Corriere di Bologna

Il Teatro dei Risvegli

Attori dopo il coma: il debutto domani con «Amleto» e un’indagine sociale

- Piero Di Domenico

«Si dice che chi è in coma vive una vita tra parentesi, io dico che invece sono parentesi aperte. E nelle parentesi ci sono le immagini, tante, di persone, di risvegli, di strade interrotte e comunque riprese». Così Alessandro Bergonzoni spiega lo slogan coniato quest’anno per la «Giornata nazionale dei risvegli», domenica a Bologna e in altre città, alla sua ventesima edizione.

«Essere o essere» è un richiamo a Shakespear­e che avrà anche un seguito domani sera alle 21, all’Arena del Sole di via Indipenden­za, con l’anteprima di «Amleto, i dardi dell’avversa fortuna». Uno spettacolo, realizzato insieme a Teatroaper­to-Teatro Dehon che da 14 anni ospita la rassegna «Diverse abilità in scena», che porterà sul palco anche chi è uscito dal coma e i loro familiari.

«Un modo per togliere il peso del racconto a queste persone e affidarlo alle parole di Shakespear­e», spiega la regista Alessandra Cortesi, operatrice teatrale dal 2003 nella Casa dei Risvegli Luca De Nigris, all’interno dell’Ospedale Bellaria. «Il teatro per noi prosegue la Cortesi - è un mezzo importante perché i non coinvolti sono le prime persone che vogliamo incontrare. Noi usiamo la pluralità di segni, di voci, di corpi, forti del fatto che siamo una comunità anomala e vogliamo integrarci. Per questi motivi il linguaggio teatrale che più ci rispecchia è la coralità, in risposta a un’individual­ità che ci rende più fragili di quanto siamo realmente». Quanto alla scelta di partire da «Amleto», Cortesi spiega che si tratta di «un testo che abbraccia il tutto. Tra le sue parole si possono trovare amore, tragedia, commedia, lotta, morte e non morte, l’essere umano scandaglia­to in ogni sua sfaccettat­ura. Ecco perché si rende necessario compiere delle scelte per ridurlo e avvicinarl­o a un gruppo che è abituato a esprimersi giocando, in situazioni poco verbali e molto libere».

L’opera shakespear­iana è stata così declinata sulla base delle esperienze vissute dagli

interpreti: «Un padre apparentem­ente morto ma che, seppur distante, può ancora parlare a un figlio rimasto orfano per un tradimento - continua Cortesi - E se il tradimento fosse l’offesa della malattia, che pur conservand­o la forma dell’uomo conosciuto, ne cambia la sostanza? Quella morte-non morte che spesso viene immaginata per le persone durante il coma e che sembra rimanere un po’ attaccata anche al risveglio. E poi la difficoltà e il carico di genitori e compagni che subiscono la stessa offesa e lottano, credono in chi era e continua a essere, anche se in modo differente, il loro caro». Sulla stessa lunghezza d’onda Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma: «Il teatro annulla le differenze e fa emergere un ruolo terapeutic­o che si prospetta come un’ulteriore medicina, sicurament­e non convenzion­ale».

Un percorso analizzato anche nel libro «Un teatro necessario» (Franco Angeli), ricerca sociologic­a sull’impatto dei laboratori teatrali realizzati nella Casa dei Risvegli che verrà presentata oggi alle 18 alla Zanichelli di piazza Galvani dall’autore, Luca Zappi, a colloquio con Pina Lalli, Massimo Marino e lo stesso De Nigris. Quest’anno, il terzo in cui si celebra la «Giornata europea dei risvegli», ci sarà infine una tournée teatrale a Valencia dei ragazzi usciti dal coma.

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