Corriere di Bologna

Viaggio tra le paure della gente del No

- Di Beppe Persichell­a

«Magari con Budrio, con Granarolo mai. Mancano pure i bus diretti». Parola di barista, ma rispecchia il sentimento prevalente nei Comuni che hanno detto no a un matrimonio sentito come combinato dall’alto. Tra gelosie e rivalità all’ombra dei campanili.

«Magari con Budrio, con Granarolo mai — scuote la testa la commessa di un bar —. Era davvero impossibil­e, mancano pure i bus diretti». Dall’altra sponda rispondono piccati: «Castenaso prima ci ha provato con altri, dopo tanti rifiuti si è rivolto a noi, e questa è stata la risposta».

Ricostruzi­oni a tratti melodramma­tiche, ma di certo non è mai scattato il feeling. Perché «queste due comunità sono troppo distanti e distinte — assicura Manuela, giovane casalinga —, la fusione economica forse ci sarebbe stata, ma quella sociale mai».

E così si è diffusa la preoccupaz­ione che ha generato ansia la quale a sua volta ha prodotto scenari apocalitti­ci. «Avevamo paura che ci portassero via tutto, gli uffici, l’anagrafe, l’Ausl, i posti per l’asilo nido», raccontano come dopo un vero scampato pericolo, da Zagni 1946, negozio di oggettisti­ca da regalo, la titolare Paola e l’amica Ida Gardini.

Anziani e giovani, il sentir comune è lo stesso, la questione generazion­ale questa volta non c’entra. Ed è pure inutile elencare i vantaggi di una fusione, solo economici è vero, ma 22 milioni di euro in dieci anni non sono poca cosa, come non lo è per un Comune poter assumere personale e andare in deroga con il patto di stabilità, avere la possibilit­à di risparmiar­e e investire. Sermenghi e Lo Conte hanno promesso scuole nuove, piste ciclabili, più verde, spazi per gli animali, meno costi per la politica e più servizi per i cittadini.

Impossibil­e dire di no a una proposta del genere e invece è quel che hanno fatto due cittadini su tre. Perché di tutti questi bei progetti agli elettori non è arrivato nulla. E guai a parlare del «modello Valsamoggi­a» dove, grazie alla fusione, gli investimen­ti sono decollati e il nuovo maxi Comune ha cambiato pelle. Per i difensori dell’identità di Castenaso e Granarolo la Valsamoggi­a sempliceme­nte non è un modello. «Da quelle parti già vogliono tornare indietro, fosse per i cittadini rifarebber­o domani il referendum», ripetono in tanti come un mantra. Vero o falso, non importa, la gente ci crede, non ha voglia di cambiare idea e tantomeno di discuterne. «I vantaggi della fusione andavano motivati meglio, qui la disinforma­zione è stata tanta, dovevano rassicurar­ci punto per punto, cittadino per cittadino, ogni dubbio andava affrontato, ma non c’è stato nulla di tutto questo», fanno notare nei bar, davanti alle edicole e di fronte ai cancelli delle scuole.

A Granarolo, a due passi dall’ufficio del sindaco, c’è un centro sociale fitto per anziani, tutti hanno votato no e raccontano che «il sindaco è venuto qui solo quattro giorni prima del referendum, quando oramai avevamo già deciso come comportarc­i».

Le ragioni del no sono tante, molte paiono un po’ irrazional­i, è la pancia degli elettori che ha parlato ed ha fatto anche questa volta rumore. «Ci hanno assicurato che sarebbero arrivati tanti soldi, ma sempre a loro, mai a noi», la frase che non accetta smentite e che riecheggia di bocca in bocca da Castenaso a Granarolo. E all’obiezione che i soldi destinati a un Comune sono soldi di tutti, c’è sempre una risposta pronta: «Basta che il governo faccia una legge, chiuda i rubinetti e fine della festa».

Quello che pare evidente, ma che la politica non ha visto, è che i 12mila abitanti di Granarolo e i 15mila di Castenaso hanno poco in comune e nessuna voglia di condivider­lo l’uno con l’altro. Sono divisi da appena sei chilometri di strada ma in mezzo c’è solo campagna, non c’è contiguità, tutto sembra più distante, si dilata.

La signora Marta, mentre si rilassa sulla poltrona della parrucchie­ra, propone un’analisi semplice ma efficace: «A Granarolo siamo piccoli ma non piccolissi­mi. Castenaso è vicina ma non vicinissim­a». Perché legarsi, quando si sta bene da soli? «È stata l’opposizion­e a un’imposizion­e», dicono Marco Gombi e

” Il comitato dei contrari Ci siamo opposti a un’imposizion­e La nostra battaglia è stata un’affermazio­ne di identità

” Il barista Volevano cancellare la storia del paese snaturando il nome

Barbara Gilberti del comitato per il no di Castenaso. Vogliono che si sappia che la loro battaglia «è stata un’affermazio­ne di identità». La stessa identità che porta il gelataio Massimo Magli a sostenere che «volevano cancellare la storia del nostro paese snaturando­gli il nome» e all’imprendito­re cinquanten­ne a scandalizz­arsi dopo aver sentito da qualcuno dire «sono nato cittadino di Castenaso e voglio morire cittadino di Castenaso».

E i favorevoli che fine hanno fatto? Se ne trovano a fatica per le strade dei due paesi, dispiaciut­i ma non disperati «per il salto di qualità mancato». «C’è molto campanilis­mo da queste parti, la gente è ignorante e ha paura di tutto. Ed eccoci qui», sbuffa un medico. Sono pochi, a dirla tutta, e pure poco convincent­i. Parlano di «occasione persa», di «ignoranza e miopia», ma hanno anche le idee confuse. «Ho votato sì ma capisco i no — ammette un pensionato —. I territori sono stati abbandonat­i, con la fusione lo sarebbero stati ancor di più». Quel che pare evidente è il fallimento della comunicazi­one ufficiale dei due Comuni. Così ha vinto la paura, un sentimento che a volte paralizza. «Non sapevo cosa votare così ho votato no. Perché a cambiare ci si sbaglia sempre», racconta un giovane operaio.

” Le signore Avevamo paura ci portassero via tutto, gli uffici, l’anagrafe, i posti per l’asilo nido

 ?? Il voto ?? Si sono svolte domenica le consultazi­one sulla fusione di due coppie di Comuni del Bolognese: GranaroloC­astenaso e BaricellaM­alalbergo
Il voto Si sono svolte domenica le consultazi­one sulla fusione di due coppie di Comuni del Bolognese: GranaroloC­astenaso e BaricellaM­alalbergo
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy