Sull’asse Roma-Bologna sono incagliati 1,5 miliardi
I finanziamenti «congelati». Merola: basta centralismo
Il Passante di mezzo, i progetti per le periferie, ma anche il Comunale e, forse, pure il tram. Ecco quello che Bologna rischia di perdere a causa del congelamento di fondi e progetti (o di tagli) deciso da Roma (nella foto il presidente Conte a Bologna con l’assessore Aitini). Per un totale di 1,5 miliardi. Un fatto che fa andare su tutte le furie il sindaco Merola, che ieri a Roma ha detto: «Basta centralismo autoritario».
Più indizi in questo caso non fanno una prova, ma la preoccupazione è tanta a Palazzo d’Accursio. E il sindaco Virginio Merola non fa nulla per nasconderla. La doccia fredda dei tagli al Fus per il Teatro Comunale è stata l’ultima tessera di un domino che ora rischia di cadere giù.
Progetti appesi alla volontà del governo Conte, per un totale di 1,5 miliardi di euro (ma è un calcolo prudenziale) che traballano un po’ perché il governo giallo verde non condivide le scelte prese da quello precedente e un po’ perché per far quadrare i conti statali ogni risparmio è benvenuto. Ad andarci di mezzo sono le grandi opere come il Passante, le periferie, la cultura, e chissà che nei prossimi mesi in questo imbuto non ci finisca anche il tram, altra opera ritenuta cruciale per il traffico cittadino.
Da alcuni giorni Merola non nasconde la sua irritazione, teme che Bologna sia finita nel mirino e prova a sfidare gli avversari a viso aperto. Quando è andato allo scontro sul Comunale con il sottosegretario ai Beni culturali Lucia Borgonzoni, intimandola a trovare una soluzione il prima possibile, ha posto l’accento sul fatto che «in questi pochi mesi il governo ha già provocato sufficienti danni a Bologna». Ancora ieri a Roma, alla convention per la candidatura alla guida del Pd di Nicola Zingaretti, è ritornato sull’argomento, dicendo che è arrivato il momento di «contrastare questo centralismo autoritario del governo» dopo che «sono stati tagliati i fondi alle periferie delle città, a Bologna quelli per il Passante, e con il decreto sicurezza si diffondono odio e insicurezza, eliminando il sistema Sprar per accogliere i nostri rifugiati».
Il colpo più pesante che il governo potrebbe infierire a Palazzo d’Accursio, e in parte lo ha già fatto, riguarda proprio il Passante di mezzo. Un’opera già finanziata per circa 6-700 milioni di euro, soldi di Autostrade che ora rischiano di saltare e chissà se mai ritorneranno. Ma oltre alle cifre, sono i tanti interventi collaterali, inclusi nel progetto e che Autostrade avrebbe dovuto realizzare assieme all’ampliamento di una corsia di tangenziale e autostrade, che potrebbero non vedere mai la luce. Rotonde, piste ciclabili, lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, la copertura verde anti rumore a San Donnino, un parco sportivo. Su tutti questi progetti Merola aveva puntato molto perché avrebbero potuto cambiare l’aspetto di alcune aree della città. Prendiamo il Parco nord. Dopo anni di incertezze, il Comune non sapeva più come rilanciarlo poi è stata colta l’occasione del Passante per far nascere lì un grande bosco. Solo che non se ne farà nulla senza quei soldi, ha già chiarito Merola.
È la stessa fine che rischiano di fare i tanti interventi previsti al Pilastro (a partire dalla caserma dei carabinieri) e al Navile con l’archivio della Cineteca nell’ex parcheggio Giuriolo, i due progetti finanziati dal precedente governo con il piano periferie (18 milioni di euro) e che il nuovo esecutivo ha per il momento congelato. Poi ci sono le risorse sempre più in forse per il Comunale (tra i 600 e i 900 mila euro) alla continua ricerca di una stabilità di bilancio che proprio ultimamente stava raggiungendo. Infine il tram. Qui per ora, va detto, non ci sono avvisaglie concrete, ma in questa fase in Comune regna il sospetto. L’opera costa 300 milioni di euro, soldi che dovrebbero arrivare a dicembre. Bisogna quindi solo aspettare.