Cold case di ‘ndrangheta Trent’anni al boss Sarcone per due delitti di 26 anni fa
C’era una vera e propria guerra di ‘ndrangheta ventisei anni fa combattuta a colpi di pistola tra Reggio Emilia e Crotone, per il controllo del territorio emiliano.
Tra il settembre e l’ottobre del 1992 furono uccisi gli affiliati Nicola Vasapollo, di 33 anni, a Reggio Emilia e Giuseppe Ruggiero, 35enne, a Brescello. Per quegli omicidi due giorni fa il gup Gialnuca Petragnani Gelosi ha condannato in abbreviato a trent’anni di carcere il boss Nicolino Sarcone, già in carcere con una condanna a 15 anni per Aemilia, e a otto anni il pentito Antonio Valerio, che proprio con le sue dichiarazioni nell’ambito del processo Aemilia ha permesso alla Dda di Bologna di riaprire e risolvere i due cold case. Gli altri quattro imputati alla sbarra, cioè il capoclan Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Antonio Ciampà ed Antonio Lerose, hanno scelto il rito ordinario e sono stati rinviati a giudizio davanti alla Corte d’assise di Reggio Emilia.
Le indagini avevano permesso di ricostruire la guerra tra clan che in quegli anni contrappose la cosca dei Grande Aracri, Dragone, Ciampà al sodalizio Vasapollo-Ruggiero, in lotta per il controllo dei traffici di droga in regione. Entrambe le vittime vennero uccise nelle rispettive abitazioni mentre si trovavano ai domiciliari. A casa di Ruggiero, per costringerlo ad aprire la porta, i sicari si presentarono travestiti da carabinieri e con una finta gazzella, simulando un controllo delle forze dell’ordine. La Squadra mobile di Reggio Emilia, coordinata dalla pm della Dda di Bologna Beatrice Ronchi, ha ripreso in mano decine di fascicoli relativi anche ad altri fatti di sangue, inquadrabili sempre nella guerra di mafia combattuta nei primi anni 90 in Calabria e nel Nord Italia. L’esame dei tabulati telefonici di allora, la identificazione di compagne ed amanti dell’epoca, la ricerca di un’auto del ‘92, i risultati dei controlli del territorio e le contravvenzioni al codice della strada, lo studio delle cartine topografiche degli anni ‘90, hanno restituito un quadro indiziario ritenuto solido e robusto dal giudice.