LA PRATICA DEL «CONTRORDINE» GENERA SFIDUCIA NELLA POLITICA
Ormai non credo più a niente di quello che decidono «in alto», perché dicono una cosa e poi la cambiano subito. Le auto diesel 4 prima no e poi sì, come volevasi dimostrare. Un cittadino che vuole rispettare le regole si scoccia se le regole un giorno sono così e il giorno dopo non più. Io adesso faccio come mi viene comodo, così in caso di multa la colpa è solo mia. Non voglio essere come il sindaco che dà la colpa al Pd se hanno vinto i contrari all’unione dei Comuni. Ma lui di che partito è? Del Pd o mi sbaglio?
BOLOGNA
Caro signore,
Merola è del Pd, su questo lei non si sbaglia. Invece, a mio sommesso avviso, si sbaglia sulla scelta del «faccio il mio comodo». No, la prego, non mi diventi come certi politici che passano di qua o di là secondo il vento che tira. Mi piace il cittadino che capisce quando le decisioni prese in alto loco sono assurde, si batte con i mezzi leciti per contrastarle, ma intanto obbedisce alla regola, sapendo che il fai da te è un male tanto diffuso quanto pernicioso. Non mi garba quello che se ne sbatte, si arrangia, cerca sempre il modo per non pagare dazio. Figuriamoci cosa ne penso del politico che non naviga mai contro corrente, pontifica sempre sul da fare, ma purtroppo sempre e solo il giorno dopo. Appena finita la partita, è lesto a spiegarci dove e perché l’allenatore ha sbagliato. Dirlo prima mai, perché si rischia. Così, sembra, problemi suoi: di stile, d’immagine, soprattutto di credibilità. Invece questo ribaltare se stesso, le sue decisioni, dalla sera alla mattina, proprio non va, perché inocula nel cittadino il veleno della sfiducia. Che poi, appunto, diffonde velenosi effetti sociali, come la tentazione del «allora faccio il mio comodo». Questa apparente di difesa individuale di sopravvivenza diventa offesa sociale. Un gruppo, una collettività, qualunque sia la sua dimensione, paesana, regionale o nazionale, ha bisogno di una guida che indica con fermezza la strada, non nel suo interesse personale ma di tutti. Non c’è niente di peggio, oggi, del «contrordine compagni» che funzionava in un rosso passato remoto. Non si può saltare in un amen dal Passante nord a quello di mezzo, senza capire che il prossimo non è disposto a mangiare qualunque boccone. Non si può bloccare la strada gli euro 4 e poi dar ragione al partito del vietato vietare. Non si possono lanciare le domeniche solo elettriche per poi prendersi la scossa. Così facendo, è superfluo chiedersi perché circoli tanta disaffezione verso la politica. Tuttavia, la sfiducia globale non è il rimedio. Meglio confrontare le promesse con i fatti. Poi scegliere usando la testa.
Campo inaccessibile
obliteratrice mi dica che il biglietto é ancora valido non vuol dire che per tutta la durata della tratta sarò in regola, come erroneamente credevo e così come credo sia per la maggioranza degli utenti.
A ciò si aggiunga che per sapere la durata del biglietto, questa non é scritta sul citypass ma bisogna andare nel sito della Tper ove peraltro non mi risulta sia spiegata esaurientemente la modalità di utilizzo.
Inoltre, l’orario della prima validazione (al quale aggiungere i 75 minuti) é scritto nel retro del citypass a caratteri minuscoli e corrisponde alle prime quattro cifre di un numero composto da 18 cifre (nel mio caso il numero timbrato era 1039051018 56031 500). Scopo di questa mia é perlomeno di mettere al corrente la maggior parte degli utenti: nessuno di quelli da me interpellati aveva compreso le modalità dell’utilizzo del biglietto.
Non avendo ricevuto alcun riscontro, inoltro comunicazione inviata all’assessore allo Sport Matteo Lepore in data 12 settembre 2018:
«Sono un genitore (nonché dirigente-accompagnatore della squadra) di un ragazzo iscritto alla Pontevecchio Calcio.
Dalla suddetta società mi informano che il campo sportivo Cerè sito in via Torino n. 2 risulta tuttora inutilizzabile perché il precedente affidatario ( il quale avrebbe perso anche il relativo ricorso) si rifiuta di consegnare le chiavi per rendere accessibile il campo non solo al nuovo gestore, appunto la Pontevecchio calcio, ma anche ad altre società sportive che ne avrebbero diritto (per esempio Siepelunga)
Da ciò risulta che a tutt’oggi decine e decine di bambini e ragazzi iscritti alle scuole calcio non possono effettuare come loro diritto gli allenamenti in questo periodo di ripresa delle attività e di bella stagione. Il centro sportivo stesso risulta in degrado in quanto non manutenuto da mesi a causa di presumibili quanto ingiustificabili (dis)interessi egoistici privatiLe chiederei quindi cortesemente di intervenire».