dopo Camusso Landini o Colla. Lo scontro è politico
Manca ancora l’ufficialità, ma il segretario uscente tifa per l’ex vertice della Fiom
Dopo otto anni da segretaria, la Camusso dovrà dire addio alla poltrona più in alto della Cgil, oltre ai suoi cinque milioni di iscritti. Il suo mandato scadrà a novembre: a contendersi il suo posto ci saranno due emiliani, anche se i nomi non sono ancora ufficiali: Maurizio Landini di Reggio Emilia (Castelnovo ne’ Monti) e Vincenzo Colla di Piacenza (Alseno).
Territorialismi a parte, la partita finale si giocherà il prossimo 22 gennaio a Bari al congresso nazionale. Da una parte ci sarà Maurizio Landini, su cui la Camusso, l’ex ragazza Psi, potrebbe metterci la firma la prossima settimana, proponendolo come suo successore. Un appoggio impensabile fino a qualche mese fa che potrebbe avvantaggiare di molto l’ex leader delle tute blu che ha deciso di correre per la super poltrona della Cgil, dopo aver abbandonato l’idea di scendere in politica con il fallimento di Coalizione Sociale. Dall’altro lato c’è invece un altro emiliano, Vincenzo Colla, ex leader della Cgil regionale dal 2010 al 2016, oggi dentro la segreteria nazionale. Lui, al contrario di Landini che avrà l’appoggio della Fiom e del pubblico impiego, potrà contare sul sostegno del direttivo sindacale, che sembra propendere per lui per oltre il 50%. Ma non solo, il piacentino, dalla sua ha anche gli edili e i settori industriali, oltre alla sua Emilia Romagna, ma quasi sicuramente non la Fiom. Su questo Bruno Papignani, segretario dei metalmeccanici regionale, preferisce aspettare la prossima settimana, quando la Camusso farà un nome. Sulla stessa linea è anche Michele Bulgarelli, numero uno provinciale delle tute blu: «Serve un nuovo segretario generale, che deve essere al tempo stesso autorevole, in grado di dare forza e rilanciare l’identità della Cgil, indipendente dal quadro politico».
Nella scelta di Landini-Colla c’è però anche chi vede uno scontro prima di tutto politico. Da una parte c’è l’ex Fiom, più vicino ad un sindacato di movimento, non per forza contrario all’area grillina, mentre dall’altra parte ci sarebbe invece una figura più istituzionale e molto più vicino al Pd di Bersani.
Un ritratto, questo, che però non convince Luigi Giove, segretario della Cgil Emilia Romagna da inizio 2017.
Congresso nazionale
Il 22 gennaio a Bari si terrà la partita finale per scegliere chi succederà a Camusso
«Questa rappresentazione non la condivido, non c’è niente di ufficiale. La Cgil non è una monarchia, noi siamo il contrario del leaderismo, che è la malattia di questo Paese. Il prossimo segretario generale non potrà essere un uomo o una donna solo al comando. Sarà un’assemblea ad eleggere un funzionario alternativo all’attuale modello leaderistico che fa l’occhiolino al popolo. Dobbiamo scegliere qualcuno che rappresenti tutti: il sindacato contratta, se necessario si mobilita, per fare accordi. Questo è il sindacato, se fa qualcos’altro perde la sua funzione» spiega Giove, a più di un mese dal congresso regionale della Cgil, fissato per il 19-2021 novembre.
«La nostra è stata la prima regione a mobilitarsi contro il Jobs Act, è lì che è partito lo scontro con il Pd di Renzi — conclude il sindacalista —. Se manteniamo il giusto grado di autonomia dalla politica e salde le nostre convinzioni, il nostro segretario arriverà di conseguenza» .