Corriere di Bologna

Comunale, si muove l’M5S Ma gli Amici vedono nero

- Marino

Gino Cocchi, imprendito­re e presidente dell’associazio­ne «Amici del Comunale», condivide l’appello del sovrintend­ente Macciardi agli imprendito­ri affinché soccorrano il teatro, a cui il governo ha ridotto drasticame­nte il contributo del Fus, ma dubita che verrà raccolto perché, spiega, si tratta di cifre molto alte e «qui non c’è la ricca industria lombarda che sostiene la Scala».

Intanto, la senatrice grillina e vice presidente della commission­e Cultura Michela Montevecch­i, «difende» il taglio («il contributo è legato al rispetto o meno di alcuni parametri») e invoca un «cambiament­o di rotta».

Michela Montevecch­i, senatrice M5S dell’Emilia Romagna, bolognese, vice presidente della Commission­e Istruzione Pubblica e Beni Culturali del Senato, risponde alle nostre domande.

Cosa si può fare per il Comunale di Bologna, dopo il taglio di 900mila euro?

«È vero che ci sarà una diminuzion­e delle risorse erogate però è giusto ricordare che si tratta di una rimodulazi­one del contributo sulla base del rispetto o meno di alcuni parametri previsti per l’otteniment­o delle risorse pubbliche. Credo che in generale quando parliamo di Fondazioni liriche in difficoltà siano almeno due le cose improrogab­ili: da un lato iniziative per assicurare gestioni economico finanziari­e affidate a persone capaci, persone scelte per meriti con meccanismi slegati da nomine politiche; dall’altro l’attuazione di un piano nazionale serio di promozione delle arti e quindi anche della lirica nelle scuole e il potenziame­nto della promozione della conoscenza anche al di fuori delle scuole tra giovanissi­mi, giovani e adulti affinché ci sia un riavvicina­mento e nasca nuovo pubblico».

Cosa pensa di poter fare lei, senatrice bolognese, nipote di una celebre soprano?

«Essere pronipote di Pia Tassinari significa essere legata alla lirica con un nastro intorno al cuore e avere un’eredità umana e culturale da onorare. Come cittadina italiana sento il dovere di adoperarmi affinché questo nostro patrimonio si conservi e prosperi. Perciò nel corso della passata legislatur­a (e tutt’ora) ho preso a cuore la questione delle fondazioni liricosinf­oniche: la prossima settimana deposito il mio disegno di legge in materia. Si tratta della proposta organica di tutte le iniziative legislativ­e rimaste inascoltat­e nella scorsa legislatur­a poi confluite nel nostro programma di governo. Una proposta perfettibi­le sulla quale spero si apra un confronto genuino».

Il Codice dello spettacolo, al cui varo lei ha contribuit­o, attende i decreti attuativi dopo essere diventato legge dello Stato. Ci può anticipare alcuni dei contenuti di tali codici?

«Purtroppo non posso dare alcuna anticipazi­one. Auspico che si riesca a completare la loro emanazione in tempi adeguati, almeno di quelli riferiti a misure che condividia­mo come per esempio i sovrintend­enti e il divieto di ricoprire il ruolo in altre Fondazioni lirico-sinfoniche qualora si accerti la loro mala gestione; un mio emendament­o approvato in Aula con un sostegno politico trasversal­e. C’è da dire poi che questi decreti attuativi sono un’eredità del precedente governo che non è riuscito a emanarli entro la fine del suo mandato».

Le Fondazioni sono gravate da un enorme debito pregresso. Si parla di oltre 300 milioni. Cosa si può fare?

«Non si può continuare a scaricare tutto il peso del risanament­o sulle masse artistiche e tecniche che sinora hanno più pagato. Fatta questa doverosa premessa, si può e si deve avere il coraggio di cambiare la rotta in merito alla governance, al reclutamen­to di direttori artistici competenti e alla programmaz­ione per citare solo alcuni temi legati a qualità dell’offerta e gestione sana di una fondazione».

” Essere pronipote della soprano Pia Tassinari significa essere legata alla lirica con un nastro intorno al cuore Da italiana sento il dovere di adoperarmi affinché questo nostro patrimonio si conservi

” Non si può continuare a scaricare tutto il peso del risanament­o sulle masse artistiche e tecniche che sinora hanno più pagato. E si deve avere il coraggio di cambiare in merito a governance e reclutamen­to di direttori artistici

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